Convegno sulla moda, tutti i partecipanti hanno look studiatissimi fin nei minimi dettagli, neanche un capello fuori posto; viene il dubbio che insieme al cartellino col nome ciascuno riceva un un metro a nastro con cui ogni tanto può andare a controllarsi in bagno.
In mezzo a tutta questa sciccheria ci siamo io e Ilaria che, lo confesso, il metro a nastro in cabina non ce l'abbiamo (forse ce l'hanno i tecnici ma per altri motivi).
Il pensiero che proprio per questo ci abbiano relegato dietro al palco, nascoste da un parete rossa, per un attimo mi sfiora, ma in realtà avendo già lavorato in questa sala so che la posizione della cabina è sempre questa, non c'è dolo (e almeno dal di qua posso mandare accidenti ai relatori senza che nessuno mi legga il labiale).
Prima dell'inizio del convegno vado alla toilette (come i bambini prima di un viaggio in macchina) e ci trovo una tipa che si sta meticolosamente ristrutturando davanti allo specchio a figura intera. Sentendomi arrivare ella alza delicatamente lo sguardo e fa una bella carrellata sulla mia personcina, dalla testa ai piedi, una di quelle occhiate che finora avevo solo sentito descrivere, il cosiddetto "once over", per poi fissarmi schifata come se fossi un randagio bagnato penetrato con l'inganno nella sua cabina armadio.
Ok, se vogliamo essere sinceri, questa mattina non sfoggio proprio uno dei miei migliori look; ieri sera ho scoperto che oggi a Firenze la massima prevista sarebbe stata 27 gradi, praticamente l'Africa, peccato che in questi giorni la temperatura alle ore 6.00 (quando i tapini come me escono di casa) fosse intorno ai 12 gradi. Inevitabile il look cipolla leggera per conciliare Africa e Siberia. A questo aggiungiamo che il cambio dell'armadio è ancora di là da venire per cui per cercare qualcosa di più primaverile avrei dovuto gettarmi, novella Indiana Jones, in una disperata ricerca tra le scatole dell'armadio.
Ho preferito vivere.
Dopo un primo inevitabile momento di sacrosanta indignazione, come osa quella sgorfignaccola?!, mi trovo ad ammettere che probabilmente, per una persona la cui vita ruota intorno al mondo della moda, vedere me vestita un po' alla come capita possa causare forti fitte allo stomaco, fitte in fondo non molto diverse da quelle che avverto io quando qualcuno parla inglese pronunciando alla boia (mio babbo lo fa spesso, sospetto solo per darmi fastidio).
Ovviamente mi rendo conto che non è umanamente possibile che tutti abbiano una pronuncia da regina Elisabetta, che ci sono tante altre cose di cui io sono totalmente ignorante, però è un riflesso involontario il mio, quella fitta allo stomaco che ti strizza l'intestino quando l'avvocato al microfono dice As a career I'm a liar.
Spezziamo quindi una lancia anche per la sgorfignaccola, in fondo tutto il mondo è paese.
Vestito più o meno bene.
Nessun commento:
Posta un commento