Stasera ci si incontra al Nero su Bianco per bere qualcosa e fare due chiacchiere ma, soprattutto, per fare il punto della situazione in vista della cena di sabato sera chez Mohuro. La cena in questione ci era stata promessa mesi fa ma, vuoi per un problema, vuoi per un altro non si è mai concretizzata; questa volta invece pare che ci siamo e dalle nostre parti una cena è cosa delicata, vuole organizzata bene.
Quando arriviamo al Nero la Clodia e Paul sono già arrivati e si sono purtroppo seduti al tavolino vicino alla porta (l’unico libero in effetti), anche noto come il tavolo che ti ammali sicuramente. E in effetti quella benedetta porta d’ingresso si apre continuamente lasciando entrare nuguli di giovini e folate di ariaccia gelida. Rico si offre si sedersi nel posto più esposto e dopo rapida valutazione del mio stato di salute (raffreddore, occhio lucido ecc), accetto riconoscente.
Una volta pervenuta anche l’Albertini, s’inganna il tempo con le solite chiacchiere in attesa del padrone di casa, senza il quale poco può essere deciso. Ne approfitto per informare il popolo della mia irrevocabile decisione di interrompere definitivamente la collaborazione con il centro per cui da anni insegno inglese all’interno di un corso di formazione professionale. Seguono proteste e lamentazioni e in fondo posso capirle, i racconti delle mie vicissitudini tra quelle quattro pareti hanno allietato più di una giornata piovosa e reso più facile per tutti il ritorno all’ufficio il lunedì mattina (prima o poi ne parlerò in dettaglio). Però, essendo che in fondo mi vogliono bene, alla fine mi danno ragione, soprattutto quando li informo del quasi dimezzamento della tariffa causa tagli ai finanziamenti regionali. La bolletta s’ha da pagà.
Mentre Rico si avvolge la sciarpa intorno al collo in un vano tentativo di difesa dallo spiffero siberiano, l’Albertini ci illustra i risultati dei test sulle intolleranze alimentari a cui si è recentemente sottoposta: se si eccettua il ragno arboricolo del Sud America, è allergica praticamente a tutto e dovrà seguire una dieta ferrea per almeno un paio di mesi. La reazione alla notizia non è la stessa per tutti; da una parte c’è chi le fa coraggio cercando al contempo di suggerire qualche ricetta con le tre cose che le sono concesse, dall’altra c’è la Rini (che notoriamente mangia quattro cose in croce) che adotta l’approccio mal comune mezzo gaudio e tenta di impossessarsi della lista dei cibi permessi per barrarne alcuni che a lei non piacciono.
Di lì a poco compare Mohuro, accompagnato dai fratelli Costa, e l’attenzione si sposta sull’imminente cena. Il padrone di casa ha idee già molto precise sui manicaretti da servire (risotto radicchio e salsiccia, straccetti di vitello all’aceto balsamico e rucola), peccato che non abbia fatto i conti con la lista di ingredienti proibiti della Ste e con il vegetarianismo della Clodia; ciononostante, una volta informato della situazione, reagisce prontamente e da vero padrone di casa escogita un secondo menù (pasta di mais con sugo di verdure) per le due ospiti vip. Non è una cosa facile, ci sono gli inevitabili momenti di confusione tra quello che la Ste non può mangiare (aglio) e quello che la Clodia non mangia (cipolla), accompagnati da qualche scivolone del tipo ok, allora il risotto alla salsiccia lo faccio senza cipolla così va bene a tutte e due che scatenano le occhiate assassine della Rinaldi, ma alla fine tutto si chiarisce.
È solo in quel momento che mi accorgo della barista che con uno straccio sta tentando di asciugare il pavimento bagnato: la tubatura dell’acqua in bagno dev’essersi rotta per l’ennesima volta. Fortunatamente il nostro tavolo, pur nella sua infelice prossimità all’uscita, mantiene una certa distanza dal bagno, quindi ci sentiamo tutto sommato piuttosto al sicuro. Errore, grosso. Una volta raccolta una buona parte dell’acqua resta il problema di come far asciugare il pavimento e le povere lavoratrici, già duramente provate dall’imprevisto guasto e dalla folla del venerdì sera, optano per una soluzione non proprio ottimale: aprono la finestra del bagno e la porta d’ingresso PER FARE CORRENTE. Ora, il ragionamento non farebbe una piega se fossimo in agosto e fuori ci fossero quei 35-40 gradi ma essendo profondo autunno, l’unico risultato è riempire il locale di pinguini, renne e Babbi Natale, nessuno dei quali provvisto di stracci per asciugare il pavimento.
Di fronte all’imminente Armageddon cogliamo il messaggio divino e togliamo il disturbo, dandoci appuntamento davanti al Bar Notturno che, data l'ora tarda, avrà già le paste fresche. Calmati i languorini sotto lo sguardo bieco dell’Albertini che è intollerante a tutto il contenuto del locale, esclusi forse i videopoker, torniamo alle macchine e Mohuro ci dà appuntamento a casa sua per le 21; segue sollevazione di popolo perché se ti trovi alle 21 non ceni prima delle 21.30 e sarà mica un orario per cenare le 21.30? Cosa siamo in Spagna? Messo alle strette Mohuro cede e si concordano le 20.30. Per la cronaca della cena: stay tuned.
Vorrei aggiungere che sulla scelta del notturno esprimo sempre le mie perplessità umanistiche, che nessuno sta mai a sentireeeeeeeeeeeeee
RispondiEliminaL'odore di umanità non viene considerato un'obiezione valida ai fini del processo decisionale.
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