giovedì 10 marzo 2011

Che fretta c'era, maledetta primavera?!

Come accade ai visionari, ai santoni e alle potenti veggenti, anche noi veniamo di tanto in tanto visitati da ispirazioni potenti che poi si traducono in idee meravigliose (niente parrucchini però). Nel caso odierno, tale idea è: perché non fare i falafel noi con le nostre manine?
Le cose vanno più o meno così: con incrollabile fede nella Rete ci colleghiamo alla ricerca di qualche ricetta e ne troviamo ovviamente una vagonata. Essendo che non abbiamo voglia di mettere i ceci in ammollo (per me in ammollo ci dovrebbe andare solo l'uomo che ormai è abituato dalla reclame) scegliamo la ricetta che prevede l'uso dei ceci in scatola. Gli altri ingredienti non ci pongono particolari problemi quindi ci mettiamo al lavoro (in realtà lavora il robot noi più che altro guardiamo preoccupati) e una volta pronto il pappone beige lo schiaffiamo in frigo per un'ora, come richiesto.
Trascorriamo i sessanta minuti in trepidante attesa (leggi navigando su internet o spargendo la cenere della stufa in giardino e ci potrei fare un'altra nota solo su questo punto) e allo scadere del tempo siamo già lì belli pronti a fare le nostre polpette. Nella ricetta consiglia di aggiungere un po' di farina in caso il composto sia troppo liquido e in effetti non è proprio una roccia ma, per non so quale motivo (ammesso che ci fosse un motivo), decido di non aggiungere farina ma di passare le polpette nel pangrattato (mi avanzava del pangrattato e cosa diavolo ci fai col pangrattato se non lo metti nelle polpette o non pangratti le cotolette?). Insomma pangrattiamo ste polpette e mettiamo a scaldare l'olio in una capace padella (l'uso di capace padella fa molto ricettario, sono fierissima) una volta arrivati a temperatura è il momento: mi sembra di assistere al varo di una nave. Mettiano quattro polpettine in padella e stiamo a vedere.
La nave affonda dopo qualche secondo.
Le polpette si sfaldano senza pietà e l'olio diventa una poltigliona beige che volge rapidamente al marroncino. Falafe-Noi: 1-0.
Dopo un primo momento di comprensibile abbattimento decidiamo di prendere il toro per le corna e le quattro polpettine rimaste vengono ributtate violentemente nella ciotola e reimpastate aggiungendo una buona dose del pangrattato (sempre quello che mi avanzava). Segue vigoroso lavoro di mixaggio manuale e formazione di polpettine completamente rinnovate, con un look che dà molte più speranze. Ovviamente la padella è inutilizzabile, essendo ancora piena di bolo marrone fumante, quindi a malincuore prendiamo una seconda padella e mettiamo olio nuovo. Quando arriva a temperatura tratteniamo il respiro, mettiamo giù altre quattro polpettine e ce ne stiamo lì a osservare come se stessimo cercando la cura per non so quale malaccio. Questa volta le cose vanno diversamente, nel senso che ci vuole quasi un intero minuto perché le polpette si sfaldino trasformando anche questa padella in un porta-pappone marroncino. A voler vedere il lato positivo, abbiamo fatto progressi. A voler vedere la realtà abbiamo fatto un casino allucinante in cucina, sporcato comuli di roba e al momento puzziamo di fritto e non abbiamo niente da mettere nella nostra piadina con insalata e pomodori che aspettava speranzosa un paio di falafel. Aspetta e spera.
L'unica consolazione è che questa mattina quando qualcuno aveva pensato di invitare ospiti per provare questo menu vegetariano, il buonsenso è prevalso e abbiamo pensato:"Magari un'altra volta"
E' dai, sarà per un'altra volta, intanto vado ad aprire le finestre che la casa quella sì puzza di falafel, peccato non si mangi.
Continuiamo a sognare

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