lunedì 9 luglio 2012

La lunga notte di Musicultura: aromi, sfogliate e strani rimmel

L'arrivo a Macerata è stato abbastanza indolore, nonostante trenitalia e il trenino a carbone della tratta Civitanova-Macerata, dove ovviamente l'aria condizionata non esiste e il 15 giugno tutto è sudore.
L'appuntamento era in piazza a Macerata per un aperitivo e, su consiglio della Cesca che è del luogo, ci siamo fermati in un posticino che aveva i tavolini all'aperto; quando sono venuti a prendere l'ordinazione, non avevo voglia di starci a pensare tanto, sono andata sul sicuro chiedendo una cocacola; solo a quel punto la signora ci ha informati che eravamo seduti ai tavolini di un'enoteca dove la cocacola era bandita (solo quella, c'erano altre bibite scicchissime e aromi a profusione). Le decisioni affrettate non sono il mio forte, ma in fondo mica dovevo donare un rene, ho rotto gli indugi e scelto un'acqua tonica che mi hanno detto essere agli aromi del mediterraneo (olive? Pomodorini secchi? Origano? Sardine?) e che in effetti non era affatto male (mica capito che aromi ci fossero, però). Di lì a poco ci hanno raggiunto Lorenzo e l'Elisa e, dopo aver ritirato i biglietti, i musici se ne sono andati per la loro strada mentre noi, salutata Cesca, ci siamo spostate verso lo sferisterio; prima però ci siamo guardate intorno alla ricerca di qualcosa da mangiare perché i musici avrebbero avuto il loro vippissimo buffet ma noi della plebe mica potevamo stare senza cena!
Speravamo in un bar che vendesse pizzette al taglio ma, avendo non più di cinque minuti, ci siamo accontentate di qualche pasta sfoglia ripiena e via verso l'ingresso. Quando siamo arrivate, i cancelli erano ancora chiusi e una piccola folla aspettava paziente davanti all'entrata. A guardarli bene sembravano gli invitati a un matrimonio che aspettano l'uscita degli sposi dalla chiesa: vestiti lunghi, tacchi stratosferici e un quantitativo non indifferente di paillette. E noi eravamo lì coi nostri sacchettini di carta con dentro la cena, cena che avremmo poi consumato comodamente sedute ai nostri posti, sotto gli occhi increduli di una signora in fondo alla fila con una pettinatura che aveva richiesto come minimo il progetto firmato di un ingegnere.
A quell'ora era ancora giorno pieno quindi abbiamo consumato il nostro frugale pasto ammirando il tramonto e gli stormi di...robi pennuti che volavano sopra le nostre teste. Non azzardo alcuna ipotesi su cosa fossero, escludo giusto fenicotteri e dodo.
L'atmosfera era resa ancora più bucolica da una colonna sonora composta da suoni, come dire, naturali: fronde mosse dal vento, cinguettii, acqua che scorre, roba così; peccato che a intervalli regolari detti cinguettii si facessero sempre più forti, sempre più striduli, rendendo la citata atmosfera assai inquietante.  Hitchcock avrebbe apprezzato.
Poco a poco lo sferisterio è andato riempiendosi (per fortuna c'era anche gente vestita normale) ed è stato veramente spassosissimo osservare le persone mentre cercavano i propri posti, o meglio, mentre seguivano le maschere che li portavano ai posti assegnati, erano pochi quelli che osavano avventurarsi da soli alla ricerca dell'ambita poltrona. Dico poltrona per modo di dire, le sedie ricordavano più quelle del cinema della parrocchia, quelle che ti ricordano che sei lì per assistere a un evento di un certo livello, non per stare comoda. E in effetti si riconosceva subito il veterano dello sferisterio dal cuscino che appoggiava prontamente sul sedile e, in alcuni casi, dalla copertina di pile che teneva astutamente a portata di mano. Ovviamente la mia esperienza si limita al pubblico intorno a noi, magari in altre zone erano più baldanzosi...
Le maschere correvano a destra e a manca per sistemare tutti e, se da una parte non potevi fare a meno di ammirare il miracoloso equilibrio di quelle ragazze che riuscivano a spostarsi rapidissimamente sul ghiaino, pur indossando il tacco a spillo, dall'altra ti veniva da chiederti se tutti sti spilli fossero proprio necessari, se non sarebbe stato più prudente un sandalo, (se troppo plebeo, anche uno incrostato di piume o strass).
In più di un'occasione abbiamo osservato la maschera indicare i posti assegnati alle varie persone con l'ausilio di una pila; ahimè, il pur apprezzabile tentativo sarebbe risultato indubbiamente più efficace se solo fosse stato buio.
L'inizio dello spettacolo era previsto per le 21 ma ovviamente è slittato, e per fortuna, visto che la gente ha continuato ad arrivare anche a spettacolo iniziato, alcuni addirittura alle 21.40! E ovviamente questi galantuomini & gentili signore avevano i posti centrali, quelli che si deve alzare tutta la fila per farti passare. Li avranno maledetti fino alla settima generazione.
Alla fine se dio vuole lo show è iniziato e, la canzone scelta come sigla di apertura francamente mi ha spiazzato: a un festival che celebra la canzone d'autore italiana si accetta di tutto (de gustibus...) ma che almeno sia in italiano! La canzone in questione era in spagnolo, cantata da Mercedes Sosa. Immagino ci sarà stato un motivo ma noi da fuori non l'abbiamo proprio capito.
Ovviamente, trattandosi di un evento istituzionale, ci sono toccati  sindaco e assessore alla pesca con i loro discorsi ufficiali (mi sembrava di stare lavorando) e alcuni vipsss seduti tra il pubblico con cui Frizzi (presentatore ufficiale della serata) chiacchierava amabilmente a intervalli regolari. Momento di comicità involontaria mentre Frizzi parlava col sindaco: si avvicina il fotografo per le foto di rito ma il povero non si accorge di trovarsi esattamente davanti alla telecamera collegata ai tre maxi schermi per cui in video ci appaiono Frizzi da una parte, il sindaco dall'altra, e in mezzo il fotografo che sembrava scattasse una foto a noi del pubblico. Cheese!
I quattro artisti in gara si sono succeduti nell'ordine prestabilito, una canzone per uno, breve intervista e via; subito dopo è arrivata Noemi e ha cantato una canzone che ci ha rivelato essere stata composta da due bravissimi cantautori; peccato che si sia dimenticata di farne i nomi, costringendo Frizzi un paio di minuti dopo a infilarli nel discorso un po' di contrabbando. Quando l'ho sentita dire "la seconda canzone che canterò..." il mio primo pensiero è stato Oh, perché lei non ne canta una sola come gli altri? , evidentemente mi ero fatta coinvolgere un po' troppo dalla gara.
Nella seconda parte della serata è salito sul palco Francesco De Gregori per un mini concerto, concerto che ha concluso con (tra le altre) un'insolita versione di Rimmel con protagonista un'ukulele. La scelta del ritmo secondo me non è stata proprio felice, m'è parso un po' troppo vivace e allegro, non certo in tono con il testo malinconico della canzone. Ovviamente qualcuno mi ucciderà per quanto detto ma, cosa volete, voglio una vita spericolata.
Interrompiamo brevemente il resoconto per un dettaglio fashion: al momento di fare la borsa mi era stato detto di portarmi un giubbotto perché a Macerata la sera faceva freschino ma, la mattina della partenza, per motivi che non illustro perché farei la figura della pipiloca, mi ero ridotta a dover fare la borsa in soli dieci minuti quindi al momento di prendere il giubbotto avevo all'incirca un nanosecondo e ho inevitabilmente afferrato la cosa a me più vicina per poi volare in stazione. 
Peccato che la cosa a me più vicina fosse il giubbotto che uso quando vado a correre, un robo color verde mare che mi fa sembrare un ausiliare del traffico o un posteggiatore, non proprio la scelta più chic del mio guardaroba. Se non altro aveva il vantaggio di potersi appallottolare in borsa ma, una volta estratto, ricordava uno di quei papiri egizi che vedi esposti nei musei.  Durante tutta la seconda parte della serata quella sadica dell'Elisa, messa a parte dello spiegazzato segreto custodito nella mia borsa, ha tentato con ogni mezzo di farmi indossare l'acquamarinica oscenità, fingendo di rabbrividire e chiedendomi in continuazione se avevo freddo e, per un attimo, se non altro per non darle soddisfazione, avevo accarezzato la possibilità di non doverlo indossare, con i piedi al calduccio in scarpe e calzini si stava decisamente bene; non avevo però messo in conto che la serata si sarebbe protratta per diverse ore e quindi alla fine, vedendo che non si finiva mai e la temperatura calava, ho scelto la prudenza e indossato Sua Stropicciosità. Non oso neanche immaginare cosa avrà pensato, vedendomi,  la famosa signora seduta in fondo alla fila, sempre che quel metro cubo di capelli non le avesse già definitivamente compromesso le funzioni cerebrali.
Quando ormai si cominciava a valutare la possibilità di una chiamata anonima con allarme bomba per porre termine forzatamente all'evento (erano le 00.30, mettetevi nei nostri panni e pensate a quelle sedie), dopo un'ultima performance di Enzo Avitabile, la serata si è finalmente conclusa, questo sì, senza troppe soddisfazioni per il Farnedi fan club. Ma, come ha scritto l'Alberta in un suo commento alla notizia su facebook: quel che non è, sarà.


P.S. Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press

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