giovedì 21 maggio 2015

Minuscoli terroristi sfidano la 626

Sabato scorso eravamo a Modena per un concerto decisamente insolito: una band di ukulele (a dire il vero c'era anche un contrabbasso ma potremmo anche considerarlo una specie di ukulelone, in fondo ha quattro corde anche quello, no?), con alcuni ospiti tra cui Farnedi.

Una volta parcheggiata la macchina, resi baldanzosi e ottimisti dal possesso di un navigatore, abbiamo digitato Piazzale Torti pronti a partire verso la meta. Per tutta risposta il navigatore ci ha rimbalzato, Piazzale Torti NON PERVENUTO.
Per fortuna Modena non è la Grande Mela quindi, avendo un'idea seppur vaga della direzione ci siamo incamminati e, girandoci intorno come squali, alla fine l'abbiamo trovato.
Ho assistito al concerto con un filo d'invidia, questa band si è costituita in novembre sotto la guida di Giorgio Casadei, ci sono principianti ed esperti, tutti accomunati dalla voglia di suonare, una bellissima esperienza che varrebbe la pena di avviare anche altrove (magari a Cesena?)
Durante la prima parte del concerto Farnedi era nascosto al primo piano della casa di fronte, pronto a fare un'entrata a effetto suonando la tromba, quindi il suo ukulele si trovava appeso al suo supporto, di fianco ai musicisti che suonavano.
Un simpatico bambino che razzolava lì intorno si è incapricciato dello strumento e ha tentato ripetutamete di afferrarlo e portarselo via; fortunatamente suo padre lo ha sempre intercettato, seppure spesso solo all'ultimo minuto, quando le manine del gigino già toccavano lo strumento e io sentivo arrivare un principio di infarto, essendo che l'ukulele in questione era il mio, prestato al Farnedi per la serata e il grosso tavolo davanti a me mi impediva di gettarmi a corpo morto sul minuscolo terrorista.
Purtroppo questa necessaria vigilanza da parte del padre a volte si allentava: nel bel mezzo di un
pezzo mentre mi guardavo intorno cullata dalla musica, mi è caduto l'occhio su quel benedetto bambino che questa volta aveva PRESO IN MANO I CAVI ELETTRICI e LI STAVA TIRANDO.
Ora, non conosco nel dettaglio la nuova  normativa su Salute e Sicurezza ma sarei pronta a scommettere che "bambino con in mano i cavi elettrici" sia considerato un rischio un tantino alto.
 Una volta terminato il concerto si è ripresentato un fenomeno ormai diffusissimo nel nostro Paese (non so all'estero, varrebbe la pena indagare), la piaga sociale dei bambini orfani. Mi riferisco a quei bambini che vedo spesso a concerti, spettacoli, quando non al bar, in spiaggia o al parco, giovani virguti che scorrazzano liberamente ovunque senza alcun tipo di supervisione e spesso e volentieri ne combinano di ogni, senza che mai compaia alcun genitore a mettere loro un freno, da qui la definizione bambini orfani.
Nella fattispecie, eravamo circondati da 4-5 bambini che avevano deciso di provare gli strumenti e quindi era tutto un correre da una parte all'altra per evitare che facessero danni. I genitori con tutta probabilità erano imboscati dietro una colonna pronti a fingere un'amnesia che giustificasse l'abbandono temporaneo del minore.
Dopo un po', avendo spiegato loro che gli strumenti non sono giocattoli, che alcuni sono anche molto costosi e non si possono prendere senza chiedere, i mini-unni hanno diretto la loro attenzione verso i microfoni ancora accesi e si sono messi a recitare, cantare e parlottare negli stessi.
Mentre noi si lanciava maledizioni all'indirizzo di ignoti, appunto, genitori, il tecnico che stava lavorando lì vicino ha commentato che lasciare i microfoni accesi è un'azione di utilità sociale, lui lo fa di proposito, onde evitare danni maggiori all'attrezzatura.
Sua è anche la definizione di bambini orfani per cui lo ringrazio, cattura pienamente il fenomeno. 


P.S. Sì, sì, lo so, non avendo bambini non posso capire, però pagare una babysitter ogni tanto non manda in rovina e fa pure girare l’economia che ce n’è bisogno…

P.S. Questo articolo è stato scritto per la mia rubrica L'angolo dellEstrema Riluttanza su Stonehand Express

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