In questi giorni sto stringendo i denti e lavorando agli ultimi convegni, mentre la mente corre verso le agognate ferie, mai tanto agognate come quest'anno; nell'attesa colleziono un altro simpatico sassolino da aggiungere al già corposo mucchio di cose di cui nella vita si farebbe volentieri a meno.
Nella giornata in questione dobbiamo tradurre in simultanea a un covegno uber-stra-ultra-tecnico e l'unica cosa che ci hanno fatto avere è il programma; sono previsti almeno dodici interventi ma, nonostante le nostre richieste di ricevere materiale,(es. file, slide, anche due appunti scritti su un tovagliolo), nessuno si è degnato di mandarci alcunché.
Ormai queste cose le prendiamo con filosofia, facendo spallucce e ripetendoci che faremo il meglio possibile con quello che c'è (cioè zero), ovviamente dopo aver maledetto i relatori fino alla nona generazione ed esserci astenute dall'uso di bamboline vudù solo perché non abbiamo mai visto in faccia sto branco di lavativi, troppo pigri per digitare un indirizzo e cliccare "invia mail". Che li possino...
La mattina arriviamo in sala mezz'ora prima dell'inizio e la troviamo deserta, eccezion fatta per un tipo seduto in un angolo che supponiamo essere il tecnico.
Salutiamo, ci presentiamo ed entriamo in cabina ma, quando cerco di accendere il PC, mi accorgo che l'impianto di traduzione è ancora spento; metto il naso fuori dalla cabina e chiedo al tecnico se per favore lo può accendere ma lui mi risponde che non sa come si fa.
Non so se il concetto è chiaro: il tecnico della simultanea NON SA come si accende l'impianto.
Un po' come se il vostro idraulico non sapesse come si chiude l'acqua.
Dopo qualche smanettamento a caso del nostro uomo, l'impianto miracolosamente si accende ma la nostra fiducia non riesce a riemergere dalla Fossa delle Marianne dove è precipitata, se il buon giorno si vede dal mattino...
Dato che l'accensione dell'apparecchiatura già poneva dei problemi, non chiediamo di testare i microfoni per non sembrare crudeli, pensando che se non si sente benissimo, pazienza, faremo con quello che c'è.
Ovvio che però qualcosa deve esserci e invece, quando inizia la conferenza, in cuffia non si si sente assolutamente nulla, il moderatore sta parlando ma in cabina tutto tace; proviamo tutti i microfoni a disposizione ma non c'è niente da fare, silenzio assoluto.
Per i successivi 10 minuti si assiste a una specie di minuetto tra la sottoscritta e il tecnico che cerca di far funzionare il sistema, che evidentemente non conosce, con risultati surreali: prima si sente, poi c'è un fruscio, poi silenzio, poi fischi, tutto nel giro di un minuto; nel mezzo di questa baraonda scopriamo che lui non è affatto il tecnico della simultanea, l'hanno mandato quelli della fiera come rimpiazzo perché il tecnico della simultanea non si è visto. Conscio del macello che aveva fatto con l'impianto, il debosciato si sarà dato alla macchia temendo rappresaglie.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito, l'uomo corre a chiamare rinforzi mentre io elaboro possibili piani B, tutti invariabilmente defenestrati perché una traduzione consecutiva a un convegno del genere è impensabile, o simultanea o morte.
Nella giornata in questione dobbiamo tradurre in simultanea a un covegno uber-stra-ultra-tecnico e l'unica cosa che ci hanno fatto avere è il programma; sono previsti almeno dodici interventi ma, nonostante le nostre richieste di ricevere materiale,(es. file, slide, anche due appunti scritti su un tovagliolo), nessuno si è degnato di mandarci alcunché.
Ormai queste cose le prendiamo con filosofia, facendo spallucce e ripetendoci che faremo il meglio possibile con quello che c'è (cioè zero), ovviamente dopo aver maledetto i relatori fino alla nona generazione ed esserci astenute dall'uso di bamboline vudù solo perché non abbiamo mai visto in faccia sto branco di lavativi, troppo pigri per digitare un indirizzo e cliccare "invia mail". Che li possino...
La mattina arriviamo in sala mezz'ora prima dell'inizio e la troviamo deserta, eccezion fatta per un tipo seduto in un angolo che supponiamo essere il tecnico.
Salutiamo, ci presentiamo ed entriamo in cabina ma, quando cerco di accendere il PC, mi accorgo che l'impianto di traduzione è ancora spento; metto il naso fuori dalla cabina e chiedo al tecnico se per favore lo può accendere ma lui mi risponde che non sa come si fa.
Non so se il concetto è chiaro: il tecnico della simultanea NON SA come si accende l'impianto.
Un po' come se il vostro idraulico non sapesse come si chiude l'acqua.
Dopo qualche smanettamento a caso del nostro uomo, l'impianto miracolosamente si accende ma la nostra fiducia non riesce a riemergere dalla Fossa delle Marianne dove è precipitata, se il buon giorno si vede dal mattino...
Dato che l'accensione dell'apparecchiatura già poneva dei problemi, non chiediamo di testare i microfoni per non sembrare crudeli, pensando che se non si sente benissimo, pazienza, faremo con quello che c'è.
Ovvio che però qualcosa deve esserci e invece, quando inizia la conferenza, in cuffia non si si sente assolutamente nulla, il moderatore sta parlando ma in cabina tutto tace; proviamo tutti i microfoni a disposizione ma non c'è niente da fare, silenzio assoluto.
Per i successivi 10 minuti si assiste a una specie di minuetto tra la sottoscritta e il tecnico che cerca di far funzionare il sistema, che evidentemente non conosce, con risultati surreali: prima si sente, poi c'è un fruscio, poi silenzio, poi fischi, tutto nel giro di un minuto; nel mezzo di questa baraonda scopriamo che lui non è affatto il tecnico della simultanea, l'hanno mandato quelli della fiera come rimpiazzo perché il tecnico della simultanea non si è visto. Conscio del macello che aveva fatto con l'impianto, il debosciato si sarà dato alla macchia temendo rappresaglie.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito, l'uomo corre a chiamare rinforzi mentre io elaboro possibili piani B, tutti invariabilmente defenestrati perché una traduzione consecutiva a un convegno del genere è impensabile, o simultanea o morte.
Quando il nervosismo ha ormai raggiunto vette himalayane, ecco materializzarsi un altro tecnico con un microfono a gelato e, dopo vari spippolamenti in zona mixer, qualcosa almeno si sente.
E così finalmente possiamo iniziare la nostra meravigliosa conferenza i cui relatori, come da copione, si presentano ognuno con il proprio file di minimo cinquanta pagine.
Che care persone, gli auguriamo ovviamente ogni bene.
Che care persone, gli auguriamo ovviamente ogni bene.
Concludo col botto: alla prima pausa vado in bagno e lì trovo il cartello che vedete qui a lato, appeso sopra un lavandino dentro cui è infilata una gomma verde di quelle da giardino, collegata a un rubinetto che esce dal muro.
Quel dopo averla usata continua a tormentarmi, usata per fare cosa? Nel bagno di un centro congressi? Si fanno il bidet? Lavano la macchina attraverso la finestra?
P.S. Apprezzerò qualunque ipotesi che getti luce sul mistero :)