Ultimo giorno nel nostro college inglese perso nel nulla (ci vogliono due ore per arrivare in qualsiasi posto degno di nota), domani si parte per Londra e quindi oggi ci è toccato sorbirci la consegna dei diplomi.
Ci era stato detto che la cerimonia si sarebbe svolta alle 17.15 nella mensa vicino ai nostri alloggi, quindi in tanti siamo arrivati rilassatissimi alle 17.14 (l'interesse per simili cerimonie è pari a quello per la vernice che si asciuga sul muro.)
Senza alcun preavviso è piombata su di noi la direttrice del corso per informarci che, causa imprevisto (leggi: quelli del talent show serale dovevano fare altre prove in sala mensa), tutto veniva spostato in altra sede a noi sconosciuta.
La suddetta direttrice è poi partita a tutto gas verso la nuova destinazione, senza curarsi di controllare che qualcuno la stesse effettivamente seguendo (mi chiedo a chi avrebbe dato i diplomi se noi fossimo rimasti in mensa.)
Una volta compreso che la velocista in fuga era l'unica a conoscere la nuova sede, ci siamo lanciati all'inseguimento e in qualche modo siamo arrivati a destinazione; peccato che la volpe non avesse pensato alla necessità di lasciare in mensa qualcuno che potesse spiegare la strada ai ritardatari e quindi tutti quelli che sono arrivati in mensa con qualche minuto di ritardo (e non erano pochi) hanno vagato per il campus smadonnando per mezz'ora alla ricerca della maledetta sala.
I diplomi non ritirati causa studenti non pervenuti li hanno ovviamente rifilati a noi capigrupo e io li ho tirati nella schiena dei ritardatari quella stessa sera in mensa.
Nonostante i millemila contrattempi, alla fine questa benedetta cerimonia di consegna dei diplomi è iniziata. Trattasi di una di quelle tradizioni molto britanniche/americane che faccio sempre un po' fatica ad abbracciare: ti chiamano per nome, tu scendi tra gli applausi della folla e la direttrice sorridendo a 32 denti ti stringe la mano, congratulandosi con te per aver completato il corso di...20 ore di inglese. Mah.
Come stavo dicendo, la cerimonia è iniziata ma, tra la pronuncia della direttrice che con i nomi turchi e italiani aveva delle difficoltà e gli applausi di ordinanza dopo ogni nome, i ragazzi non capivano quale nome avessero chiamato, nel dubbio scendevano i gradini ma poi venivano rispediti al posto dalla direttrice con un frettoloso "no, no, non sei tu"
Dopo un po' di queste scenette qualcosa è scattato nella mente della direttrice e la signora ha deciso di chiamare cinque nomi per volta e poi fare l'applauso a tutti, così si snelliva il processo, cosa alquanto desiderabile se si considera che il mio gruppo doveva essere in mensa per cena alle 18, erano ormai le 17.50 ed eravamo dall'altra parte del campus.
La fame fa nascere nella tua mente pensieri che non pensavi di poter concepire, ad esempio l'idea che
con un semplice accendino si sarebbe potuto far scattare l'allarme anticendio, obbligando tutti ad evacuare l'edificio; da una parte questo avrebbe messo fine alla cerimonia, dall'altra l'inevitabile confusione avrebbe permesso alla sottoscritta (gli studenti li avrei abbandonati al loro destino senza pensarci due volte) di scivolare non vista verso la mensa, mangiare in santa pace e poi millantare di essere dovuta tornare alla mensa perché non mi sentivo bene e il paracetamolo è meglio prenderlo a stomaco pieno.
Un piano perfetto, rovinato irresponsabilmente dalla conclusione della cerimonia.
Mai una gioia.