lunedì 6 giugno 2016

Tutti insieme appannatamente

Foto di René Mtdue
Immaginate di trovarvi di notte lungo il greto di un fiume, laggiù a pochi metri dell'acqua; il fiume mormora ma per il resto tutto è silenzio, non vola una mosca. Oddio, non proprio. Di tanto in tanto si sente una voce gridare "Via!"  e due figuri che hanno tutta l'aria di un paio di astronauti, con tanto di casco e tuta spaziale, avanzano lentamente avvolti in un mare di nebbia.
Io osservo la scena in silenzio e prudentemente a distanza, onde evitare di finire nell'inquadratura del regista e mandare a monte la ripresa; ogni tanto però sento un grido "Spannatrice!" e scatto come una velocista, il dovere mi chiama.
Sono infatti appena stata promossa da garzona tuttofare a Spannatrice Ufficiale dei caschi dei due astronauti (Ms Amitrano e Mr Farnedi) i quali, avendo il brutto vizio di respirare, non fanno che appannare i rispettivi caschi. Più che un lavoro la mia è una missione impossibile, mi aggiro silenziosamente intorno alla scena, munita di un grosso rotolo di Scottex e pronta alla pugna contro la maledetta condensa.
Passano le ore e noi lottiamo disperatamente contro il freddo (nonostante sia maggio quaggiù sul fiume la temperatura si è fatta siberiana e c'è così tanta umidità che l'aria praticamente la bevi) e la fame (dovendo arrivare a Villa Verucchio per le 20 abbiamo improvvisato una cena frugale e adesso la pancia protesta); fortunatamente il previdente regista (Mr Lelli) ha procurato un gigantesco sacchetto di patatine su cui ci gettiamo famelici dopo aver scaldato le membra intirizzite grazie all'ottimo tè caldo fornito in un provvidenziale thermos da Colui Che C'Era Ma Non C'Era.
In quelle poche ore non ci siamo fatti mancare nulla, neppure le emozioni forti: immaginate di trovarvi nell'oscurità più assoluta e sentire alle vostre spalle un forte tonfo, come se qualcosa di grande e pesante fosse caduto nel fiume. Impossibile non chiedersi cosa ci fosse di così grosso nei paraggi e, soprattutto, se fosse ancora lì in agguato. Devo guardare meno film di mostri.
Fortunatamente il pensiero che tra noi c'era Mr Cortesi (anche noto come McGyver 2.0) ci rassicurava, in caso il Mostro della Laguna Nera  fosse emerso dalle acque, eravamo certi che il nostro uomo avrebbe assemblato in pochi secondi un'arma letale usando scotch, ciottoli di fiume, colla e chissà cos'altro.

Vi starete sicuramente chiedendo per quale motivo questo manipolo di eroi sia sceso lungo il fiume nel cuore della notte per girare scene spaziali, la ragione è presto detta: l'obiettivo era creare un trailer per la promozione di un progetto di crowdfunding per la pubblicazione di The Shadow Planet.
Il progetto in questione nasce da un idea dei Blasteroid Brothers (Gianluca Pagliarani, Giovanni Barbieri e Alan D'Amico, rispettivamente disegnatore, sceneggiatore e colorista della serie): creare e produrre una serie a fumetti di 80 pagine a colori che mescola elementi di fantascienza anni 60-70 e horror.
Grazie al sistema del crowdfunding è possibile per chiunque finanziare il progetto, contribuendo anche solo con 5 euro alla realizzazione di The Shadow Planet (in cambio riceverete vari omaggi, a seconda del contributo, date un'occhiata al progetto e se decidete di contribuire cliccate qui).

Ecco il trailer frutto di tante fatiche e tanti spannamenti:



Ed ecco un assaggio di come sarà The Shadow Planet, se diamo una mano a finanziarlo. 
Buona visione!










Nessun commento:

Posta un commento