giovedì 29 novembre 2012

Baràtt: loschi figuri ammantati di oscurità

Non so cosa abbiate fatto voi il 10 novembre ma, in caso siate stati sul divano a vegetare broccolo-style, non preoccupatevi, noi ne abbiamo fatta più che a sufficienza per tutti.
Procedo con la narrazione del nostro D-day.
***
E' da più di un mese che ci lavoriamo ed  è finalmente arrivato il momento della verità: oggi pomeriggio alle 16 parte Baràtt, lo spazio di libero scambio fumettoso organizzato dall'associazione MicaPoco di cui faccio parte.
Trattasi di un evento collegato a Cesena Comics, il festival dei fumetti che si tiene a Cesena nella settimana dal 12 al 18 novembre; abbiamo pensato di organizzare un pomeriggio in cui chiunque può presentarsi con fumetti già letti da scambiare gratuitamente con quelli di altri partecipanti, un modo per avere fumetti "nuovi" a costo zero, alla faccia della crisi.
Sono le 9.30 ed è appena suonata la sveglia; sono ancora un po' rintronata ma urge scuotersi, tra un po' passa l'Albertini a prendermi col furgone per andare alla scuola media Anna Frank a ritirare le sagome giganti dei Peanuts che ci prestano per l'evento. Accendo il cell e mi arriva un sms della Ste con un contrordine, passa lei a prendere tutto, appuntamento al bar Roma alle 11.
Mentre scendo a fare colazione squilla il telefono e la conversazione segue all'incirca questo canovaccio:
1 - Ste:"Ciao, qua abbiamo già fatto tutto, è passato a prendermi il babbo di Mirco perché oggi pomeriggio gli serviva il furgone, tu dopo vieni al bar Roma?"
2 - Io:"Sì, vengo alle 11"
3 - Ste:"Ok perché io non ho la macchina quindi se mi puoi dare un passaggio quando abbiamo finito..."
4 - Io:"Nessun problema, ci vediamo dopo"
5 - Ste:"Ok"

Alle 10.30, colazionata e ripulita, mi blindo con il giubbotto pesante e inforco lo scooter (sabato è giorno di mercato quindi parcheggio impossibile); fa un po' freddino ma tanto il viaggio dura solo un quarto d'ora, posso farcela. Arrivo al bar Roma e trovo la Clodia che mi squadra con due occhi così, visto che da programma a quell'ora dovevo essere con l'Albertini a recuperar sagome.
Le spiego brevemente l'accaduto ma, quando arrivo al momento della telefonata, il cielo improvvisamente si oscura e cala su di me il gelo della morte certa: la memoria è tornata alla frase n.3 della conversazione (vedi sopra). Cazzarola, come faccio a dare un passaggio alla Ste in scooter? Non ho mica un altro casco! E adesso chi glielo dice? La sudorazione aumenta esponenzialmente.
Per mia fortuna, una volta illustrato il marone (stupidaggine di proporzioni comunali) che ho combinato, la Rinaldi corre in mio soccorso offrendo i servigi della Tommasoni-mobile come taxi e io ricomincio timidamente a respirare.
Quando poi arriva l'Albertini come prima cosa la informo del servizio taxi Tommasoni, per poi infilare rapidissimamente nel discorso tutto il resto. Alla fine me la cavo con un paio di occhiatacce di quelle che tagliano l'acciaio come fosse burro ma conservo il cuoio capelluto, tutto considerato poteva andare peggio.
Il resto della mattinata scorre via rapidamente mentre l'Ale sistema nelle vetrine le varie tavole di fumetti forniteci dall'associazione Barbablù e noi mettiamo a punto gli ultimi dettagli, tra cui come diavolo vestirci a pomeriggio perché dovremo stare dalle due alle otto all'aperto e la questione è delicata; io propendo per un look ormai consolidato, quello da benzinaio/posteggiatore, per cui sarò il più coperta possibile, magari non proprio un gran bel vedere ma...
L'appuntamento è in galleria Oir per le 14.30 quindi praticamente parto dal bar Roma, arrivo a casa, tocco il muro e riparto, accompagnata da Rico e da una valanghina di fumetti.
L'allestimento dell'area dove si tiene l'evento ci porta via parecchio tempo: ci sono gli scatoloni di fumetti donati da amici e parenti da disporre sul tavolo del baratto, i poster da attaccare ai muri, le sagome dei Peanuts da collocare in giro, insomma, si fan le quattro e non ce ne siamo neanche accorti.
E a questo punto si aprono le danze, o meglio, si aprirebbero se ci fosse qualcuno ma non c'è anima viva! Sento riaffiorare l'ansia degli ultimi giorni, mi torna il mente il sogno fatto un paio di notti fa in cui noi preparavamo tutto ma poi non veniva nessuno. Che fosse profetico? L'Albertini mi ucciderà.

E invece, poco a poco, qualcosa inizia a muoversi; la prima ora in realtà la passiamo chiacchierando, è arrivata anche la Zoffoli col suo carico di Lupo Alberto da donare alla causa e compaiono i primi bambini per partecipare al laboratorio per creare oggetti col sapone, organizzato parallelamente a Baràtt.
Solo verso le 17.30 avvistiamo tra i passanti i primi fumettari, facilmente riconoscibili dagli zainetti o dalle buste di plastica chiaramente carichi di materiale da scambio.
Fortunatamente Rico è dei nostri quindi, oltre a essere ferratissimo sui fumetti che ha donato lui, può anche offrire recensioni su gran parte del materiale disponibile. Io mi pavoneggio lanciando in giro occhiate soddisfatte, come a dire: quello lì, l'esperto, l'ho portato io!
Mi trovo anche spiazzata dalle richieste di alcuni genitori di acquistare i fumetti in mostra; spiego che possiamo solo barattarli perché a fine giornata i fumetti rimasti saranno donati al reparto di pediatria dell'ospedale e vedo qualche faccia di bambino parecchio delusa. Son momenti difficili.
Sono molte le persone che si fermano incuriosite ma, non avendo con sé fumetti da barattare, non è che si possa combinare molto... In diversi chiedono se saremo lì anche il giorno dopo ma mi tocca rispondere picche; provo comunque a suggerire a chi abita nei dintorni di fare un salto a casa a prendere qualche giornaletto ma in realtà non sono molto fiduciosa (andare avanti e indietro con i bambini al seguito è una faticaccia), immaginate quindi la mia faccia quando tre delle famiglie in questione tornano con il loro bel carico di fumetti e ne lasciano addirittura qualcuno in più "per quei bambini in ospedale". Ogni tanto è bello anche sbagliarsi (ogni tanto).
Arrivano le sette di sera e siamo effettivamente distrutti (oltre che quasi ibernati), però tutto sommato contenti (e tonicissimi, o forse è rigor mortis, chissà). Con l'aiuto degli amici sbaracchiamo tutto, sfruttando i nostri baldi uomini (Rico, Tommasoni e Gasperoni) per caricare in macchina gli scatoloni di fumetti che pesano come il piombo ma di cui non possono lamentarsi se non vogliono incrinare irrimediabilmente la loro immagine virile.
Una volta staccati anche i poster e i disegni dalle pareti, restano solo le sagome cartonate dei Peanuts che devono essere collocate in luogo sicuro e asciutto in attesa della restituzione; ci distribuiamo il sagomato carico e si parte.
Immaginatevi un gruppo di loschi figuri, ammantati dell'oscurità della notte e intabarrati fino al naso, che si aggirano per il centro di Cesena portando sotto braccio queste sagomone alte fino a un metro e mezzo.
Lungo la strada abbiamo incrociato molta gente già tirata a balestra e calatissima nel ruolo da sabato sera: donne taccate e paillettate, uomini sempre un po' sottotono (diciamocelo, la moda uomo fa una gran tristezza); i soggetti e le soggette di cui sopra ci squadravano con delle facce che erano uno spettacolo, neanche trasportassimo armi di distruzione di massa
Le persone non sanno come reagire di fronte all'inaspettato.



P.S. Valutazione sintetica post-Baràtt:  tutto considerato direi che sono soddisfatta, non è venuta tantissima gente ma chi è venuto credo tornerà anche l'anno prossimo e alla fine siamo riusciti a raccogliere 220 fumetti e 10 libri per bambini.
P.P.S. I fumetti spaventosi che ha portato Lelli abbiamo pensato di rifilarli a Rico perché in pediatria han già i loro problemi senza che arriviamo noi a terrorizzargli i bambini.

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