Sabato pomeriggio casa mia ricordava parecchio un bunker antiatomico: porta e finestre rigorosamente sigillate e scuri accostati nel vano tentativo di combattere l'ennesimo anticiclone africano che soffrigge gli zebedei a tutto lo stivale. Una volta calato il buio ho timidamente aperto le finestre ma niente, fuori il caldo era ancora soffocante, mi è toccato aspettare la mezzanotte per spalancare finalmente le finestre ma la situazione non è cambiata molto, di dormire non se ne parlava proprio, sudavi anche solo a pensare.
Messa di fronte alla cruda realtà, ho deciso di fare di necessità virtù e acceso l'irrigatore per annaffiare il prato che era parecchio provato (in effetti anche l'irroratore non era messo meglio, recentemente deve aver deciso che dopo dieci anni in servizio per lui era ora di pensione e quindi adesso annaffia un po' come e dove gli pare). Mentre il prato si faceva una bevuta, mi son messa al pc e ho buttato giù le due righe che seguono.
In quel momento il cervello preferiva fuggire altrove, alla ricerca di pensieri più leggeri e meno soffocanti quindi, quasi senza accorgersene, è tornato indietro a un paio di settimane fa, più precisamente domenica 10 giugno.
La domenica in questione faceva già piuttosto caldo ma niente di paragonabile all'atmosfera da piscina incandescente di questi giorni; quel pomeriggio ho ricevuto un sms dall'Albertini che voleva fare un giro e, dopo un rapido esame delle opzioni, abbiamo deciso di andare a Cesenatico e dare un'occhiata alla Colonia dell'Agip dove quel fine settimana si teneva un Biker Bikini Benefit.
Quando è passata a prendermi sotto casa, la Ste ha esordito dicendo:
"Dai che al mare c'è l'aria buona, ho bisogno di respirare un po' di iodio!"
Entrambe però sapevamo che era il suo DNA motociclistico a spingerla inesorabilmente verso quella distesa di cromature che è il Biker Bikini Festival. Io in effetti non ci ero mai stata e devo dire che partivo un po' perplessa, essendo che lo scorso anno mi avevano raccontato di pornodive a cavallo delle moto e, cosa volete che vi dica, guardare donne seminude dotate di una quarta di reggiseno ma vestite solo della quarta, non del reggiseno, non è proprio la mia idea di un pomeriggio ideale; però è anche vero che son tutte esperienze e magari possono anche stupirti, quindi ho messo da parte i dubbi e siamo partite.
Ovviamente, trovare un parcheggio a Cesenatico in una domenica di giugno è impresa pressoché impossibile ma, dopo varie perlustrazioni infruttuose, la nostra perseveranza è stata finalmente premiata e ci siamo sbarazzate del mezzo.
A quel punto il mio principale problema era ricordarmi dove avevamo messo la macchina, onde evitare di passare una mezzora a girare per le strade come una deficiente; è vero che la Ste per queste cose ha una memoria di ferro ma mi scocciava dover sempre chiedere come una palla persa, quindi mi sono guardata intorno alla ricerca di un punto di riferimento e sono stata fortunata, la via di fronte a noi era via Sozzi, cognome praticamente indimenticabile dopo il video di Farnedi.
L'unica cosa che mancava era un riferimento per la via in cui ci trovavamo, essendo che era una delle mille traverse del lungomare. Con il senno di poi mi rendo conto che la preoccupazione era fuori luogo, appena arrivate all'incrocio col lungo mare, il bramato punto di riferimento si è palesato (in effetti era evidente come un dito in un occhio).
Il bar sulla nostra destra aveva pensato di rendere più artistica la zona all'aperto posizionando qua e là alcune leggiadre statue in gesso; fin qui nulla di strano, peccato che poi le statue in questione fossero state letteralmente incatenate onde impedirne l'appropriazione indebita da parte di terzi.
Ovviamente posso comprendere il naturale desiderio del proprietario di assicurarsi la permanenza in loco delle citate sculture, però date un'occhiata alla foto e ditemi voi se vedere la figura di una giovine, seppure in gesso, incatenata a un palo, non tende a incrinare la leggiadria del momento....
Noi comunque i nostri problemi logistici li avevamo risolti, quindi con animo leggero e senza un pensiero al mondo ci siamo incamminate sul lungomare verso la Colonia dell'Agip; i pensieri però sono arrivati quasi subito, risvegliati dal casino infernale prodotto dalla marea di auto e moto d'epoca parcheggiate lungo il viale; per dio sa quale motivo, molti di questi mezzi erano in moto e, oltre a fare un rumore assordante, immettevano nella sanissima aria marina quantità di CO2 degne di una Milano nell'ora di punta.
W l'aria buona del mare.
Una volta attraversato il girone dei cromati si arrivava all'ingresso della Colonia e al centro dell'evento; un palco sulla nostra destra ospitava un gruppo in pieno concerto e, sparse un po' ovunque c'erano bancarelle con oggetti di ogni tipo: serbatoi disegnati, giubbotti di pelle, caschi, tatuatori, ecc, tutte posizionate tatticamente in modo da evitare il vento che soffiava con entusiasmo su tutta la zona.
Mi sono avvicinata a una bancarella che vendeva magliette e ne ho notata una gialla che non mi dispiaceva affatto, me la sono appoggiata addosso guardandomi allo specchio e confesso che mi immaginavo già con la maglietta addosso, poi però l'immaginazione è stata costretta a una rapida marcia indietro quando mi hanno detto che la gigina costava 25 euri; non che sia un prezzo assurdo, se mi avessero detto 10 o 15, l'avrei presa senza pensarci un momento, il pensiero dei 25 euri invece mi ha fatto riflettere per alcuni secondi che mi sono stati fatali, nel senso che mi è venuta in mente la montagna di magliette che avevo già a casa e quindi sulla maglietta in questione è calata una cappa di piombo, come se l'avessero incatenata. Addio acquisto spensierato.
Dato il caldo, abbiamo deciso che una bevuta ci stava bene; al bar le bariste si producevano in urla belluine ogni tre per due e non mi sento di dar loro torto, se fin dalla mattina ti trovi in mezzo a un gran casino, con musica a palla, vento sferzante e gente che reclama a gran voce la birra, una valvola di sfogo la devi avere, altrimenti, di fronte all'ennesimo baluba che si lamenta che c'è troppa schiuma, parti e fai una strage.
Mentre sorseggiavo la mia cocacola ho notato un cambio di scena sul palco: evidentemente era arrivato il momento del burlesque. Non so voi ma io associo sempre lo spogliarello a un contesto notturno, un po' velato, quindi vedere ste ragazze in piedi sul palco sotto un sole battente mi faceva un po' strano, però devo dire che le condizioni atmosferiche davano decisamente una mano, tutte le volte che una si toglieva qualcosa, il vento lo faceva allegramente volar via, il problema sarà stato il recupero dei pezzi a fine spettacolo...
Noi comunque non siamo rimaste oltre, quello che c'era da vedere l'avevamo visto quindi siamo ripartite, abbiamo riattraversato il girone dei cromati, dove i motori erano accesi e si sgasava come se la benzina non costasse quello che costa, e, forti dei nostri punti di riferimento, abbiamo ritrovato la macchina al primo colpo.
A conti fatti è stata, come previsto, un'esperienza. E poi volete mettere tutta l'aria buona che abbiamo respirato?
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