Ammetto di avere un rapporto difficile con la tecnologia, non so perchè ma Ella non mi ama e si premura di dimostrarlo a mezzo telecomandi, computer e tecnomostri vari.
Ne consegue che questa mattina, trovandomi in un'azienda altamente tecnologizzata, dovrei essere perlomeno terrorizzata ma al contrario mi sento piuttosto tranquilla, l'unica tecnologia che devo utilizzare oggi è quella per la simultanea e, quella, la so.
Sono seduta in un ufficio a vetri che dà sulla sala convegni, ho le cuffie in testa e sto aspettando impazientemente che inizino questa benedetta conferenza (prima si inizia, prima vado a casa), quand'ecco che all'improvviso una voce di donna rompe il silenzio con questa frase: il signor XY è atteso alla reception. Ma porc...non dovrebbe essere isolata questa stanza?! Questa voce da dove arriva? Devo fare qualcosa, mica posso fare una simultanea con la voce di una tizia che fa la lista degli assenti!
Mi guardo intorno ma l'unico oggetto sul tavolo è il telefono, sarà una qualche specie di vivavoce? Per stare dalla parte del sicuro lo stacco e incrocio le dita.
Trascorsi un paio di minuti la signorina nomina un altro assente e a quel punto non so proprio a che santo votarmi, nella stanza non c'è nient'altro da scollegare, cosa faccio?!
Come spesso accade quando gli eventi precipitano, se c'è da ballare io ballo: faccio spallucce, prendo un bel respiro e mi preparo a tradurre con signora.
La mia nuova amica mi farà compagnia per tutto il tempo, scoprirò solo in seguito che si tratta di un altoparlante aziendale che sgardella gli zebedei a tutti i dipendenti, probabilmente confidando nel fatto che questi a loro volta si rifaranno sui colpevoli, i famigerati assenti.
Ne consegue che questa mattina, trovandomi in un'azienda altamente tecnologizzata, dovrei essere perlomeno terrorizzata ma al contrario mi sento piuttosto tranquilla, l'unica tecnologia che devo utilizzare oggi è quella per la simultanea e, quella, la so.
Sono seduta in un ufficio a vetri che dà sulla sala convegni, ho le cuffie in testa e sto aspettando impazientemente che inizino questa benedetta conferenza (prima si inizia, prima vado a casa), quand'ecco che all'improvviso una voce di donna rompe il silenzio con questa frase: il signor XY è atteso alla reception. Ma porc...non dovrebbe essere isolata questa stanza?! Questa voce da dove arriva? Devo fare qualcosa, mica posso fare una simultanea con la voce di una tizia che fa la lista degli assenti!
Mi guardo intorno ma l'unico oggetto sul tavolo è il telefono, sarà una qualche specie di vivavoce? Per stare dalla parte del sicuro lo stacco e incrocio le dita.
Trascorsi un paio di minuti la signorina nomina un altro assente e a quel punto non so proprio a che santo votarmi, nella stanza non c'è nient'altro da scollegare, cosa faccio?!
Come spesso accade quando gli eventi precipitano, se c'è da ballare io ballo: faccio spallucce, prendo un bel respiro e mi preparo a tradurre con signora.
La mia nuova amica mi farà compagnia per tutto il tempo, scoprirò solo in seguito che si tratta di un altoparlante aziendale che sgardella gli zebedei a tutti i dipendenti, probabilmente confidando nel fatto che questi a loro volta si rifaranno sui colpevoli, i famigerati assenti.
Poco prima che inizino i lavori mi alzo per spegnere la luce dato che, essendo io parte vampiro, la luce mi dà fastidio, preferisco lavorare al buio. Certo, per farlo servirebbe un interruttore da spegnere e in questa stanza non ve n'è traccia alcuna.
Perlustro attentamente la stanza ma interruttori, ciccia, quindi mi arrendo e scendo in sala per chiedere spiegazioni; esco portando al collo i DUE cartellini identificativi che mi hanno dato, sembro una mucca col campanaccio al collo.
Faccio due chiacchiere in sala e scopro così l'esistenza del maledetto altoparlante aziendale, nonché la presenza di sensori di movimento che accendono la luce solo quando ti sentono nella stanza, l'unico modo per ottenere il buio è rimanere assolutamente immobili. Che bello il progresso!
Mi consolo con una pizzetta dal buffet e poi torno rassegnata nella mia stanza. Peccato che la porta non si apra; so che dovrebbe aprirsi, se sei una porta aprirti è nella tua job description, non puoi mica far finta di niente, questa qui però non dà alcun segno di voler collaborare.
Torno giù e confesso un po' imbarazzata che non sono capace di aprire la porta, mi sento come se stessi confessando di non sapermi allacciare le scarpe.
Ripensandoci adesso, non era poi così difficile: la porta, come tutte le porte in azienda, si apre passando davanti ai soliti fottutissimi sensori una delle due tesserine che porto appese al collo. E per fortuna che me le sono messe prima di uscire dalla stanza, perché solo la mia tessera apre quella porta, sarei rimasta chiusa fuori per chissà quanto.
Come minimo questi producono segretamente armi di distruzione di massa, altrimenti non si spiega questo deliro di sicurezza. Manca solo lo scan della retina.
Pensate per un momento a tutto quello che avete appena letto: non vi sembra abbastanza per un giorno, per una sola, povera, sfortunata interprete? E invece inizia questa benedetta conferenza e con essa una delle esperienze più surreali che abbia mai vissuto: la sala conferenze è completamente al buio e, volendo mantenere al buio anche la mia stanza, mi sforzo di rimanere immobile; purtroppo ogni tanto (distratta da lavoro) mi dimentico e allungo una mano per bere un sorso d'acqua: zac! La stanza si illumina stile sala operatoria, bruciandomi la retina (oltre a quella dei presenti in sala).
Dopo qualche minuto di rinnovata immobilità la luce cala fino a spegnersi...almeno fino al mio successivo movimento. Nuovo giro, nuova corsa.
Venghino signori venghino!
Perlustro attentamente la stanza ma interruttori, ciccia, quindi mi arrendo e scendo in sala per chiedere spiegazioni; esco portando al collo i DUE cartellini identificativi che mi hanno dato, sembro una mucca col campanaccio al collo.
Faccio due chiacchiere in sala e scopro così l'esistenza del maledetto altoparlante aziendale, nonché la presenza di sensori di movimento che accendono la luce solo quando ti sentono nella stanza, l'unico modo per ottenere il buio è rimanere assolutamente immobili. Che bello il progresso!
Mi consolo con una pizzetta dal buffet e poi torno rassegnata nella mia stanza. Peccato che la porta non si apra; so che dovrebbe aprirsi, se sei una porta aprirti è nella tua job description, non puoi mica far finta di niente, questa qui però non dà alcun segno di voler collaborare.
Torno giù e confesso un po' imbarazzata che non sono capace di aprire la porta, mi sento come se stessi confessando di non sapermi allacciare le scarpe.
Ripensandoci adesso, non era poi così difficile: la porta, come tutte le porte in azienda, si apre passando davanti ai soliti fottutissimi sensori una delle due tesserine che porto appese al collo. E per fortuna che me le sono messe prima di uscire dalla stanza, perché solo la mia tessera apre quella porta, sarei rimasta chiusa fuori per chissà quanto.
Come minimo questi producono segretamente armi di distruzione di massa, altrimenti non si spiega questo deliro di sicurezza. Manca solo lo scan della retina.
Pensate per un momento a tutto quello che avete appena letto: non vi sembra abbastanza per un giorno, per una sola, povera, sfortunata interprete? E invece inizia questa benedetta conferenza e con essa una delle esperienze più surreali che abbia mai vissuto: la sala conferenze è completamente al buio e, volendo mantenere al buio anche la mia stanza, mi sforzo di rimanere immobile; purtroppo ogni tanto (distratta da lavoro) mi dimentico e allungo una mano per bere un sorso d'acqua: zac! La stanza si illumina stile sala operatoria, bruciandomi la retina (oltre a quella dei presenti in sala).
Dopo qualche minuto di rinnovata immobilità la luce cala fino a spegnersi...almeno fino al mio successivo movimento. Nuovo giro, nuova corsa.
Venghino signori venghino!
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