giovedì 30 novembre 2017

Quando hai finito lui fai me?

Questo post appartene al filone "Parrucchiere - non aprite quella porta", una serie che mi ha dato grandi soddisfazioni in passato, ripagandomi (anche se solo in parte) dei traumi subiti nel corso degli anni a opera della categoria.
Arrivata a questo punto, dopo aver cambiato milemila parrucchieri, italiani e non, mi trovo costretta ad ammettere che il problema sono io: ho evidentemente delle difficoltà di comunicazione (ironico per una che fa l'interprete) con la parte coiffeur del mondo.
In questo specifico caso, ammetto apertamente le mie colpe, sono stata frettolosa e poco precisa; avrei dovuto esordire dicendo voglio solo spuntarli ai lati e dietro, sopra lasciali come sono e invece quando lui mi ha chiesto: Taglio? io ho semplicemente risposto di sì, aggiungendo li voglio dritti senza pensare che la mano del parrucchiere è un purosangue scalpitante che va tenuto a freno, altrimenti comincia a sforbiciare furiosamente e addio capelli.
Inoltre, essendo io parecchio miope, una volta tolti gli occhiali in sede di lavaggio, sono nelle mani dello sforbiciatore di turno fino alla fine, quindi diventa ancora più importante arrivare a un accordo blindato, prima che la mano impugni l'acciaio.
A volte l'Universo si impietosisce e prova a lanciarmi un segnale di allarme ma ahimè, rintronata come sono, il più delle volte non me ne accorgo.
In questo caso il segnale somigliava molto a un allarme tsunami: un tizio entrato mentre io ero sotto taglio, si è seduto alle mie spalle dicendo al parrucchiere Quindi quando hai finito lui fai me?
E in effetti, quando mi sono messa gli occhiali mi sono trovata davanti mio fratello, quello arruolato in Marina.
Il parrucchiere dispiaciutissimo continuava a ripetermi dimmi cosa vuoi e ti sistemo ma come facevo a dirgli che non c'era abbastanza materia prima da sistemare, avendo i miei capelli una lunghezza massima di 5-6 cm? L'ho comunque rassicurato, ammettendo le mie responsabilità, dopodiché mi sono messa una berretta in testa (per fortuna ce l'avevo) e me ne sono tornata a casa a testa bassa.
Fortunatamente, un rapido cambio di pettinatura (non più dritti ma tutti pettinati in avanti) mi ha permesso di mostrarmi al mondo senza fare svenire le vecchiette o piangere i bambini.
Questa volta però ho imparato la lezione e, visto che un'immagine vale mille parole (soprattutto le mie), prima del prossimo appuntamento dal parrucchiere (che vista la situazione sarà almeno a marzo 2018) scandaglierò la Rete e mi procurerò una valanga di foto con cui seppellirò il malcapitato sforbiciatore di turno.
Sbagliare sì, arrendersi, mai.



P.S. Vi terrò aggiornati.

lunedì 6 novembre 2017

Per fortuna pago l'IMU dentro

Rileggendo i vecchi post sulle mie esperienze lavorative, mi è venuto spontaneo chiedermi se ci fosse ancora qualcosa da dire al riguardo; dopo vent'anni di simultanee - mi sono detta - la maggior parte delle cose che capitano le abbiamo già viste, una rischia di ripetersi.
Ho evidentemente peccato di presunzione e l'Universo si è visto costretto a rimettermi al mio posto, regalandomi un'altra infilata di perle di notevole valore. Vediamole brevemente:
Perla n.1) Sono ad Ancona per una simultanea in spagnolo su un tema mega-tecnico e tutto sta filando liscio, il treno era in orario, niente fila per il taxi, il lavoro è impegnativo ma ce la stiamo cavando bene, insomma c'è da essere soddisfatti.
Arriva l'agognata pausa pranzo e finalmente posso rilassarmi un po', chiacchierando con la collega e il tecnico; stiamo per tornare in sala quando, passando davanti al tavolo del buffet, notiamo dei bicchierini pieni di quello che sembra mascarpone. La collega ne prende uno e me lo porge, io sto per rifiutare (non sono una gran appassionata di dolci) ma noto che, per una volta, non ci hanno messo il caffè. Lo prendo come un segno, afferro il mini-dessert e un cucchiaino da una ciotola a fianco; ho appena mangiato con gusto la prima cucchiaiata quando la collega scopre che i cucchiaini nella ciotola erano....USATI.
Qualche minus habens ha preso il cucchiaino dalla ciotola, mangiato il mascarpone, gettato il bicchierino di plastica e, non sapendo cosa fare del cucchiaino, l'ha rimesso nella ciotola.
Il mio primo pensiero è stato una sfilza di maledizioni all'indirizzo del mentecatto in questione (che spero a quest'ora sarà calvo e depresso causa disfunzione erettile), il secondo pensiero è stato invece ODDIO LE MALATTIE.
Però poi riflettendoci meglio mi sono tranquillizzata; dopo quindici anni passati a fare campeggi con gli scout mangiando le sbobbe orrende cucinate dai boccia, credo che i miei globuli bianchi abbiano raggiunto dimensioni tali da dover pagare l'IMU.
Ricordo in particolare quella volta che, per rappresaglia, sputarono tutti nel risotto e poi ce lo diedero da mangiare (ho scoperto solo quella lì, chissà quante altre volte sarà successo), senza dimenticare i mille altri casi in cui, in fase di scolatura, la pasta cadeva per terra, veniva tirata su in qualche modo, sciacquata frettolosamente sotto l'acqua e poi propinata ai malcapitati di turno. Direi che sono in una botte di ferro; comunque, l'alopecia e la disfunzione erettile continuo ad augurargliele.

Perla n.2) Convegno di odontoiatria in zona Firenze; raggiungo la sede del convegno e scopro dalla collega che il cliente non ha richiesto la cabina; hanno organizzato un convegno spendendo chissà quante migliaia di euro ma, quei due soldi in più per la cabina proprio non c'erano (però sicuramente ci sarà un ricco buffet di pesce, le priorità innanzitutto).
Segue inevitabile sfilza di madonne (quelle in toscano della collega sono molto più espressive) e si comincia a lavorare; ovviamente durante tutta la prima parte del convegno riceviamo occhiatacce dai partecipanti che ci scambiano per fancazziste interessate solo ai crediti ECM. Evidentemente quei due neuroni attivi la mattina alle 9 non riescono a processare la presenza di cuffie e microfono e inviare le relative informazioni al "cervello".
2-bis) Mi chiamano per un altro convegno di odontoiatria, questa volta mi hanno assicurato che la
cabina c'è e, in effetti, quando arrivo non posso negare che la cabina ci sia, peccato che sia solo la metà davanti, il retro non c'è, si vede che per loro il suono va solo in avanti.

Perla n.3) La simultanea è terminata e noi stiamo pranzando velocemente al buffet prima di ripartire; ci si avvicina una dipendente dell'azienda e ci confida che, all'ultima mega riunione dei superdirettori generali, essendo lei di madrelingua inglese, ha tradotto tutto da sola per otto ore, aggiungendo che è andato tutto bene.
Queste situazioni sono sempre un po' delicate, da una parte è evidente che non può essere andata poi così bene, (altrimenti il mondo sarebbe pieno di interpreti che traducono da soli facendosi pagare il doppio), dall'altra però sai benissimo che se dici qualcosa questi penseranno che lo fai per denigrare l'eroe/eroa di turno, nel tentativo di tenerti il lavoro. Si sceglie prudentemente un semi-silenzio.
La vera perla però arriva dopo, quando lei ti chiede se esistono corsi per imparare il mestiere e, quando tu le menzioni il corso di laurea specialistica biennale, ti risponde che lo conosce già ma lei lavora e quindi non ha molto tempo, le servirebbe un corso di un paio di mesi.
Perché ovviamente per noi che siamo zuccone e italiane ci è voluto prima un corso di laurea generalista in traduzione e poi la specializzazione di due anni ma lei che è un genio, oltretutto di madrelingua inglese, di sicuro in due mesi se la cava.
Gesù dammi la forza.