martedì 27 luglio 2010

E a chi osa cambiare operatore, legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti


Importante premessa: lo so che cambiare operatore telefonico comporta sempre una serie infinita di
beghe, e so pure di non essere un fulmine di guerra per quanto riguarda la tecnologia, ma qui siamo arrivati ai confini della realtà.
Cominciamo dal principio: da qualche tempo il fatto di non poter controllare la posta mentre sei fuori per lavoro sembra diventato un dramma, non a livello della fame nel mondo ma quasi quindi, mio malgrado, comincio a considerare la possibilità di fare uno di quegli abbonamenti che includono la connessione a Internet.
A una cena un amico mi dice che ha l’abbonamento con Tre e si trova bene. Ok.
Vado al negozio e spiego al tipo che quello che mi serve è un abbonamento che mi permetta di ricevere/mandare mail e navigare con il PC usando il cellulare come modem (per fare ricerche mentre lavoro, ve lo spiego un’altra volta).
Lui risponde che non c’è problema, l’abbonamento che mi propone mi permette di fare quello che mi serve e siamo tutti felici.
La conversazione prosegue così:

Io: “Al momento ho un telefono preistorico, appena comprato quello nuovo, torno e faccio l’abbonamento”
Lui: “Se vuoi c’è questo telefonino a soli 89 euro che per quello che ti serve va benissimo”
Io: “Ok, perché no?*”

Gli do i dati per la fattura del telefono e sovrappensiero gli chiedo se gli serve anche la partita IVA (Perché? Perché? Signore Benedetto, Perché?)
A quel punto lui mi consiglia un abbonamento business che mi permette di scaricare una parte maggiore della spesa, anche se ha una tassa mensile superiore.
E’ mezzora che sono lì dentro e non capisco più niente, accetto. (Perché? Perché? Signore Benedetto, Perché?)
Chiedo quanto ci vorrà per il passaggio a Tre. Risposta, qualche giorno, max una settimana.
Torno a casa felice. Ah, l’innocenza, che tenerezza.

Dopo due settimane di silenzio torno in negozio e dopo un’attesa di mezzora (negozio molto gettonato) chiedo spiegazioni.

Lui: “Siccome per il tuo vecchio operatore eri cliente privato e noi chiediamo l’abbonamento business, gli serve la tua partita iva”
Io: “Allora cosa faccio, passo a portargliela?”
Lui: “No, no, posso farlo direttamente io”

Passa un’altra settimana. Nel frattempo mi sono accorta che il cellulare non mi permette di navigare, né di vedere la posta. Bene. Torno al negozio (ormai sono come Lassie). Altra mezzora di fila.

Lui: “Hanno fatto delle storie, la partita iva devi portarla tu personalmente”
Io: “Sgrunt. Ah, ho un problema col telefono, non mi permette di navigare. Non è la sim perché l’ho messa in un altro telefono e lì funziona”

Risposta strepitosa dell’uomo:

“Ma sai, i telefoni come questo sono molto basici, non le hanno certe funzioni”

OH, GAGIO, GUARDA CHE ME L’HAI VENDUTO TU!

Gli faccio presente la cosa e lui, con una faccia di bronzo che ci spacchi le noci di cocco, ammette che di questo tipo di telefoni (riferito ai basici) non ne sa molto ma c’è un suo amico che ha un negozio Tre a Bellaria-Igea e che forse può aiutarmi. Mi sento su Scherzi A Parte, solo che nessuno salta fuori urlando “Sorpresa!”

Vado al negozio del mio precedente operatore per comunicare questa benedetta partita IVA; sono piuttosto arrabbiata e me la prendo col commesso, salvo poi capire che il casino l’ha fatto quello di Tre non comunicandomi che è prassi, in questi casi, che io fornisca una visura camerale che attesti che ho partita iva. Quindi perché diavolo mi hanno mandato lì? Me la sono presa con la persona sbagliata. Senso di colpa monumentale seguito da accidenti di vario genere al tipo del negozio Tre. I suoi capelli hanno i giorni contati.

Qualche giorno dopo vado a Bellaria al famoso negozio Tre dell’amico. Purtroppo, proprio quel giorno, ha chiuso il negozio per andare a un corso di formazione. Il pensiero di farla finita fa capolino ma trovo la forza di reagire e torno smadonnando verso casa.
Segue altra spedizione a Bellaria, stavolta il negozio è aperto: in questo caso trovo una persona competente e disponibile, che però quel tipo di telefono non lo vende neppure ma si fa comunque in quattro per aiutarmi e mi risolve almeno il problema della visura camerale (cosa che avrebbe dovuto saper fare anche il suo “collega”). E’ già qualcosa. Esco prostrandomi in ringraziamenti e torno a casa considerando seriamente la possibilità di buttare il telefono in un canale e dimenticarmene. Il mastino che è in me si oppone, non avrò speso tanto ma mi scoccia farmi prendere in giro.

Torno a casa e comincio a cercare informazioni su Internet. Guardando il cell di Enrico, parecchio simile al mio, vedo che ha un browser (Opera Mini) che nel mio non c’è. Me lo scarico e perlomeno così riesco a navigare e a vedere la posta tramite il Web.
Per il momento mi accontento ma continuo le ricerche.
Passa altro tempo e trovo un sito dove fanno recensioni di cellulari. Leggendo i commenti scopro che proprio questo modello Nokia, se acquistato presso i negozi Tre, manca di alcune funzioni che dovrebbe avere, secondo il manuale.

Torno al negozio. Per fortuna in Italia il porto d’armi te lo fanno sudare, altrimenti un pensierino…

Messo di fronte all’evidenza dei fatti, il nostro eroe non fa una piega e mi informa tranquillissimo che lui non si occupa dell’assistenza e che devo andare al negozio Tre che c’è a Cesena in via Matteotti (c’è un altro negozio Tre a Cesena? Allora perché mi ha spedito a Bellaria? Cos’è, un sadico?!!).

Quando finalmente arrivo al negozio che fa assistenza e spiego la situazione, il commesso commenta che questo modello basico non supporta certe funzioni.
Faccio un respiro profondo, apro la pagina del manuale dove è scritto che dentro “Messaggi” c’è la voce “email” e poi li invito a trovarla nel mio telefono.

Dopo qualche minuto il tipo mi guarda e fa: “In effetti non c’è” (Ma va!)

Chiedo quanto ci vorrà per ripararlo. Risposta: minimo due settimane. Faccio presente che ho bisogno di un telefono sostitutivo e mi presentano un modello giurassico che probabilmente va a carbone. Indago:

“Ma questo si collega a Internet? Può mandare le mail?”
“No, noi forniamo solo un telefono che permette di telefonare e mandare sms”
“Ma io da voi ho comprato un telefono per navigare e pago un abbonamento per un servizio che include la connessione a Internet. Posso almeno sospendere l’abbonamento, se non lo uso?”
“No, ma credo che questo telefono su Internet ci vada”

Non ne posso più. Prendo ‘sto telefono e me ne vado. Se questo coso mi permette di vedere le mail io sono Zorro. Per fortuna in estate non ci sono molte conferenze quindi sono a casa e la posta la posso controllare dal pc fisso.

Meno di due settimane dopo mi arriva un sms, il cell è pronto. Sono sbalordita. Vado a ritirarlo e sembra tutto risolto: navigo senza problemi e, una volta inseriti i parametri per la posta, riesco a scaricare le mail sul telefono. Funziona anche come modem. Sto per gettarmi un una sfrenata danza di felicità ma mi accorgo che la mail di risposta che ho inviato a una collega non è partita. Cavolo.
Faccio qualche prova e scopro che il cellulare riceve mail ma non le invia.
Sto per mettermi a piangere. Davvero. Ripensandoci, se in quel momento non ci fosse stato Enrico adesso sarei calva, il muro avrebbe delle crepe e la mia testa un sacco di lividi. Mi convince a mantenere la calma (almeno un po’) e qualche giorno dopo scopro, parlandone con un amico, che dovendomi collegare a Tre per inviare i messaggi, la configurazione del server in uscita deve essere quella di Tre. Ok, errore mio (vedi fulmine di guerra e tecnologia). Imposto smtp.tre.it e riprovo. Niente. AAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!

Dopo aver controllato di non avere bambole Voodoo sotto il letto, vado sul sito di Tre e mando una mail chiedendo la configurazione per la posta in uscita. Come richiesto, indico il mio numero di cellulare.
Arriva la risposta: gentile cliente….la configurazione è: smtp.tre.it.
Allora ci prendiamo in giro!
Prendo il cellulare e chiamo il 139 (facendomi violenza perché i numeri dell’assistenza ricordano molto i gironi dell’inferno: aspetti per un’eternità ascoltando sempre la stessa canzone, una punizione che Dante si mangerebbe le dita per non averci pensato lui).
Mi risponde un’operatrice cortese che, appena capito il problema mi chiede che configurazione ho usato e poi mi rivela che, ESSENDO IO CLIENTE BUSINESS (com’è che lei lo sa e il gigino che risponde per mail no?), devo digitare smtp.tre.BIZ. La ringrazio, riattacco e provo. E, mi venisse un colpo, funziona.