E finalmente partiamo per quello che è il vero motivo per cui ho accettato di tornare a Nuova York per la seconda volta: vedere le Cascate del Niagara.
Il pullman è stipato di boccia fino al tetto quindi mi tocca condividere il viaggio con una tipa bionda che ascolta musica e lo farà ininterrottamente fino a destinazione. Ammiro la perseveranza, compatisco i timpani.
Alla prima curva del pullman, un raggio di sole le illumina le gambe che sbriluccicano furiosamente, questa si è data la crema con i brillantini per il viaggio di otto ore in pullman. Perché? Non ho risposte, solo domande.
Dopo un po' inizia un'altra fase: si fa un selfie col cellulare, poi controlla com'è venuta e si sistema i capelli, poi si fa un'altra foto, ricontrolla com'è venuta e si risistema i capelli. Così per più di mezz'ora, mi sembra di essere ne Il Giorno della Marmotta.
Va là che se c'era ancora la pellicola...
In questo caso i miei boccia si sono distinti dalla massa; consigliavo da giorni di indossare qualcosa di pesante per difendersi dalle otto ore di aria condizionata polare ma, vedendoli entrare ovunque mezzi nudi, non nutrivo grandi speranze; e invece la mattina della partenza una di loro mi ha fatto vedere lo zaino con dentro una copertina di pile. "È per il pullman" mi ha detto. Mi sono commossa.
Arriviamo a destinazione in tempo per fare un giro nel parco sopra le cascate e un trilione di foto, prima di dover uscire per raggiungere l'inevitabile Hard Rock caffè per cena. All'interno del locale c'erano come sempre quei 16 gradi ma, forte delle precedenti esperienze, ero armata di sciarpone pesante quindi sono andata con un filo di gas e il pollo fritto preso al posto dell'ennesimo hamburger era buono. Tutto considerato, poteva andare peggio.
In questo caso i miei boccia si sono distinti dalla massa; consigliavo da giorni di indossare qualcosa di pesante per difendersi dalle otto ore di aria condizionata polare ma, vedendoli entrare ovunque mezzi nudi, non nutrivo grandi speranze; e invece la mattina della partenza una di loro mi ha fatto vedere lo zaino con dentro una copertina di pile. "È per il pullman" mi ha detto. Mi sono commossa.
Arriviamo a destinazione in tempo per fare un giro nel parco sopra le cascate e un trilione di foto, prima di dover uscire per raggiungere l'inevitabile Hard Rock caffè per cena. All'interno del locale c'erano come sempre quei 16 gradi ma, forte delle precedenti esperienze, ero armata di sciarpone pesante quindi sono andata con un filo di gas e il pollo fritto preso al posto dell'ennesimo hamburger era buono. Tutto considerato, poteva andare peggio.
Dopo cena abbiamo visto le cascate illuminate e i fuochi d'artificio e devo ammettere che le cascate di notte con quell'illuminazione fanno un gran effetto.
Finiti i fuochi partiamo diretti verso l'albergo con l'inevitabile delirio al check in, però non mi lascio turbare da queste quisquilie, l'importante è che questa sarà l'unica notte in cui dormiremo in un letto degno di questo nome, invece di quei letti a castello da caserma che ci toccano a New York.
Finiti i fuochi partiamo diretti verso l'albergo con l'inevitabile delirio al check in, però non mi lascio turbare da queste quisquilie, l'importante è che questa sarà l'unica notte in cui dormiremo in un letto degno di questo nome, invece di quei letti a castello da caserma che ci toccano a New York.
foto di Free-Photos da Pixabay |
La situazione è a dir poco surreale: è fine luglio e mi tocca accendere il riscaldamento in camera da letto perché questi fulminati vogliono mantenerci eternamente giovani mediante surgelamento.
Il giorno dopo viviamo un altro momento indimenticabile: in hotel la colazione è disponibile dalle 6 alle 9 mentre la partenza col pullman è alle 8.30, quindi l'astuta capogruppo scende a fare colazione alle 7.10 e trova scones con marmellata, cinnamon roll (sembrava una di quelle trecce tedesche con la cannella), tanta frutta e un bel tè caldo. Non così gli incauti tineggers che se la prendono comoda e quando arrivano alle 7.45 trovano una fila lunghissima composta da altri tineggers svegli quanto loro; oltretutto, più della metà della roba è finita e tarderanno un po' a riportarla. Li osservo dal mio tavolino dove sto gustando una lauta colazione e rifletto sul fatto che queste sono le famose esperienze formative di cui tanto sentiamo parlare, la prossima volta si daranno una mossa prima.
Rileggendo quanto scritto, mi rendo conto che forse il quadro che ho dipinto del gruppo di boccia a me affidati è un zinzino troppo idilliaco, quindi concludo con un crudo bagno di realtà.
Stiamo tornando dalle Cascate del Niagara e abbiamo appena fatto una sosta per pranzare; risaliamo sul bus e, mentre tutti si siedono, si svolge la seguente amena conversazione tra la sottoscritta e uno dei miei boccia:
Boccia: Chiara quarda!
Sottoscritta: Cosa?
Guardo dove mi sta indicando e noto delle gocce di liquido bianco per terra e sulla sua gamba, concludendo che l'invornito avrà comprato uno di quegli cartoni di latte aromatizzato che ogni tanto i boccia bevono e si sarà sbrodolato.
Boccia osservando le gocce: Qualcuno mi dev'essere venuto sulla gamba.
Difficile non chiedersi se queste cose captano anche agli altri o sono proprio io che attiro tutti i soggetti speciali.
Sottoscritta: Mi dispiace per te ma pulisci subito!
Boccia: Chi, IO???
Sottoscritta: Non guardare me, io non sono stata di sicuro!
Ah, la poesia della giovinezza!
Mi auguro che un giorno tutti questi post siano raccolti in un libro. Sempre brillante e divertente. P.S. Hai imparato a passare sui ponti senza abbattere la fiancata della macchina ? :D
RispondiEliminaQuel ponte era al massimo 15 cm piu largo della mia Rio e oltretutto dovevo curvare per salire sul ponte. Per me il proprietario del B&B ha un cugino carrozziere, è tutto un gombloddo!
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