In questo post parleremo di cambiamenti, cambiamenti di prospettiva, capovolgimenti, di tutte quelle modifiche che ci fanno vedere il mondo da un altro punto di vista, e per fortuna!
Qualche giorno fa mi è stata presentata da Farnedi una proposta che definirei ardita, quasi sovversiva, proposta che alla fine, dopo attenta riflessione ho deciso di accettare. Ricevuto il mio assenso, Farnedi si è messo in moto e ha cambiato le corde del mio ukulele, trasformandolo in strumento per mancini.
Premetto che io scrivo con la destra ma, nel corso degli anni, il dubbio di poter essere una mancina mancata è cresciuto in maniera significativa e, una volta ammessa anche solo la possibilità, mi sono tornati in mente molti ricordi che sembravano tutti confermare quest'ipotesi.
Tutto è iniziato constatando il fatto che la mia calligrafia è da sempre fonte di pesanti critiche (hanno anche ragione, scrivo proprio male); inizialmente mi ero rassegnata alla cosa, come una si rassegna ad avere un naso troppo lungo o le gambe storte, poi però mi sono chiesta E se il problema fosse che scrivo con la mano sbagliata? Qui a lato vedete alcuni tentativi che ho appena fatto, il nome Estrema che è sottolineato in
rosso l'ho scritto usando la mano destra, tutto il resto è con la sinistra. Ditemi voi...
Vediamo anche qualche altro esempio:
1) qualche anno fa ho fatto da cavia per una ricerca sulla lateralizzazione; il questionario poneva tutta una serie di domande su quale mano, piede, occhio si predilige per compiere certe attività e ho notato che in molti casi la mia risposta era a sinistra, ad esempio: quando mangio il coltello lo uso con la sinistra, quando spazzo la mano che "guida" è la sinistra, ecc.
2) ho insegnato inglese all'interno di un corso di formazione per estetiste e alcune studentesse erano convinte che fossi mancina perché mi hanno detto che, quando parlavo alla classe, guardavo quasi sempre in alto a sinistra,
3) sono andata a fare uno di quei massaggi di riflessologia plantare e la signora dopo aver dato un'occhiata alle piante dei miei piedi mi ha detto:"Sei mancina, vero?" e mi ha spiegato che dalla pianta del mio piede sinistro si vede chiaramente che il peso del corpo lo sostiene quel piede lì,
4) tempo fa disegnavo con le mie nipotine su una lavagna con i gessetti; essendo in tre c'era poco spazio e se l'erano preso quasi tutto loro per cui io ero relegata a sinistra; così per ridere ho preso il gesso con la sinistra e mi sono messa a disegnare e posso affermare di non sapere disegnare con la sinistra proprio come con la destra, sono negata ma non si notano grosse differenze,
5) Non posso dire di giocare bene a ping pong ma almeno perdo con sufficiente dignità; quando mi è capitato di provare a giocare con la sinistra, dopo un paio di partite non c'era poi così tanta differenza tra giocare con una mano o con l'altra.
Alla luce di tutti questi fatti (e del mio impedimento a fare i ritmi sull'ukulele con la destra) mi sono detta: "Proviamo..." e ho preso in mano lo strumento, sprofondando inizialmente nel panico assoluto perché le posizioni degli accordi, per quanto speculari, non riuscivo proprio a ricordarmele, le mie dita non ne volevano sapere. Dopo dieci minuti ho smesso per non deprimermi e solo il giorno dopo, in assenza dell'occhio vigile del trainer, ho riprovato, scegliendo "Singer of songs" di Johnny Cash che posso fare con due soli accordi e un ritmo molto semplice; ho ottenuto qualche risultato in più ma anche in quel caso dopo altri dieci minuti ho smesso, alquanto sconfortata.
Il giorno dopo Rico, notando che avevo spostato l'ukulele, mi ha chiesto: "Ma... hai suonato?" E io tutta fiera ho preso l'ukulele per fargli vedere che qualcosa ero riuscita a combinare. Bene, in quel momento non so esattamente cosa sia successo (non era neanche Pentecoste, ho controllato) ma il sacro fuoco dell'ukulele mi ha preso e, nel mio modo assolutamente sgraziato e penoso, sono però riuscita a cantare e suonare tre strofe della canzone tutte di fila. Ero incredula.
Ho alzato gli occhi sgranati verso il maestro e mi aspettavo perlomeno un grido del tipo:
"SI PUÒ FARE!!!!"
come Gene Wilder in Frankenstein Junior.
Invece Farnedi mi guarda e dice:" Brava! Sei stata proprio brava, però adesso devi lavorare sulle dita perché nel FA le metti giù in ritardo, in questo caso non è un problema, dà un colore in più, però in altri casi può essere un problema..."
Sono questi i momenti in cui mi dispiace che il salotto sia al primo piano mentre il giardino, dove tengo la badila, è al piano terra, ci sono situazioni in cui certe cose le vorresti avere a portata di mano...
Comunque, pur con i suoi alti e bassi, l'esperimento continua e solo il futuro ci dirà se stiamo andando nella direzione giusta. In ogni caso, sul terrazzo qui al primo piano c'è uno sgabuzzino perfetto per la badila....
P.S. Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press
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