E finalmente eccomi di ritorno dopo un mese di lavoro, matto e disperatissimo, che mi ha costretto a
infiniti spostamenti in treno, autobus, macchina. Per fortuna, nel corso di questi lunghi viaggi ho spesso goduto della preziosa compagnia dell'umanità di turno e devo dire che, nonostante mi abbia indubbiamente intrattenuto, sono sempre più evidenti i segni di un inarrestabile declino della specie.
Posso citare ad esempio la famigliola in gita domenicale sulla linea Faenza-Firenze:
- figli non pervenuti in quanto attaccati a giochini vari (unica eccezione l'inevitabile litigio per l'Ipad), oppure al cellulare nella vana speranza che ci sia campo,
- padre sofferente perché gli è toccato andare in gita proprio la domenica in cui ci sono il calcio e il moto GP; è in astinenza da schermo/divano e non è ancora riuscito a sapere i risultati perché non c'è campo, prova continuamente ma il telefono risponde picche,
- madre ossessionata dalla cena serale inizia a rompere le balle al marito (e a tutti noi intorno) non appena il treno parte e continua per due ore due, ignorando completamente la proposta cotolette avanzata dal resto della famiglia, solo perché lei vuole ordinare la pizza, peccato che non sappia né il numero della pizzeria né l'indirizzo del luogo ove passar a ritirare l'ordine e, soprattutto, non possa comunque telefonare perché NON C'E' CAMPO.
Confesso che l'annuncio siamo in arrivo alla stazione di Faenza è stato salutato con grande entusiasmo/sollievo dalla sottoscritta (e sospetto anche da altri).
In un'altra occasione sempre sulla stessa tratta mi sono imbattuta in un gruppo di signore di una certa età che erano di ritorno da una gita a Faenza; il solo fatto di dover decidere dove sedersi le ha gettate nel panico più assoluto, sono andate avanti e indietro per il treno almeno tre volte alla ricerca del posto più adatto e alla fine, dio solo sa perché, si sono sedute nei miei paraggi.
Nelle due ore seguenti la conversazione ha seguito un percorso tutto sommato piuttosto lineare: sono partite ciascuna raccontando le proprie precedenti esperienze di viaggio, poi però la gita ancora in corso ha preso il sopravvento e si sono lanciate in una recensione della trattoria dove avevano consumato il pranzo, ripercorrendo fedelmente ogni opzione del menu. Unanime la condanna della panna come condimento per la pasta in quanto attentato alla linea, alla salute (il colesterolo!) e alla società nel suo complesso; da lì sono passate a una dettagliata descrizione degli acciacchi di ognuna e poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, è iniziato un elenco infinito di conoscenti con malattie gravissime, elenco che non poteva che confluire in una panoramica dei decessi più recenti, inclusi diagnosi, cure seguite e pareri circa la competenza dei medici.
Io all'inizio tentavo disperatamente di distrarmi leggendo un libro ma alla fine ho capitolato, ho chiuso il volume e mi sono goduta lo spettacolo (la parte malattie e decessi un po' meno).
Sono queste le cose che mi tornano in mente quando, raggiunta finalmente la sede del convegno in
cui lavoro, entro in cabina di traduzione, chiudo la porta e mi siedo con un sospiro di sollievo: ce l'ho fatta anche questa volta (senza picchiare nessuno) e adesso, almeno per qualche ora, l'umanità se ne resti di là dal vetro.
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