Il campus in cui alloggiamo è enorme per cui ci tocca macinare chilometri su chilometri ogni giorno, poi per riposarci giriamo per Londra, se mi attaccassero una dinamo credo che potrei illuminare un isolato.
Ieri sera ho passato due ore nell'atrio della discoteca del campus seduta su un divano malandato in attesa che l'orda di boccia, che fino a quel momento aveva ballato furiosamente qualunque cosa, finalmente ne avesse abbastanza e temo che avrei aspettato ancora a lungo se il dj non avesse deciso di chiudere baracca e burattini sfidando la giovanile collera.
Ovviamente nel corso della serata si sono viste mise di ogni genere, con un dominio incontrastato dei pantaloncini Daisy Duke in tutti i possibili formati: paillettes, ricami, toppe ecc. Ci tengo a precisare che qui a Londra fa un curioso freddo per cui al ritorno saremo un gruppo a dir poco curioso, le ragazze vestite da spiaggia e la sottoscritta con pantaloni lunghi e giubbotto.
Ogni tanto qualcuno di noi vegliardi fa capolino nell'antro delle belve (soprattutto quelli meno vegliardi) salvo poi tornare in geriatria, scacciato da un vigoroso aroma di umanità sudante.
Sono qua da pochi giorni e in mensa abbiamo avuto un po' di tutto: pasta mollaciosa e bianchiccia, curry strapiccante e altre delizie locali che mantengono laggiù in cantina la reputazione del cibo delle mense inglesi.
A dominare incontrastate la scena sono sempre e comunque le patatine fritte, immancabili ad ogni pasto. Sento il mio fegato che recita il rosario.
A dominare incontrastate la scena sono sempre e comunque le patatine fritte, immancabili ad ogni pasto. Sento il mio fegato che recita il rosario.
Rimando ulteriori dettagli al prossimo post, oggi partiamo con la mandria diretti al centro di Londra, immagino che stasera ne avrò da raccontare. Muuuuu
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