Questo post è la prosecuzione del post precedente sul mio ultimo lavoro in quel di Firenze, per chi l'avesse perso: Un Vaglia ci salverà
Non mi dilungo sul lavoro in sè, dato che non ha riservato grandi sorprese a parte il tocco di eleganza che abbiamo trovato ad attenderci in cabina: dei raffinati sottobicchieri di carta con motivo pizzoso (vedi foto) su cui poggiavano due bicchieri di plastica da fiera della polenta.
Aggiungo solo che finalmente ho capito come deve sentirsi Brad Pitt quando esce di casa: tutte le mattine al mio arrivo al centro congressi c'erano decine di volontari (il convegno era della Croce Rossa) sorridenti che ti davano il buongiorno facendoti sentire una piccola celebrità, magari sono dettagli ma è un bel modo per cominciare la giornata.
Il lavoro è inaspettatamente finito in orario ma ahimè, il treno per Faenza era partito da poco quindi mi è toccato aspettare un'ora in stazione però, vista la situazione, sono rientrata rapidamente nella modalità gita, ho comprato due ottime pizze al taglio (quelle quadrate di una volta, non gli spicchi tristi che vanno adesso) e mi sono
seduta comodamente a un tavolino con la mia copia di American Gods di Neil Gaiman, romanzo godibilissimo con un'unica controindicazione: ti tocca puntare la sveglia perché rischi di andare avanti a leggere e perdere il treno.
Una volta fattasi ora di partire, mi sono avvicinata al tabellone delle partenze ma ancora il numero del binario non c'era, strano- ho pensato - non manca mica tanto! A intervalli regolari alzavo gli occhi verso il tabellone ma la casella chiave rimaneva inspiegabilmente vuota; quando ormai cominciavo a preoccuparmi, il velo mi è caduto dagli occhi: stavo guardando la colonna dei ritardi in cui grazie a dio non c'era niente, mentre il binario era scritto lì a fianco, 14, da chissà quanto tempo. Che invornita!
Mi sono lanciata verso il binario dove, pur trovando il treno con le sue porte ben aperte, ho notato che le luci all'interno delle carrozze erano spente e dentro non c'era nessuno; fortunatamente non ero nuova a situazioni di questo tipo e ho subito ipotizzato un tiro mancino di quei sadici di Trenitaglia che a volte amano nascondere il trenino della linea Faenza-Firenze dietro un altro treno così, tanto per renderti le cose più vivaci.
Ho percorso quel miglio lungo la banchina che mi separava dall'ambito mezzo e, senza ulteriori contrattempi, ho trovato posto (tra l'altro era quello più ambito, proprio accanto al finestrino, dove si gode il panorama migliore).
Mentre il treno partiva non ho potuto fare a meno di chiedermi se in quel momento non ci fosse qualcuno seduto nel treno spento che si chiedeva come mai il mezzo non partiva.
Il fatto che le porte del treno finto fossero aperte rafforzava l'ipotesi di sadismo precedentemente avanzata.
Concludo felicemente con l'arrivo in stazione a Faenza in perfetto orario. Son soddisfazioni.
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