giovedì 5 aprile 2012

Staccare la spina tra Lanzarote e Fuerteventura - secondo capitolo

Proseguo il diario della vacanza canarina con qualche dettaglio sulla sistemazione. Tra i pro dell'appartamento: è a 5 minuti dalla spiaggia, ci fanno le pulizie tutti i giorni e ci sono tre scaffali pieni di libri a disposizione degli ospiti, per non parlare del wi-fi gratuito; tra i contro abbiamo il fatto che per cucinare c'è la vetroceramica che però ci mette una vita a scaldarsi e noi, che abbiamo una certa età, preferiremmo non dover sprecare ore della nostra vita a fissare una pentola.
Inizialmente la tv prendeva solo Cnn e canali tedeschi ma, dietro nostra richiesta, ci hanno sintonizzati sui canali spagnoli per cui ci divertiamo un sacco guardando i telefilm doppiati in spagnolo e abbiamo anche scoperto un'inaspettata e strepitosa  serie di qualche anno fa (Aqui no hay quien viva). In piu' danno delle telenovelas sudamericane meravigliose dove i cattivi sono cattivissimi e di nero vestiti e rapiscono le belle giovini che non gli si concedono; assumendone una dose quotidiana ci risultano più sopportabili queste tre settimane senza le assurdità di Biutiful. Dobbiamo pero tenere sempre un peso sul cavo della tv che altrimenti perde la sintonia, fa tutto molto casa del mare.
Guardandomi intorno mi rendo conto che come vacanzieri siamo un po' atipici, siamo qui da oltre una settimana e non siamo mai andati in spiaggia, se non per passeggiate nel tardo pomeriggio o per prendere un aperitivo in uno dei bar sulla spiaggia. Purtroppo però, anche se tu non lo cerchi, il sole qui ti trova comunque, dopo un solo giorno c'era gia' qualcuno con le braccia e il collo rossi che pareva un ghiacciolo a strisce. Fortunatamente, grazie a una copiosa applicazione di crema spf 30 abbiamo bloccato il fenomeno sul nascere.
Come già sottolineato, l'obiettivo della vacanza era la nullafacenza più assoluta; ciononostante, ci siamo permessi qualche escursione nei dintorni e la prima è stata una visita alla vicina cittadina di Arrecife, capitale dell'isola.
Abbiamo preso l'autobus da Puerto del Carmen a Arrecife (in quei primi giorni eravamo ingenui e tentavamo di usare i mezzi pubblici per essere più ecocompatibili), fatto una bella passeggiata per la città, visitato il locale mercato artigiano e la chiesetta che si affacciava sulla piazza, per poi pranzare con ottime tapas (peperoni alla padrón e alici marinate) presso il locale Bar Andalucia.
Eravamo proprio nel bel mezzo di un giro esplorativo della locale "darsena", quando ci siamo accorti che una delle scarpe di Rico aveva problemi con la suola, nel senso che la suola sembrava in preda a un irresistibile desiderio di liberta' e decisa ad andarsene per i fatti suoi. Il problema non era da poco, eravamo almeno a un chilometro dalla fermata del bus e i negozi non avrebbero aperto per altre due ore, quindi comprare un paio di scarpe nuove era fuori discussione. Per un attimo abbiamo considerato l'idea di prendere il trenino bianco che portava i turisti a fare un giro della citta' e che fermava anche alla stazione dei bus pero', un po´ per la vergogna di farsi vedere sul trenino bianco da Disneyland in mezzo a stagionati e arrossati turisti, un po' per il fatto che il treno non sarebbe partito per altri venticinque minuti, abbiamo deciso di proseguire effetuando prima un piccolo intervento di manutenzione sulla scarpa: abbiamo parzialmente sciolto i lacci e li abbiano attorcigliati alla scarpa passando sotto la suola. Seppur discutibile da un punto di vista estetico, il trattamento di consolidamento si e' rivelato efficace, permettendoci di raggiungere la stazione dei bus con tutte e quattro le scarpe. Mancavano ormai poche centinaia di metri quando abbiamo visto il nostro autobus arrivare allegramente e altrettando allegramente ripartire. Mai che tardi due minuti quando serve.
La sera abbiamo deciso di provare a cucinare le papas arrugadas (patate rugose) a casa; non avremmo seguito fedelmente la ricetta che prevede di far bollire le patate in acqua salatissima,  in modo da creare una buccia rugosa e salata, ma piu' semplicemente cotto le patate nel microonde per poi condirle con il mojo (salsa tipica) che avevamo comprato in due varieta', verde e rosso, al locale supermercato. Peccato che non le avessimo bucherellate a dovere, dopo qualche minuto abbiamo sentito un  "pop", uno di quei maledetti tuberi era letteralmente esploso, ricoprendo le pareti del forno di frammenti patatosi, tutti da pulire. La vita non e' tutta rose e fiori e vacanze alle Canarie.
E ancora non vi ho detto della gita al mercato domenicale di Teguise...
Ma di questo parleremo la prossima volta.

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