Questa volta non posso proprio lamentarmi, le cose si sono incastrate tutte perfettamente, sembrava una di quelle partite a Tetris in cui ti arriva il pezzo a L proprio nel momento in cui ti serve e, in un colpo solo, spazzi via due righe intere quando ormai ti vedevi spacciata. Gioia e gaudio ovunque.
Sabato 18 gennaio Eloisa Atti presentava la sua ultima fatica: il CD Penelope, dodici canzoni liberamente ispirate alle gesta cantate nell'Odissea di Omero, lavoro di cui ho già parlato in passato (vedi Per le balle di paglia citofonare Gatto).
Avevamo già segnato la data in agenda (tra l'altro Farnedi avrebbe partecipato al concerto, avendo lui cantato la canzone Argo) quando mi è arrivato l'invito per la festa di compleanno di mio nipote Federico, mandando momentaneamente tutto all'aria; poi però, pensandoci meglio, mi sono resa conto che sarebbe stato possibilissimo partecipare alla festa di compleanno (pomeridiana) a Imola e poi da lì raggiungere Traversara, piccolo paese in provincia di Ravenna, dove si sarebbe tenuta la serata. Come dicevo, un incastro perfetto.
Quando siamo arrivati alla festa c'è stato giusto il tempo di far due chiacchiere e poi è iniziato lo scartamento dei regali; io avevo davanti agli occhi una meravigliosa ciotola di patatine che mi chiamava come le famose sirene di Ulisse ma mia nipote Valentina mi aveva fatto capire che c'era un tempo per scartare regali e un tempo per mangiare per cui finché si scartavano regali, patatine ciccia. Peccato che la montagna di regali in salotto fosse degna di Messner. Fortunatamente la mia secondina in erba ogni tanto si distraeva, permettendomi così un'incursione nella dorata bontà, almeno fino a quando non mi ha beccato con due patatine in bocca.
Una volta finito lo scartamento noi barbari ci siamo buttati sul buffet che, oltre la torta di ordinanza, vantava pasticceria mignon dolce e salata, le citate patatine e....paté di fagiano. Sì perché il suocero di mia sorella è
appassionato di cucina e quel giorno aveva preparato il paté; il fatto che i bambini non degnassero il fagiano di uno sguardo, buttandosi con gioia su pane e robiola mi ha fatto pensare che in casa si sia raggiunto un compromesso per cui Ferruccio dà libero sfogo alla sua vena artistico-culinaria ma offre sempre ai nipoti un'alternativa-bambino. Il paté comunque era strepitoso e penso si sia capito da come calavo sul vassoio come un'avvoltoio a intervalli di massimo cinque minuti (un po' di tempo mi andava via per le patatine).
Per fortuna in questo caso, restando in zona salotto, non mi sono trovata a interagire con la collezione di peluche moderni che mia nipote tiene in camera sua e che trovo francamente inquietanti; non fraintendetemi, non ho niente contro il tipico orsacchiotto peloso, però la roba che si muove da sola mi mette un po' a disagio e questi cosi che nel più assoluto silenzio della cameretta girano la testa e se ne stanno lì a fissarti mi ricordano molto La Bambola Assassina. Chucky per me no, grazie.
Verso le 18.30 abbiamo salutato tutti e siamo ripartiti verso Traversara e il Circolo Amici della Musica, luogo che se fosse a Londra potrebbe ricordare uno di quei club super esclusivi che per entrarci devi avere come minimo tre quarti di sangue blu, la carta di credito di platino e rubini e conoscere almeno uno stilista-chef-scrittore di grido, nonché disporre del codice supersegreto da sussurrare all'ingresso. Trovandosi invece a Traversara è semplicemente un luogo il cui ingresso privo di insegna risulta introvabile ai più (leggi me), perlomeno la prima volta.
Una volta raggiunta la sala, Farnedi si è unito al gruppo per una rapida prova, poi ci siamo seduti a tavola e abbiamo cenato con un ottimo piatto di tagliatelle al ragù...di fagiano. Si vede che era giornata.
Durante la prima parte del concerto ho fatto un po' fatica a concentrarmi, tutto per colpa di Marco Bovi che suonava la sua chitarra in una posizione assurda con i piedi impilati uno sotto l'altro, sempre con l'aria di chi sta per cadere ma è troppo preso dall'assolo per fare qualcosa al riguardo. Poi alla fine aveva ragione lui perché non è mica mai caduto...
Segnalo un altro momento comico durante il concerto quando Eloisa, facendo una breve introduzione alla canzone successiva, ha menzionato il fatto che i Proci a Itaca si davano alla pazza gioia a spese di Ulisse, bevendo il suo vino, sacrificando bovi...
Evidentemente i Bovi che suonavano da dio la chitarra li lasciavano stare...
La serata si è conclusa come sovente accade in inverno dalle nostre parti: ritorno a casa nella nebbia più fitta del mondo con la sottoscritta che sforzava gli occhi maledicendo il momento in cui si era offerta di prendere la macchina, tutto questo mentre Farnedi rilassatissimo sedeva lato passeggero.
A conti fatti mi è comunque andata meglio che al fagiano.
P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la mia rubrica L'angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Express
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