E finalmente anche quest'anno è arrivata: quando ormai la davamo per persa e ci eravamo rassegnati a un 2012 zoppo, incompleto, ecco arrivare la comunicazione sulla bacheca facebook della Ciana: l'ormai celeberrima cantinata chez Ciana e Livio veniva annunciata per sabato 12 maggio.
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno perché di solito detto evento ha luogo in periodo invernale (generalmente in area pre o post natalizia) e quest'anno, non avendo ricevuto convocazioni in quel periodo, ci eravamo mestamente ritirati in un angolo a strapparci i capelli e ululare sconsolati.
La Cantinata in questione è una serata che da anni la Ciana e Livio organizzano nella loro cantina insieme a un gruppo di amici volonterosi per raccogliere denari da donare in beneficienza; noi lavativi invece andiamo, ci sbafiamo il mondo, ci divertiamo a pacchi, lasciando però la nostra offerta per mitigare il senso di colpa.
Quest'anno l'organizzazione scelta come destinataria della donazione era Amnesty International.
Ovviamente, appena ricevuta la lieta novella su facebook sono andata a sentire come era messo Rico il 12; il fine settimana è sempre difficile che l'uomo sia libero dal lavoro però negli ultimi due anni eravamo stati fortunati quindi ho incrociato le dita e anche stavolta è andata bene: suonava il sabato e la domenica prima, il sabato e la domenica dopo, la domenica 13 ma il sabato 12 era libero come l'aria. Evvai.
Una volta confermata la nostra presenza alla soirée, si è presentato un altro problema: uno degli elementi caratteristici di una cantinata che si rispetti è il buon vino ed è quindi praticamente impossibile uscirne con un tasso alcolemico in linea con le norme vigenti in materia di guida e alcol (dopo due bicchieri io sono fuori di sicuro). Dato il mio proverbiale livello di jella, se appena bevessi due dita in più e osassi avviare la macchina in una strada deserta, di sicuro si materializzerebbe una pattuglia della polizia stradale con tanto di macchinino per il test. Essendo poi che se superi di 0,01 la soglia di 0,50 ti ritirano la patente per tre, dico TRE, mesi (per non parlare dei 500 euri di multa, degli esami del sangue e del corso obbligatorio su alcol e guida), non mi pareva il caso di andare in cerca di guai.
Dopo attenta riflessione abbiamo deciso di lasciare a casa l'auto e andare in bicicletta (una pedalata di mezzora, niente di proibitivo); purtroppo però, con l'avvicinarsi della data le previsioni meteo si sono fatte sempre più fosche e tendenti al bagnato. Scartata l'ipotesi di andare in macchina e poi dormire nella stessa (a parte la scomodità della cosa e l'effetto barbone, appena c'è luce io mi sveglio e non avrebbe molto senso andare a letto alle due per poi svegliarsi alle 5.30), ci siamo affidati al destino e a un buon ombrello e siamo partiti pedalando in direzione Cesena centro.
Arrivati a destinazione ci aspettava un'altra sopresa: la cantinata nella sua versione primaverile si era evoluta, arrivando a comprendere un'area privé nel cortile interno. Di sotto invece era tutto come sempre: candele lungo le scale, tavolone su cui i cuochi approntavano bruschette, crostini coi funghi, piadina e affettati e, lungo il corridoio, un'altra tavola imbandita con torte salate, frittate, macedonia e chi più ne ha più ne metta.
Sopra un tavolino appositamente decorato faceva bella mostra di sè la scatola con fessura per le libere offerte.
Onde rispettare la cantinosa tradizione, la prima cosa che ho fatto è stata prendere un bicchiere di sangiovese e una bruschetta all'aglio (le dimensioni degli spicchi d'aglio che strofinano su quelle bruschette sono da film di fantascienza) e mi sono avviata in direzione privé. Giunta al quarto gradino sono inciampata (non so in cosa, nei miei piedi suppongo) e il contenuto del bicchiere ha formato un arco molto artistico, andando poi ad annaffiare il muro sulla mia sinistra.
Ne avevo combinata già una dopo i primi cinque minuti. Mi sono prostrata in scuse di fronte ai padroni di casa che con grande eleganza mi hanno fatto notare che il muro della cantina era già tutto massacrato (questo la Ciana) e che potevo passare a ridipingere con comodo il lunedì (questo Livio).
La serata è poi proseguita come da copione: chiacchiere, risate, e tentativi infruttuosi di sfuggire ai cuochi, già tutti parecchio allegri, che ogni volta che passavo lì davanti trovavano il modo di rifilarmi qualcosa da mangiare (il formaggio di fossa era da urlo).
In superficie, la zona privé era illuminata dalla luce del patio, la quale luce aveva un timer e quindi quando si spegneva si restava a chiacchierare al buio in attesa che qualche anima buona si alzasse per riaccenderla; in quegli intervalli di oscurità potevamo vedere una stellata assoluta sopra le nostre teste (mi par d'aver visto l'orsa maggiore), una visione meravigliosa che ci riempiva di speranza allontanando, seppur temporaneamente, la nostra spada di Damocle meteorologica.
Dopo essere stata sbeffeggiata ripetutamente per la mia goffaggine e aver ascoltato Manoni e Mauri progettare di spargere la voce che, in preda ai fumi dell'alcol, avessi vomitato l'anima sul muro, ho deciso di annegare i dispiaceri in due dita di bianco che Livio stava cortesemente distribuendo; una decina di minuti dopo il padrone di casa è tornato per offrirci un altro bicchiere:
"Volete un po' di Albana?"
"No, grazie Livio, me l'hai data prima"
Sguardo depresso, occhio avvilito.
"Quello era Trebbiano"
E' sempre doloroso vedere le ferite che la propria totale ignoranza infligge a chi il vino lo conosce e lo ama. Io lo bevo soltanto.
La Cantinata offre anche l'occasione di far due chiacchiere con persone che magari vedi solo un paio di volte l'anno; di solito, dopo un introduttivo
come stai? ci si informa su lavoro, famiglia, eventuali figli, fratelli ecc. In alcuni casi le cose prendono una direzione più, come dire, creativa: quest'anno dopo il
come stai di rito mi son sentita chiedere "Come va con i capelli bianchi?" La Cantinata è anche questo.
A ora tarda si è aggiunto al gruppo anche Mohuro (dietro nostro invito), giusto in tempo per fare da testimone al momento clou della serata. A un cenno dei padroni di casa siamo scesi tutti in cantina, andandoci a sistemare nella sala più remota, dove mani sapienti hanno proceduto all'apertura della scatola nera e al conteggio delle offerte, sotto gli occhi vigili di una quindicina di testimoni. Ho scattato qualche foto per documentare l'evento e il successo dell'iniziativa che ha permesso di raccogliere ben 1139 euri. Ovviamente il documento con i conteggi e la cifra finale è stato controfirmato da tutti i presenti per motivi di trasparenza.
Si sa che quando si parla di eventi organizzati per beneficenza ci son sempre i soliti malfidati che se ne escono con commenti del tipo
Eh, chissà che fine fanno quei soldi! probabilmente per giustificare il loro braccino corto che al portafogli proprio non ci arriva. In questo caso, un commento del genere causa nei veterani della cantinata smodata ilarità e sguardi di commiserazione; è infatti cosa risaputa che, dopo ogni cantinata, Livio procede al bonifico e ne conserva copia nel portafogli, mostrandola a chiunque incontri (che abbia partecipato alla cantinata o meno) per i due mesi successivi a riprova della propria rettitudine (che per chi lo conosce non serve ma lui ci tiene e fa bene).
E in effetti due giorni dopo, il lunedì mattina, Mohuro ha raccontato a Rico di aver incontrato per le vie del centro "quel signore del padrone di casa dell'altra sera che mi ha salutato e mi ha fatto vedere la ricevuta del versamento".