venerdì 13 febbraio 2015

Basta un Celatonico e ti svolta la serata

Sabato 31 gennaio in programma c'era una serata al Magazzino Parallelo di Cesena, un circolo gestito da volontari a cui dobbiamo molte serate memorabili.
La serata in questione prevedeva una pesca di autofinanziamento (Pésca la Pèsca) allestita in una delle sue salette, pesca a cui Farnedi contribuiva personalmente con un paio di suoi CD e un vinile.
L'arrivo ha seguito più o meno il copione di sempre: ragazzo all'entrata che ci chiede di vedere la tessera Arci (l'ingresso è consentito solo ai soci) e conseguente ricerca spasmodica tra le millemila tessere della sottoscritta; non so come sia ma il mio portafogli, di dimensioni decisamente standard, quando cerco qualcosa diventa peggio di una scatola da prestigiatore, aperture segrete, pieghe insospettabili, mai una volta che quello che cerco sia lì davanti, bello visibile.
Più di una volta mi è sorto il dubbio che sia opera di quel sadico di Farnedi il quale, sapendo dove andrò la sera, mi cambia di posto le tessere prima di uscire ma purtroppo non ho prove che lo inchiodino al misfatto, mi tocca ripiegare sulla teoria del destino crudele.
L'idea di essere semplicemente invornita non è neppure contemplabile.
Una volta esibita la tessera e indi penetrata la parallela fortezza, il mio cervello è entrato subito in modalità lotteria/pesca/ tombola.
Ammetto che si tratta di un fenomeno piuttosto strano: io che non compro mai neppure un misero gratta e vinci, non gioco al lotto e non ho mai tenuto in mano un biglietto della Lotteria Italia, quando mi trovo di fronte alle tombole/pesche/lotterie organizzate alla buona (vedi festa della parrocchia, del quartiere ecc) torno ad avere sette anni e mi godo il brivido dello sfilare il biglietto dal maccherone che lo imprigiona e scoprire se e cosa ho vinto. Ovviamente a volte vinco roba inguardabile, che meriterebbe di essere inserita in uno dei miei post sui regali di Natale (vedi  A caval donato...) ma spesso e volentieri lassù qualcuno mi assiste (o mi odia, secondo i punti di vista), come la famosa volta in cui, ancora teenager, vinsi un prosciutto alla festa della parrocchia.
Ovviamente la vincita scatenò un'ondata di celebrazioni, gioia e gaudio a profusione, poi però la realtà s'impose in tutta la sua prosaica drammaticità: se hai un prosciutto ma NON hai l'affettatrice e tuo padre non conosce il significato della parola sottile, sei destinata a mesi di fiorentine di prosciutto propinate in tutte le salse.
Abbiamo mangiato prosciutto per tanto tempo che alla fine era diventato uno della famiglia, gli avevamo pure dato un nome: Rob.
"Cosa mangiamo oggi?"
" Se vi va facciamo pasta panna e Rob, oppure Rob e melone"

In questo caso non c'erano prosciutti quindi ero abbastanza tranquilla, ho lasciato il mio obolo
ricevendone in cambio vari biglietti, tra cui quello che ha vinto uno dei premi più ambiti, il comfort package, uno scatolone contenente un salame, del formaggio, una tavoletta di cioccolato fondente e del caffè. Come premi collaterali ho vinto un CD del gruppo Io e la tigre e un libro a scelta nel mucchio dei libri brutti (testuali parole della Roberta).
Se a tutto ciò aggiungiamo che abbiamo festeggiato con abbondanti dosi del Celatonico, mirabolante cocktail afrodisiaco e medicamentoso (specialità della casa), e che  Farnedi si è aggiudicato l'ambitissima felpa del Magazzino, posso dire senza tema di smentite che siamo tornati a casa più soddisfatti degli Unni dopo un saccheggio. E con meno lividi.
Tutto sommato, un successo su tutta la linea.

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