Foto di Mahesh Patel |
Quando sono tornata in casa mi sono resa conto all'improvviso che quella che avevo appena avuto era la prima conversazione con un essere umano in carne e ossa negli ultimi dieci giorni; avevo chattato con parenti e amici, fatto videochiamate su skype ma, avere una persona vera davanti in 3D è molto diverso.
Oddio, dipende anche dalla persona: quella che mi sono vista arrivare contro a tutta velocità con il carrello del supermercato, che neanche Keanu Reeves in Speed, ecco, lei avrei preferito vederla solo su skype.
Oddio, dipende anche dalla persona: quella che mi sono vista arrivare contro a tutta velocità con il carrello del supermercato, che neanche Keanu Reeves in Speed, ecco, lei avrei preferito vederla solo su skype.
Qualche giorno fa ho aperto il frigo e di fronte al vuoto cosmico mi sono arresa, dopo due settimane era ora di fare la spesa; essendo la mia prima uscita dall'inizio della quarantena, ho cercato su facebook dei consigli su come equipaggiarsi per non correre rischi e ho letto davvero di tutto, mancava solo che mi suggerissero di cospargermi di alcol e darmi fuoco per sterilizzarmi post-spesa.
Per stare dalla parte del sicuro, ho chiesto a LaDottora e lei mi ha dato qualche semplice indicazione che ho seguito scrupolosamente; confesso che avrei voluto prendere su una scopa per assicurarmi che gli altri mantenessero il famoso metrodidistanza, ma poi al mio rientro avrei dovuto darle fuoco per sterilizzarla, non mi è parso il caso.
Fortunatamente vicino a casa mia ci sono ben tre supermercati; dico fortunatamente perché nel primo c'era una fila tipo quelle degli Uffizi a Firenze nel weekend di Pasqua, tutti rigorosamente a un metrodidistanza con il loro carrello in paziente attesa. Ho ripreso la macchina e tentato con il secondo punto vendita; lì sono stata più fortunata, c'era gente ma niente orde, sono entrata senza grosse difficoltà.
L'esperienza-spesa è stata a dir poco surreale: dentro il supermercato c'era un silenzio talmente forte da essere quasi una presenza, interrotto solo dagli annunci che ricordavano di tenere il metrodidistanza, ogni volta che vedevo avvicinarsi qualcuno mi mettevo a calcolare furiosamente quanto fosse sto benedetto metrodidistanza senza ricavarne grosse certezze, io con le misure a occhio non sono mai stata un granché.
Dopo un po' ho ripensato con un certo rimpianto tutti quei metri di carta dell'Ikea che mi ritrovo sempre tra le balle a casa e che mi sarebbero tornati utilissimi, oltretutto avrei potuto dargli fuoco appena rientrata, sterilizzazione al 100%.
Ovviamente non ho comprato tutto quello che mi serviva, alcune cose me le sono dimenticate (la cocacola, sigh), altre erano finite, per esempio la farina 0, mentre c'erano quintali di pacchi di farina 00, a riprova del fatto che soffriamo della sindrome-da-guerra per cui facciamo provviste in quantità insensate, però i nostri standard di qualità non vacillano, la farina ultra-raffinata continuiamo a schifarla.
Un ultimo dettaglio degno di nota: sono andata a fare la spesa con un paio di guanti monouso ma SENZA mascherina, e mi sono trovata in un modo di gente mascherinata come neanche a Carnevale o tra gli Ultrà la domenica del derby. Quando mi incrociavano mi guardavano come un'appestata, mi ha ricordato quelle pubblicità degli anni 90 in cui il malato di AIDS aveva il contorno fucsia.
Fortuna che il fucsia mi dona.
Appena tornata a casa sono andata subito a controllare se c'era stato qualche cambiamento nelle indicazioni di comportamento e no, il ministero spiega che se sei in salute non serve a niente la mascherina per fare la spesa, è molto più importante mantenere il famigerato metrodidistanza, quello che ti protegge da eventuali goccioline prodotte da starnuti o colpi di tosse.
Quindi? Evidentemente la gente si è convinta che sia tutto un complotto, che ci stiano tenendo all'oscuro della verità e che il virus in realtà viaggi nell'aria, un po' come come il polline o la polvere; mi aspetto da un momento all'altro la pubblicità delle mascherine fatte con lo Swiffer.
Per le prossime due settimane con le provviste sono a posto, e anche di umanità penso di aver fatto il pieno; resterò a casa e magari scriverò qualche post, quindi per ora vi saluto, questo sì, da un buon metrodidistanza.
Dopo un po' ho ripensato con un certo rimpianto tutti quei metri di carta dell'Ikea che mi ritrovo sempre tra le balle a casa e che mi sarebbero tornati utilissimi, oltretutto avrei potuto dargli fuoco appena rientrata, sterilizzazione al 100%.
Ovviamente non ho comprato tutto quello che mi serviva, alcune cose me le sono dimenticate (la cocacola, sigh), altre erano finite, per esempio la farina 0, mentre c'erano quintali di pacchi di farina 00, a riprova del fatto che soffriamo della sindrome-da-guerra per cui facciamo provviste in quantità insensate, però i nostri standard di qualità non vacillano, la farina ultra-raffinata continuiamo a schifarla.
Un ultimo dettaglio degno di nota: sono andata a fare la spesa con un paio di guanti monouso ma SENZA mascherina, e mi sono trovata in un modo di gente mascherinata come neanche a Carnevale o tra gli Ultrà la domenica del derby. Quando mi incrociavano mi guardavano come un'appestata, mi ha ricordato quelle pubblicità degli anni 90 in cui il malato di AIDS aveva il contorno fucsia.
Fortuna che il fucsia mi dona.
Quindi? Evidentemente la gente si è convinta che sia tutto un complotto, che ci stiano tenendo all'oscuro della verità e che il virus in realtà viaggi nell'aria, un po' come come il polline o la polvere; mi aspetto da un momento all'altro la pubblicità delle mascherine fatte con lo Swiffer.
Per le prossime due settimane con le provviste sono a posto, e anche di umanità penso di aver fatto il pieno; resterò a casa e magari scriverò qualche post, quindi per ora vi saluto, questo sì, da un buon metrodidistanza.