venerdì 24 agosto 2012

T&F: e il cerchio si chiude

Oggi vorrei chiedere il vostro parere su un dubbio che mi tormenta da un po': tutto risale a un paio di settimane fa, me ne stavo su una stuoia in campeggio a leggere fumetti mentre la voce dei commentatori radiofonici mi teneva compagnia, strappandomi di tanto in tanto alle mie nipponiche avventure. Era ancora il periodo di fuoco delle olimpiadi quindi a tenere banco erano le gare, gli atleti, i giudici, i menu, il gossip olimpico ecc.
Tutto sommato l'esperienza olimpica è stata piuttosto divertente, l'unica cosa che ho trovato piuttosto irritante è stata questa tendenza dei commentatori a scagliarsi contro l'atleta di turno, colpevole di non  aver raggiunto il traguardo che tutti si attendevano; ho ascoltato questi esimi personaggi, la cui massima performance atletica sarà probabilmente la partita di calcetto con gli amici il martedì sera, sparare a zero su atleti che hanno sudato sangue per quattro anni in silenzio e nell'oscurità (perché si sa, in Italia se non prendi a calci un pallone non ti si fila nessuno), e tutto questo con una tranquillità che mi ha lasciato sbalordita. Gare in cui tutto si decide in una frazione di secondo usate come pretesto per sparare a zero su qualcuno che immagino sia già parecchio depresso di suo. Capisco che tutti dobbiamo pagare il mutuo e se fai polemica magari ti si alza l'ascolto ma il concetto che non si spara sulla Croce Rossa è passato di moda?
Comunque il mio dubbio riguarda un'altro argomento, questo era solo un sassolino che volevo togliermi dalla scarpa, mi rodeva da un po'...

Passiamo al dubbio vero e proprio: tornando al pomeriggio di cui sopra, i commentatori erano elettrizzati perché si avvicinava la sfida più attesa di tutte, quella sera ci sarebbe stata la finale dei 100 metri e non stavano più nella pelle al pensiero di poterla seguire in diretta (infilavano nella conversazione l'uomo proiettile ogni tre secondi). Ovviamente si sono sprecati i collegamenti telefonici con i vari esperti ed ex atleti a cui chiedere un pronostico, la probabilità di un nuovo record olimpico ecc.
Inizialmente ho pensato che questi commentatori in particolare fossero appassionati di corsa ma poi, nelle trasmissioni successive la cosa si è ripetuta e da qui il mio dubbio: considerando quanto è cambiato il mondo negli ultimi millenni, non vi pare strano che continuiamo a considerare come gara più importante e come atleta più significativo di tutti i giochi olimpici quello che corre più forte? Perché? In fondo ci sono tante altre discipline più complesse, che richiedono l'eccellenza in tutta una serie di capacità, partendo anche solo da quelle che richiedono l'utilizzo di un attrezzo e quindi l'iterazione dell'atleta con l'oggetto, per non parlare poi degli sport di squadra in cui giocano un ruolo fondamentale anche la strategia, il lavoro in gruppo ecc ecc. Quindi perché questa fascinazione con l'atleta che corre più veloce?
Giuro che non sto cercando di fare polemica o di provocare, è che non riesco a capire per quale ragione il campione dei 100 metri abbia più rilevanza del campione del salto in alto o di quello del sollevamento pesi.
Forse il problema è che io e il modo dell'atletica non siamo venuti in contatto spesso, magari mi sfuggono dei concetti base.
Ricordo che alle superiori si era quasi tutti parecchio restii all'idea di partecipare ai giochi d'istituto; una volta la prof per costringere tutte a fare qualcosa ricorse alle minacce, decretando che chi non avesse partecipato alle gare di atletica avrebbe dovuto fare il "balletto di apertura". Inevitabile la valanga di iscrizioni alle gare, improvvisamente ci eravamo scoperte atleticissime.
Ovviamente la prof in questione ci fece due balle così, ripetendo come un mantra che dovevamo allenarci seriamente, che nella vita era fondamentale mantenere gli impegni, ecc ecc, rendendo quindi le cose ancora più pesanti di quanto già non fossero.
Arrivato il giorno del giudizio, dopo aver assistito a un imbarazzante  balletto di apertura (un comprensibile sospiro di sollievo per lo scampato pericolo serpeggiava tra le nostre file), ci spalmammo in giro per le varie discipline; io ero al lancio del disco, scelto più che altro perché non era molto frequentato. Era talmente poco frequentato che riuscii non so come ad arrivare prima (il che la dice lunga anche sul livello atletico dell'istituto nel suo complesso).
Io non mi considero una persona particolarmente competitiva, preferisco gli sport di squadra in cui puoi essere anche il più bravo del mondo ma se non sai lavorare con gli altri non vai da nessuna parte, però devo ammettere che, in quella occasione, starmene lassù in cima al podio e ricevere la dorata coppa, ma soprattutto riceverla direttamente dalle mani di quella cara persona della prof, è stata una soddisfazione di livello stellare. Na na  na na  na!


P.S. Certo che tutto sto cappello, solo per arrivare a dire che una volta ho vinto una coppa...




















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