L'orchestra in questione l'ho già menzionata in un precedente post (vedi Nonantola e il mucchio selvaggio) e il fatto che tornasse in Italia dopo non so mai quanti anni era già un evento in sé, figuriamoci per me che non l'avevo mai vista dal vivo...
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Sabato 21 giugno è finalmente arrivato e mi trovo in fila da 30 minuti davanti al camioncino dei panini (un sacco di gente, un solo camioncino = fila interminabile), circondata da un mare di gente e un numero imprecisato di ukulele; per tutto il pomeriggio le performance "autorizzate" si sono alternate alla musica spontanea, gruppetti di persone sedute all'ombra di un albero improvvisavano piccoli concerti in un'atmosfera gioiosa e familiare difficile da rendere a parole.Sono ormai le 21.13 e io mi sto chiedendo se mai riuscirò a mettere qualcosa sotto i denti quand'ecco aprirsi la porta del camerino e uscire gli otto membri dell'orchestra i quali, elegantissimi in smoking (i signori) e abiti da sera (le signore), davanti ai nostri occhi increduli sono saliti sul palco, hanno fatto un inchino di saluto e alle ore 21.15 hanno dato inizio al concerto.
Questo dettaglio, a prima vista trascurabile, è invece fondamentale per capire che noi e gli inglesi siamo popoli assai diversi: nel programma il loro concerto era previsto per le 21.15 e alle 21.15 è iniziato. Noi, da bravi italiani, di fronte a tanta britannica puntualità siamo rimasti a bocca aperta come paganelli.
L'orchestra non ha deluso le nostre aspettative, il repertorio ha spaziato dagli Who (Pinball Wizard in una versione da ballata marinaresca) a Morricone (Il buono il brutto il cattivo), passando per i Talking Heads (Psycho Killer) e i Nirvana (Smells Like Teen Spirit), il tutto accompagnato dall'inconfondibile humor d'oltremanica.
La sorpresa del pubblico era palpabile, non capita tutti i giorni di vedere un uomo nudo su un palco e, per un attimo, mi sono chiesta come sarebbe andata a finire; è andata a finire che abbiamo goduto di quindici minuti di puro divertimento (non solo noi, anche le signore in abito a fiori sedute davanti a me hanno mostrato di apprezzare), su cui però mantengo un rigoroso silenzio, onde non rovinare la sorpresa a coloro che avranno la fortuna di assistere a una simile performance in futuro. Aggiungo soltanto che il signor Sánchez ha concluso in grande stile l'intervallo, consegnandoci all'orchestra per la seconda, strepitosa parte del concerto.
Non ho purtroppo spazio sufficiente per raccontare tutto quello che è successo in quei tre giorni: dal concerto della Keiki Ukulele Band, composta interamente da bambini, alla proposta di matrimonio che il virtuoso hawaiano Aldrine Guerrero ha fatto alla sua compagna nel bel mezzo del suo concerto, dalla lotteria con i biglietti pastello che di sera non capivi di che colore fossero, fino al numero spropositato di ukulele in mostra che ha causato in Farnedi più di un sospiro di desiderio.
Per quanto mi riguarda, quello che porto a casa da Caldogno è l'atmosfera accogliente e di grande entusiasmo che si respirava, le facce sorridenti di chi lavorava senza sosta e il rammarico di non essere stata in grado, con i quattro accordi in croce che conosco, di partecipare davvero di tutta quella gioia a forma di ukulele.
P.S. E il panino ukulele, ovviamente :)
P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la mia rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Express
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