mercoledì 27 novembre 2013

I polli in batteria e l'occhio di bue

Con questo post torno su un argomento difficile e già parzialmente trattato in un precedente articolo (Tondo è bello): cosa capita quando decidi di andare a vedere un concerto. Abbiamo già analizzato l'universo di quelli che potremmo definire gli incidenti in itinere, adesso occupiamoci di cosa succede quando finalmente ti trovi in loco. Tu, nella tua ingenuità, pensi che ormai il peggio sia passato e intanto il destino è lì che tira i suoi fili e se la ride sotto i baffi. Facciamo un paio di esempi:
1) entri, ordini da bere (hanno la cocacola, niente pepsi per fortuna) e ti siedi a un tavolo, dopo qualche minuto si spengono le luci e inizia il concerto. Mi correggo, si spengono alcune luci perché, per motivi inimmaginabili (ci saranno, senza dubbio, a me però sfuggono), c'è un faro tipo quelli per guidare i naviganti che qualche genio ha puntato sul pubblico invece che sul gruppo che sta suonando. In quel momento ti senti molto vicina a quei poveri polli allevati in batteria a cui lasciano sempre una lampadina accesa tentando di farli mangiare di più; guardandoti intorno ti salta all'occhio quel signore seduto davanti a te che, poco prima del concerto, ti avevano descritto come un frequentatore abituale del locale e dei suoi concerti. Quel signore con il suo cappellino con visiera ben calato in testa che a prima vista ti aveva fatto tenerezza e che ora invece riconosci per quello che è: la prova inconfutabile del fatto che l'occhio di bue in cui ti trovi non è il risultato di un pur comprensibile errore luci, ma di una sadica abitudine dei gestori. A saperlo prima ti spalmavi la crema solare.
2) questa volta il concerto è rock quindi non ci sono sedie, il posto non è enorme per cui siete tutti assiepati intorno al gruppo, come la banca Mediolanum. Inizia il concerto e dal palco parte una colonna di suono che è come se ti prendesse a randellate, non puoi vederlo ma i tuoi padiglioni auricolari sono già pieni di lividi; urli "Ma che cxxxo di volume hanno?!!!" a quello di fianco a te ma tanto nessuno può sentirti, i decibel sono talmente spallati che sono diventati centibel, millibel. Tu non puoi saperlo ma quella sera a cena il chitarrista ha scommesso che riuscirà a fare venire giù l'intonaco dai muri tutto da solo e, in effetti, sembra sulla buona strada.

Alla luce di quanto detto, mi permetto un suggerimento agli amici artisti: se, mentre suonate, notate tra il pubblico più di una persona che pare imitare un quadro di Much, provate a ridurre il volume, magari aiuta.



P.S. Non essendo riuscita a trovare un’immagine soddisfacente per rappresentare il titolo, ho schiavizzato Farnedi facendo leva sulla sua compassione per la mia totale incapacità di tenere in mano una matita. Direi che mi è andata bene, mi sa che il pollo-disegno che vedete nell’articolo sarà il primo di una lunga serie.


P.P.S  Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press

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