martedì 27 gennaio 2015

Lascia stare Godzilla che dorme

Qualche giorno fa ho letto un articolo sul web: Ecco perché la pallavolo è lo sport più pericoloso che esista.
Mauro Berruto, Commissario Tecnico della nazionale maschile di pallavolo, parla delle caratteristiche della pallavolo come gioco di quadra in cui il singolo, per quanto bravo sia, vale solo se riesce a fare gioco di squadra, a lavorare in modo efficace insieme agli altri. 
Mentre leggevo e annuivo mi è tornato in mente un episodio di millemila anni fa: era un caldo pomeriggio estivo e me ne stavo sdraiata sotto l'ombrellone, ascoltando gli amici che cercavano di organizzare una partita molto amatoriale di pallavolo. 
I più entusiasti tentavano di convincere i dubbiosi che in fondo giocare sotto il sole non è poi una gran tragedia (io dall'alto della mia pressione bassa li guardavo come se fossero alieni) ma con il passare del tempo sembravano non avanzare molto nei loro propositi.
In effetti però c'erano altre persone che si erano offerte di giocare (mi viene in mente la Leda) ma
erano state rifiutate con un perentorio "no tu no che sei negata"; credo sia stata proprio la frase tu sei  negata ad aver risvegliato dentro di me un assopito e incazzatissimo Godzilla. 
Ma come? Siamo qui che, tra tutti, ci ritroviamo con le capacità atletiche di una panna cotta e abbiamo il coraggio di lasciare fuori qualcuno? 
A quel punto mi sono alzata dal lettino (a dir la verità una gran voglia di giocare con quel sole in faccia non l'avevo ma, una volta svegliatosi Godzilla...) e ho chiesto di giocare nella squadra più deboluccia, a patto che includesse i famosi negati.
Ammetto che, così a prima vista, la nostra squadra non dava una gran fiducia, presi uno per uno eravamo decisamente meno dotati di quelli dall'altra parte della rete e infatti siamo partiti in svantaggio e lì siamo rimasti per un bel pezzo però, piano piano, le cose sono cambiate: stringendo i denti, incoraggiandoci a vicenda, sostenendoci ed esultando di ogni punto conquistato, siamo diventati, seppure al nostro livello fantozziano, una squadra. 
La dea bendata ci è stata favorevole in qualche occasione (non si dice forse che aiuta gli audaci?) ma alla fine è stato merito nostro se quell'ultima palla che è caduta in campo ha regalato la vittoria al nostro team.
So che da fuori può sembrare una cosa di poca importanza ma non potete immaginare la selvaggia soddisfazione, la gioia assoluta che ho provato vedendo il giocatore avversario buttarsi per terra gridando "Ho perso contro la Leda, non ci posso credere!"
Ma non era LUI ad aver perso, eravamo NOI ad aver vinto. 

Certe cose davvero non hanno prezzo.





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