lunedì 26 ottobre 2015

Zucche e zebedei, prepariamoci al peggio

Wendy! Sono tornati!
Spiace dovervelo ricordare ma, da qui a metà gennaio calerà su di noi un'orda di eventi che ci segneranno tutti profondamente, aggiungendo nuove cicatrici alle molte già accumulate negli anni precedenti.
Il famoso detto Non si sfugge alla morte e alle tasse a me pare incompleto senza l'aggiunta di e alle feste comandate.
La prima incursione del nemico è imminente: Halloween.
Da anni tentiamo senza successo di sfuggire alle ossute mani di questa ricorrenza, è giunta l'ora di unire le forze e organizzarsi.
La rottura di zebedei inizia molto prima della vera e propria ricorrenza, quindi la cosa migliore sarebbe evitare supermercati e negozi in genere nei periodi più a rischio ma, ahimè, ormai è tutto un periodo a rischio e mangiare, dobbiamo mangiare.
Vediamo allora come gestire la situazione:
1) al supermercato evitate il reparto dolci e distogliete lo sguardo di fronte a qualsiasi cosa di colore arancione (per un po' non mangerete arance e carote, prendete un integratore),
2) davanti alla televisione, tenete sempre il telecomando a portata di mano, di fronte all'ennesima pubblicità con bambini travestiti da mostri, lo zapping è l'unica salvezza,
3) con l'avvicinarsi della data, evitate di essere troppo cordiali coi bambini dei vicini e lasciate cadere nelle conversazioni un vostro ipotetico viaggio per lavoro proprio il 31 ottobre,
4) il giorno fatidico, chiudetevi in casa (tapparelle o scuri rigorsamente chiusi, non deve trapelare luce) e guardatevi un film al buio, possibilmente con le cuffie, casa vostra deve dare l'idea di essere disabitata. Se avete l'ingresso indipendente, parcheggiate la macchina lontano da casa.
5) generalmente, queste incursioni di bambini-mostri si esauriscono entro le 22 quindi potete anche scegliere di fuggire in palestra o al cinema. Si sconsigliano vivamente ristoranti e pizzerie che trovereste sepolti da una profusione di zucche, scheletri e roba arancione pur che sia.

Un ultimo ma doveroso commento: se avete figli, tutto quanto appena scritto a voi non si applica, non avete scampo quindi è meglio farsene una ragione e cavalcare l'onda: compratevi un vestito da vampiro e tenete una fiaschetta del vostro superalcolico preferito a portata di mano (tornerà utile per superare i momenti più difficili e se qualcuno chiede spiegazioni potrete sempre dire che è sangue).






venerdì 23 ottobre 2015

Salvi grazie a una DeLorean

Ecco le nuove tendenze della collezione autunno-inverno 2016. 
Per fortuna il futuro è finito il 21 ottobre. 

 

domenica 18 ottobre 2015

Lo squalo non ha colpe

Il mio unico errore è stato girare la pagina, il resto non è colpa mia.
Non so se vi è mai capitato di aprire un armadio vecchio per riporre qualcosa e vedere tutto il suo contenuto piombarvi addosso in una volta sola. Ecco, è stato più o meno così.
Facendo un rapido calcolo, in questa pubblicità abbiamo:
1) una stanza di albergo con tanto di insegna vacancy "camere libere",
2) una donna in guepiere nera e calze a rete in una posa insensata (in ginocchio sul letto con una gamba in fuori) e con in mano un telefono rosa,
3) un letto con una testiera che fa molto Namor, il principe degli abissi,
4) davanti alla donna un panchetto su cui poggia un'enorme lente d'ingrandimento,
5) dietro la lente uno SQUALO,
6) tra la donna e lo squalo, sullo sfondo, una mano con anello.
7) la finestra da cui filtra una luce molto X-Files.

In basso a destra una serie di trucchi, unico prodotto da reclamizzare.

In un ultimo disperato tentativo di capirci qualcosa ho cercato sul web ma l'immagine che ho trovato non fa altro che peggiorare le cose.
All'elenco di prima dobbiamo aggiungere:
8) un tizio vestito da gangster che tiene in una mano un orologio a cipolla e, nell'altra, l'enorme lente d'ingrandimento di cui al punto 4,
9) effetto tramonto con nuvolette arancioni sul muro di fianco alla manona,
10) altra finestra che aumenta l'effetto X-Files,
11) dietro il gangster c'è...il suo cartonato (?) (!)

Non ho francamente la forza di dire molto, l'unico commento che mi sento di fare è: solo perché vi piacciono il coniglio, il pandoro e la salsa rosa, non è detto che il coniglio ripieno di pandoro  e sommerso di salsa rosa sia un'idea geniale.
Adesso vi saluto, vado a guardare per un po' una parete bianca per disintossicarmi.

mercoledì 14 ottobre 2015

A volte basta poco

A volte basta poco per accendere un sorriso.
Stamattina sono andata dalla mia verduraia di fiducia per un necessario rifornimento di roba verde e, dopo aver dato un'occhiata al'angolo delle offerte, cosa che mi ha fruttato un broccolo e alcuni pomodori, ho iniziato a percorrere il solito percorso verduroso: un cavolo verza qui, tre banane là, il carrello si riempiva senza grossi sforzi mentre andavo avvicinandomi alla cassa.
In quel momento in tutto il negozio l'unico altro cliente era un uomo di mezza età che commentava ad alta voce con la titolare tutto quello che sceglieva, nell'errata convinzione che le sue scelte alimentari potessero essere d'interesse per qualcun'altro.
Girato l'ultimo angolo del percorso, dopo aver deciso  malincuore di lasciare lì la zucca (in questi giorni di tempo per la zucca proprio non ce n'è) mi sono diretta alla cassa, peccato che la suddetta fosse inagibile, letteralmente sommersa com'era da sacchetti di plastica pieni di verdura.
Mi sono guardata intorno cercando di capire l'origine del mucchio di vegetali e alla fine ho concluso che dovevano essere frutto dell'alacre attività di approvvigionamento del signor Bonaventura laggiù
in fondo; il gentiluomo probabilmente aborriva quelle cose plebee che noi del volgo chiamiamo carrelli ed aveva quindi deciso di appoggiare i suoi regali acquisti direttamente sulla cassa, "non è forse lì per quello?" - avrà pensato. A noi del popolo restavano i croissant.
Dopo avergli mandato quelle due-tremila maledizioni (niente di letale: un foruncolo nella piega di un orecchio, strapparsi il cavallo dei pantaloni mentre chiacchiera con il capo, piccole cose insomma), mi sono fatta largo e le mie verdure hanno finalmente raggiunto il nastro della cassa.
Una volta concluso l'acquisto, mentre mi avviavo verso l'uscita, dopo un rapido saluto alla signora, ho sentito Sua Maestà pronunciare queste celestiali parole:"Temo di essermi dimenticato il portafogli"
A volte basta poco per accendere un sorriso/sogghigno.

sabato 10 ottobre 2015

La streghetta non è sempre benvenuta


Sono le 20, il buio è ormai sceso ma la temperatura è ancora piacevole, un miracolo se si pensa alle ultime due settimane di tempo britannico che abbiamo avuto; oggi il bel tempo è ancora più importante perché ci coglie in fila fuori dal Carisport di Cesena, dove questa sera è previsto nientepopodimeno che il concerto di Morrissey, e non oso neanche immaginare come sarebbe stato passare 40 minuti in attesa sotto il diluvio.
Il nostro gruppetto si era dato appuntamento con armi e bagagli alle 19.30 e devo dire che abbiamo dato prova di grande puntualità: ci siamo piazzati britannicamente in fila davanti all'ingresso e abbiamo cominciato a tirare fuori vettovaglie dalle borse come se non ci fosse un domani (il picnic di Pasquetta impallidiva al confronto): piadine, crescioni, streghette imolesi e patatine vegane (un mistero, le altre patatine non lo sono?), tutto rigorosamente vegetariano, avendo noi appreso da voci di corridoio che ai concerti del nostro Morris, essendo lui vegano, non è consentito consumare alimenti di origine animale.
Secondo il piano iniziale avremmo conquistato i posti migliori battendoci con un coltello tra i denti, per poi consumare il nostro non tanto frugale pasto all'interno del palazzetto ma, essendo lì in fila e dovendo passare il tempo, la cena è sembrata a tutti la soluzione ideale. E per fortuna! Quando finalmente si sono aperte le porte ci è stato detto (da alcuni nerboruti individui che, in quanto nerboruti, avevano per forza ragione loro) che non era permesso portare alcun tipo di cibo o bevanda all'interno, per ragioni di sicurezza.
Le nostre borse sono state aperte e perquisite una per una, sembrava di essere all'aeroporto di Heathrow il giorno dopo un attentato.
Per un attimo mi sono immaginata il mondo in un prossimo futuro di neo-proibizionismo, un universo in cui è vietato mangiare carne e le forze dell'ordine pattugliano i luoghi pubblici con l'ausilio di cani anti-carne: la mafia, come sempre in questi casi, ha creato una rete di contrabbando altamente sofisticata per cui, per mezzo di arditi corrieri, sarà possibile ricevere direttamente dentro al palazzetto un panino con la porchetta, questo sì, pagandolo cifre astronomiche.
Tornando al qui e ora, ci siamo trovati a dover gettare via pericolosissime (seppur veganissime) bottigliette di acqua minerale (quelle che, come tutti sanno, noi hooligan di mezza età siamo soliti usare come palla da baseball durante i concerti), panini consumati a metà e le ultime streghette rimaste (quelle forse per motivi religiosi?), salvo poi arrivare in prossimità del bar e scoprire che le nostre bottiglie di plastica sono pericolosissime ma le lattine di birra del bar no, quelle evidentemente hanno un sistema di airbag che, se le tiri contro qualcuno, si attiva e rimbalza sul bersaglio con la delicatezza di una nuvola. Miracoli della tecnologia.
Per quanto riguarda il concerto, la mia non sarà una recensione canonica; pur essendo al mio secondo concerto di Morrissey, conosco poche sue canzoni e non sono in grado di dirvi se le ha cantate fedelmente o reinterpretate in modo ardito; il motivo per cui ho deciso di andare (nonostante il prezzo non proprio abbordabilissimo) è che ricordavo l'atmosfera  meravigliosa che avevo respirato la volta scorsa a Firenze (vedi Morrissey, la banda Fratelli e il sacco di Firenze) e speravo di ripetere l'esperienza. Così è stato, complice l'ottima posizione centrale e un po' rialzata (posti scelti accuratamente arrivando con smodato anticipo) che ci ha permesso di godere appieno di musica e luci indiavolate.
Il chitarrista che a Firenze era vestito da donna questa volta ha tenuto un basso profilo e devo dire che tutti i musicisti hanno dato prova di sè suonando qualunque strumento immaginabile; a parte l'arpa e il triangolino si è visto di tutto, a un certo punto un fan si è buttato sul palco e per un attimo ho pensato che qualcuno dei musicisti avrebbe afferrato e suonato anche lui. Il tempestivo intervento dei buttafuori ha lasciato la mia ipotesi sospesa nell'aria, restituendo di volata l'uomo alla folla.
Concludo con un pacato ma giustificato sfogo: capisco che nel mondo delle t-shirt commemorative tutto viaggi a una velocità pazzesca, o la stampi subito o muori, però, però, però, almeno il controllo ortografico facciamolo!
OCT. 8 - CESANA?!!! Sant'Iddio CESANA?!!!





P.s. questo post è stato scritto per la mia rubrica "L'angolo dell'estrema Riluttanza" su Stonehand Express