venerdì 20 dicembre 2013

La Genesi dei Biscotti.

Quella che vado a narrate è la genesi di un pezzo intitolato "l'odore dei biscotti". Non si tratta dell’ennesima pubblicità del Mulino Bianco con Banderas che fa il nonno, bensì di una canzone natalizia, e immagino che, alla sola vista delle parole canzone natalizia stiate già pensando di smettere di leggere, quindi sarà meglio prendere un’altra strada così magari vi distraete e non tagliate la corda.

Qualche settimana fa aveva luogo, tra me e il Farnedi, la seguente conversazione:
F: Mi hanno chiesto di partecipare a una compilation natalizia sul sito di Mescalina.it
E: Bello, ma con una cover o una canzone tua?
F: Non c'è molto tempo, stavo pensando a una cover...
E: E quella cosa dei biscotti che mi hai letto stamattina? Quella fa molto natale...
F: In effetti...

Partendo da quel dialogo e da due righe biscottose, passando per un buttasù di parole, frasi e madonne che non sto a dirvi, siamo arrivati al testo definitivo della canzone. La cosa di cui sono più fiera è che l'abbiamo scritta insieme e tutto senza spargimento di sangue. C'è sempre una prima volta.
Generalmente, quando Farnedi mi sottopone un testo nuovo, io entro nel mode revisione e faccio la radiografia a ogni singola parola, con conseguente lista di quello che secondo me va modificato (sono veramente simpaticissima). Per quanto incredibile possa sembrare, non ha mai cercato di uccidermi.
Perché, ammettiamolo, quando scrivi qualcosa e poi ti senti dire che anche solo una frase non funziona, non è che la prendi bene subito; quando lui legge i miei articoli e mi dice che una parte è lenta, va accorciata ecc ecc, come prima cosa gli darei una badilata, poi ci rifletto e magari ha ragione ma mi resta sempre un po' di amaro in bocca, è come se stesse dicendo che mio figlio è brutto.
Chissà forse questa volta ci ha salvato il fatto che lo scarrafone era di tutti e due...

Ovviamente però una canzone non è solo testo, quindi il musico è entrato in clausura creativa per un breve
periodo (anche se alla fine l'idea chiave gli è venuta al volante), uscendone con la parte musicale bella e finita.
Nel mezzo della fase di registrazione, è salito dalla cantina e mi ha chiesto se volevo fare qualche coro, specificando quanto segue: Lolli ha già registrato le tre voci, tu devi semplicemente rifare la terza, quella più acuta.
Ora, non ho dubbi che l'intento fosse quello di rassicurarmi sul fatto che dovevo solo ascoltare e ripetere come già fatto in passato (vedi E un giorno ti svegli e sei il gatto con gli stivali), però forse Farnedi non aveva considerato che il prode Riccardo Lolli si arrampica su per le note come l'Uomo Ragno per i grattacieli: vede una nota lassù in cima a un palazzo avvolto nella nebbia, lancia la sua tela di ragno e quella lo guida senza sforzo alla vetta da conquistare. Io più che altro sono Mr Magoo che cammina sulla trave sospesa nel vuoto, brancolo nel buio sperando di prenderci.
Alla fine ci ho ho cavato le zampe, però provate a immaginare per un momento la tensione che sente una maniaca del controllo quando si trova a cantare ma non sa che note sta cantando: andavo a orecchio, non sapevo mai se mi ricordavo giusto, se le note erano quelle o me le stavo inventando, una sudata...
Comunque tutto è finito bene, la registrazione fatta, il testo pronto, tutto era gioia e gaudio e la vita tornava a sorridermi, almeno fino a quando il gigino è venuto da me e mi ha detto: "Il 23 la canto al concerto di Natale al Pappafico, vieni a fare i cori?"
Se devo essere sincera, me la sto facendo sotto.


P.S. Ormai la compilation non è più disponibile, però qui sotto trovate il video della canzone. Enjoy



P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press


martedì 10 dicembre 2013

La vita del guerriero non è tutta onore e gloria

Il fine settimana appena trascorso è ormai tradizionalmente conosciuto come il weekend dei mercatini di Natale, momento in cui orde di shoppingari agguerriti calano sui paeselli montani, lasciando dietro di sè solo qualche filo d'erba e due bicchieri di vin brulè mezzi vuoti.
Ogni volta che sento l'espressione "mercatini di Natale" mi prende l'ansia, m'immagino inchiodata in mezzo a una folla oceanica mentre, incapaci di muoverci, fissiamo impotenti tre bancarelle che ci sfilano davanti al ritmo di simpatiche canzoncine natalizie, e son sempre le stesse (sia le bancarelle sia le canzoncine).
Va da sè che per portarmi in montagna a uno dei tradizionali eventi di cui sopra devono come minimo puntarmi una pistola alla tempia (se prendono in ostaggio i miei parenti non è scontato che ceda, dovrei prendermi del tempo per riflettere), però c'è un mercatino di beneficenza che non disdegno (meno frequentato e rigorosamente in pianura), trattasi di quello che il Comitato contro la fame nel mondo organizza ogni anno a Forlì.
A questi eventi è sempre meglio andare presto, non solo perché i pezzi migliori spariscono in fretta, ma soprattutto perché i bomboloni e le tigelle che le signore del comitato vendono per autofinanziarsi sono molto richiesti e se vai a mezzogiorno te li puoi scordare. Sabato scorso arrivando per tempo sono riuscita ad accaparrarmi tre confezioni di tigelle, quattro bomboloni e due porzioni di lasagne con verza e salsiccia. Proprio niente male.
Una volta messo al sicuro il mio tessoro in macchina, sono salita al piano di sopra, al reparto soprammobili e affini; qui generalmente si trovano le gemme più preziose del mercatino, autentici capolavori di menti, chiamiamole particolari.
* Declino qualsiasi responsabilità per l'eventuale ispirazione che le immagini  a seguire potrebbero offrirvi per la scelta dei regali di Natale.
                                                                                            Iniziamo, come si dice, col botto: qui a fare la differenza è l'evidente intento doloso dell'autore: la prima volta che ho visto codesta scultura mi dava le spalle, quindi non l'ho neppure 
degnata di una seconda occhiata, la vista frontale ha cambiato decisamente le cose e ditemi voi se non avevo ragione...

Perché, Signore benedetto, perché?
Il regalo più indicato per colui che necessita un telefono, un orologio e un mulino a vento, tutti insieme appassionatamente.
Colui che ha ideato questo oggetto lo ha curato fin nei minimi dettagli: dalla rotella del telefono che non gira ma vanta tasti modernissimi, fino al materiale che, nonostante l'argenteo colore, altro non è che leggerissima plastica. Ci tengo a precisare che la decorazione dorata sotto l'orologio si muove, presumibilmente a scandire il tempo. Un po' più misterioso rimane il ruolo del mulino a vento le cui pale girano ma non sappiamo se seguano lo scandire dell'orologio o si attivino in risposta allo squillo del telefono. Chi avesse in casa uno squisito oggettino simile a questo è pregato di inviarci un chiarimento via mail (se anonima, lo capiremo).

A questo punto è necessario un momento di raccoglimento, consiglio di fare un bel respiro e prepararsi a qualcosa che onestamente è IN: inspiegabile, inconcepibile, indifendibile e, ovviamente, inguardabile.

L'elmo del guerriero che vedete qui a fianco si trovava su un ripiano basso, seminascosto in un angolo, ancora tremo al pensiero che ho rischiato di passargli davanti senza accorgermi di cotanta...cotanta.
Pur apprezzando il prezzo contenuto dell'oggetto che viene via a soli 12 euri, confesso che in un primo momento il suo fascino mi eludeva ma, avendo già una certa esperienza in questo campo (vedi A caval donato...) non mi sono lasciata scoraggiare e, avvicinandomi per osservarlo meglio, ho notato che non si trattava di un semplice elmo, c'era qualcosa dentro! Ho allungato una mano tremante verso la visiera, combattuta tra la curiosità e l'inquietudine (Non aprite quella porta) e questa si è lasciata sollevare senza neppure un cigolio di protesta; nell'immagine qui sotto potete vedere cosa si celava ben nascosto sotto la visiera.



La prima cosa che ho notato è stata quell'espressione tra il sofferente e l'incazzato (la faccia di uno che sa di aver combinato un casino di quelli grossi ma è convinto che in fondo non sia colpa sua), solo dopo lo sguardo è salito su, restando inchiodato al
livello del dorato cranio.
Abbracciando la filosofia del bicchiere mezzo pieno (in fondo è quasi Natale), questo è il regalo ideale per convincere il nonno fumatore incallito a smettere di fumare: se ogni volta che vuole accendersi una paglia gli tocca sollevare quella visiera (che già da sola sa di galera) e poi si trova di fronte una faccia così, garantito che dura poco...

Confesso che sarei molto curiosa di sapere se qualcuno ha comprato questo obbrobrio e a quale scopo. Dal mio punto di vista sarebbe stato il regalo perfetto per la nostra tradizionale tombola degli orrori ma le stupide regole del gioco (niente regali acquistati apposta) mi hanno legato le mani, dannazione!

venerdì 6 dicembre 2013

Lo squalo e il bagnante ignaro

Essendo che ormai lavoro da parecchi anni, è raro che mi capiti qualcosa che non è proprio mai successo prima; quella che mi accingo a narrare è una di quelle rare volte. 
Sto andando a un meeting aziendale a fare della traduzione simultanea senza aver ricevuto prima alcun materiale per prepararmi (e questa non è una novità, sigh) ma, soprattutto, senza neppure avere il programma della giornata. Non ho la più pallida idea di cosa faranno. Buio assoluto. Chi  vivrà vedrà.
Quando finalmente arriviamo in loco dopo un'ora e mezza di viaggio sulla E45 innevata, (buche ovunque, la quintessenza del viaggio rilassante) le cose non migliorano; scopriamo infatti che il nostro convegno inizierà non alle 9 bensì alle 9.30. Impossibile non pensare a quanto ci avrebbe fatto comodo quella mezz'ora di sonno in più e digrignare silenziosamente i denti. Pensiamo alle bollette da pagare e andiamo avanti.
Verso le 9.15 la sala inizia a riempirsi e immaginate la sorpresa quando mi rendo conto che buona parte dei partecipanti sono donne; per quella che è la mia esperienza, quando i quadri dirigenti di un'azienda si incontrano, spesso le donne si contano sulle dita di una mano, quando ci sono. 
Ecco che la giornata comincia a farsi un po' più interessante, se non altro quando alzo lo sguardo sulla sala non c'è quella muraglia di grigio e blu controllore che fa sempre una gran tristezza. 
Nel corso della giornata vengo anche a sapere che, nonostante la crisi economica pesantissima, questa azienda negli ultimi anni è cresciuta notevolmente, è possibile che ci sia una correlazione tra il numero di donne in posizioni di responsabilità e gli ottimi risultati dell'azienda?
Mentre rimugino il concetto, sentendomi molto saggia e consapevole (di cosa non è chiaro), il mio corpo prende prepotentemente il sopravvento: devo fare la pipì. Cedo alle pressioni e mi alzo per andare in bagno; uscita dalla cabina mi dirigo verso l'uscita della sala e spingo la porta, la quale porta però fa finta di niente e non si sposta di un millimetro. Perplessa, riprovo un paio di volte ma poi, visto che sto facendo rumore e dando un po' nell'occhio (un paio di persone si sono accorte di me e stanno osservando la scena come se fosse un film comico), getto la spugna e me ne torno verso la cabina con la coda tra le gambe. 
Ciò (espressione romagnola perfetta per occasioni come questa), io in bagno ci devo proprio andare! Ma cosa fanno, ci chiudono dentro? È sequestro di persona!!!!
Guardandomi intorno vedo che proprio dietro la cabina c'è una porta di quelle col maniglione antipanico e basta una spinta decisa per aprirmi le porte della libertà. 
Una volta risolta l'emergenza toilette, faccio per tornare in sala ma la cosa è più complicata del previsto: la famosa porta col maniglione antipanico si apre solo a spinta e dall'interno! Cosa faccio? Non posso mica rimanere fuori fino alla pausa caffè, tra un po' devo dare il cambio all'Elena, sono già venti minuti che traduce lei...
Comincio a perlustrare le pareti esterne della sala alla ricerca di un'opportunità, un po' come lo squalo che gira intorno al bagnante ignaro; appena dietro l'angolo, noto dei cavi che escono da una fessura, nella parete c'è un pannello scorrevole e spingendo un po' riesco ad aprirlo abbastanza da sgusciarci attraverso con lo stile aggraziato ed elegante della blatta sul muro, il tutto sotto gli occhi attoniti del tecnico.
Torno in cabina e con un sospiro di sollievo faccio segno all'Elena che sono pronta a darle il cambio; prima di iniziare a lavorare, in quel limbo di qualche secondo in cui possiamo comunicare, le annuncio Ho fatto un'altra figura fantozziana, poi ti racconto... dopodiché mi lancio a tradurre.
Mentre buona parte del mio cervello è impegnata con la simultanea, quei due neuroni liberi osservano l'Elena che, raccolti borsa e cellulare, esce dalla cabina. Quando realizzo cosa sta per fare è già troppo tardi, vorrei avvertirla, fermarla, ma sono intrappolata in cabina, non posso smettere di tradurre, non posso alzarmi, posso solo restare a guardarla mentre anche lei tenta ripetutamente di aprire quella dannata porta. 

Cosa volete, ci sono quei giorni così, in cui ti senti nell'ordine: invornita, impotente, su Candid Camera. Speriamo almeno che il buffet sia buono...