giovedì 24 dicembre 2015

In mutande la password conta

Il titolo del servizio recita così:

MODERNO SEXY 
"La nuova seduzione gioca con slip e reggiseno di pizzo e seta indossati sotto maglie morbide e avvolgenti. 
Il risultato è uno stile raffinato e d'avanguardia, che esalta la femminilità"

PAROLE D'ORDINE: SEXY, RAFFINATEZZA, FEMMINILITA', AVANGUARDIA


Poi giri qualche pagina e ti trovi faccia a faccia con questa poveretta (che chiameremo Nina) e il suo tutone da 7 chili in 7 giorni, completo di polsini alle caviglie.
Da notare l'espressione della giovine, tipica di chi non riesce a capacitarsi che l'abbiano conciata a quel modo e tristemente consapevole del fatto che sull'intera vicenda non calerà un velo pietoso anzi, trattandosi di un servizio fotografico, la sua foto così inzampata sarà vista da uno stramilione di persone, incluse sua mamma (per cui sarà ovviamente colpa sua se è conciata così) e la vicina di casa con cui la Nina se la tira da mesi, dall'alto del suo fare la modella.

PAROLA D'ORDINE: una a scelta tra FEMMINILITA' e SEXY





Si potrebbe pensare a un incidente isolato (causa improvviso quanto inspiegabile calo di diottrie) del fotografo/stylist/parrucchiere/eccetera, se non fosse che non è l'unico, basta dare un'occhiata alla foto qui sotto.

Siamo sempre nel solito bosco umido (vedi muschio ovunque, la vita della modella non è tutta gioia e gaudio); qui alla povera Nina hanno messo un paio di hot pants e un reggipetto con maglino di pizzo. Le gambe, nude, terminano in grossi calzini e scarpe taccate. Sulle spalle un ulteriore maglino (sarà per la cervicale?)
Pregasi notare che la previdente Nina evita con cura di appoggiarsi ad alcunché, consapevole (forse grazie a un passato da scout?) che bastano pochi minuti seduta in mutande su un tronco del genere per rischiare di trovarsi formiche ovunque.


PAROLA D'ORDINE: RAFFINATEZZA




Tutte le altre foto del servizio ritraggono la nostra Nina con una diversa combinazione del trio base: mutande + reggipetto + maglia.

PAROLA D'ORDINE: AVANGUARDIA



P.S. Buon Natale e buone mutande a tutti!

giovedì 17 dicembre 2015

A Natale i serpenti non aiutano

Anche quest'anno corro in soccorso di coloro che vagano per il mondo in cerca di ispirazione per gli obbligatori cadeau natalizi.
Ecco alcune idee raccolte nel corso dell'anno; i prezzi decisamente esigui le rendono alla portata di tutte le tasche (a parte quelle che dentro ci sono i serpenti, come da famoso detto popolare).





Immancabile, dato il periodo, la tazza da tè a forma di C1P8 da regalare all'appassionato, con l'unica accortezza di non essere presente quando lui/lei si verserà il tè e proverà a berlo, sbrodolandosi inevitabilmente tutta la maglia.




A chi non piacerebbe sorseggiare un liquore fornito da un bambino? Un chiaro tentativo di trarre beneficio economico sfruttando il famoso mito della "pipì santa".



La prima reazione è un brivido lungo la schiena, poi ti chiedi perché i salvadanai li facciano sempre così orrendi. Finché gli giri intorno e scopri che non c'è la fessura per il soldi, ergo non è un salvadanaio, è solo a scopo ornamentale.











 



Il regalo perfetto per il suocero nasone e appassionato de "I tre moschettieri", il servizio ideale per sorseggiare vino guardando Cyrano de Bergerac.





Questo lo consiglio per il collega rompiballe (sì, quello che tenta di farvi le scarpe da mesi arruffianandosi il capo) temporaneamente a casa con l'influenza; l'arnese qui presente, con la sua meravigliosa frase guarisci presto, potrebbe rivelarsi più potente di una bambola vudù.


Il regalo ideale per l'amico che da mesi vi sgardella gli zebedei perché deve:
a) scegliere la facoltà universitaria, o
b) scegliere dove andare in vacanza, o
c) scegliere tra la Maria, la Giovanna e la Marika,
d) riempire a piacere
 A seguire trovate alcuni articoli che non mi spiego come siano potuti arrivare in produzione:





Chi non vorrebbe una bilancia che ogni volta che ti pesi ti dà dell'ippopotamo?



Questo penso sia un prodotto artigianale, quindi frutto della follia di un singolo, il quale:
a) odiava le conchiglie e quindi faceva loro del male, o
b) aveva seguito un suo progetto estetico che a noi francamente sfugge (da notare che le vele del veliero sono di carta e 3D).

Credo sia una delle cose più brutte che io abbia mai visto.
Terminiamo con un dubbio che mi lacera e per cui mi serve il vostro aiuto.                                                                                Mi rendo conto di avere grossi limiti, artisticamente parlando, sicuramente mi sfugge qualcosa quindi, vi prego, siate onesti: la pera in primo piano davanti al campanile la vedo solo io?


martedì 17 novembre 2015

Concerti: 10 utili consigli per portare a casa la pelle


Quello di oggi sarà un post di pubblica utilità, ho deciso di rendere un servizio alla comunità nella speranza che poi la comunità ricambi (magari facendomi trovare parcheggio la prossima volta che vado in centro).

Siete in partenza con un gruppo di amici per andare a vedere un concerto? Ecco alcune precauzioni  che, fossi in voi, non mancherei di adottare:
1) Assicuratevi di sapere esattamente dove si terrà l'evento, NON, ripeto, NON confidate in quello che vi ha assicurato di sapere la strada perchè tanto non la sa, probabilmente in quel locale c'è stato una volta venticinque anni fa, o magari la mappa del percorso che ha accuratamente disegnato si scoprirà coprire solo gli ultimi 500 m del tragitto.
2) Se c'è talmente tanta nebbia che potreste tranquillamente girare il remake di The fog, scegliete solo strade principali anche se allungano il percorso, mi ringrazierete quando l'unico salvagente a frapporsi fra voi e il fosso sarà la riga bianca lato strada, riga spesso assente nelle vie di campagna.
3) Se prevedete di prendere l'autostrada, controllate che non siano previste chiusure notturne che vi costringerebbero a proseguire per venti minuti fino all'uscita successiva e poi altrettanti per tornare indietro, raggiungendo la vostra destinazione praticamente a evento concluso.
4) Se una volta arrivati a destinazione e pagato il biglietto d'ingresso uno dei vostri volesse uscire dal locale per andare a fumare una sigaretta (l'ormai nota pausaperdroga), non chiedete a quelli della cassa se vi serve avere un timbro sulla mano per potere poi rientrare, tenete il vostro biglietto a portata di mano (evidenza dell'avvenuto pagamento) e uscite silenziosamente, eviterete così che i suddetti della cassa, non avendo pensato prima alla necessità di un timbro identificativo, vi timbrino la mano usando il tibro ufficiale che mettono sulle fatture e che copre un'area pari a un portafogli.
5) Se non mi avete dato retta e vi hanno portafogliato la mano, andate in bagno e bagnate il timbro pastrocchiandolo con un dito. Quando vi chiederanno spiegazioni (e lo faranno) del pastrocchio, sostenete decisi che trattasi di un tribale maori,
6) Se andate in collina scegliete una macchina con specchietti pieghevoli, spesso il parcheggio è a bordo strada e lo specchietto è il primo a scoprirlo con dolore,
7) Se non conoscete il gruppo che si esibirà, posizionatevi a una certa distanza dal palco, qualora si rivelasse composto da battipadelle, ululatori folli o legnose statue di cera, potrete defilarvi silenziosamente,
8) Se avete ignorato il punto precedente e vi trovate in prima fila, spettatori di una performance che nessuno dovrebbe mai vedere, un po' ve lo meritate, però mi fate anche pena quindi vediamo: un modo per uscirne a testa alta non c'è, però c'è il modo di uscirne, tirate fuori un pacchetto di sigarette e simulate la già citata pausaperdroga, a volte è meglio inalare del cancerogeno che sentire certe cose,
9) Portate sempre con voi un pacchetto di sigarette, anche se non fumate, vi permetterà di realizzare il punto 8 in caso ve ne fosse la necessità. Qualora i vostri figli adolescenti trovassero il pacchetto in borsa e piantassero un casino perché voi per anni avete rotto le balle che il fumo fa male, fate leggere loro questo post, qualche lettore in più fa sempre comodo,
10) Anche se per voi lo stile e il look sono priorità, datemi retta e vestitevi a cipolla, non si può mai sapere che microclima troverete (dipende da quanto sono corte le braccine del proprietario del locale); questo sì, non dimenticate berretto e guanti di lana per le eventuali escursioni di cui ai punti 4 e 8.


P.S Questo articolo è stato scritto er la mia rubrica L'angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Express





mercoledì 11 novembre 2015

Nuove mode: più collage per tutti!

E finalmente, ecco qualcuno che osa un look un po' diverso dai soliti!
Iniziamo scontatissimi con la biker lady (se hai un po' di testa non ti metti quella sottana svolazzina per andare in moto ma, in effetti, non c'è scritto smart biker lady), continuiamo laggiù a destra con la dandy girl (secondo me la stilista è Frau Blucher), ma è con il look super innovativo al centro che chiudiamo col botto: ready for collage.

Ora finalmente sappiamo cosa indossare per essere alla moda quando ci tuffiamo nell'appiccicosissimo mondo del collage, non vi sentite già più sollevati?


giovedì 5 novembre 2015

Fate largo ai tecnomostri!

Ammetto di avere un rapporto difficile con la tecnologia, non so perchè ma Ella non mi ama e si premura di dimostrarlo a mezzo telecomandi, computer e tecnomostri vari.
Ne consegue che questa mattina, trovandomi in un'azienda altamente tecnologizzata, dovrei essere perlomeno terrorizzata ma al contrario mi sento piuttosto tranquilla, l'unica tecnologia che devo utilizzare oggi è quella per la simultanea e, quella, la so.
Sono seduta in un ufficio a vetri che dà sulla sala convegni, ho le cuffie in testa e sto aspettando impazientemente che inizino questa benedetta conferenza (prima si inizia, prima vado a casa), quand'ecco che all'improvviso una voce di donna rompe il silenzio con questa frase: il signor XY è atteso alla reception. Ma porc...non dovrebbe essere isolata questa stanza?! Questa voce da dove arriva? Devo fare qualcosa, mica posso fare una simultanea con la voce di una tizia che fa la lista degli assenti! 
Mi guardo intorno ma l'unico oggetto sul tavolo è il telefono, sarà una qualche specie di vivavoce? Per stare dalla parte del sicuro lo stacco e incrocio le dita. 
Trascorsi un paio di minuti la signorina nomina un altro assente e a quel punto non so proprio a che santo votarmi, nella stanza non c'è nient'altro da scollegare, cosa faccio?!
Come spesso accade quando gli eventi precipitano, se c'è da ballare io ballo: faccio spallucce, prendo un bel respiro e mi preparo a tradurre con signora.   
La mia nuova amica mi farà compagnia per tutto il tempo, scoprirò solo in seguito che si tratta di un altoparlante aziendale che sgardella gli zebedei a tutti i dipendenti, probabilmente confidando nel fatto che questi a loro volta si rifaranno sui colpevoli, i famigerati assenti.
Poco prima che inizino i lavori mi alzo per spegnere la luce dato che, essendo io parte vampiro, la luce mi dà fastidio, preferisco lavorare al buio. Certo, per farlo servirebbe un interruttore da spegnere e in questa stanza non ve n'è traccia alcuna.
Perlustro attentamente la stanza ma interruttori, ciccia, quindi mi arrendo e scendo in sala per chiedere spiegazioni; esco portando al collo i DUE cartellini identificativi che mi hanno dato, sembro una mucca col campanaccio al collo.
Faccio due chiacchiere in sala e scopro così l'esistenza del maledetto altoparlante aziendale, nonché la presenza di sensori di movimento che accendono la luce solo quando ti sentono nella stanza, l'unico modo per ottenere il buio è rimanere assolutamente immobili. Che bello il progresso!
Mi consolo con una pizzetta dal buffet e poi torno rassegnata nella mia stanza. Peccato che la porta non si apra; so che dovrebbe aprirsi, se sei una porta aprirti è nella tua job description, non puoi mica far finta di niente, questa qui però non dà alcun segno di voler collaborare.
Torno giù e confesso un po' imbarazzata che non sono capace di aprire la porta, mi sento come se stessi confessando di non sapermi allacciare le scarpe.
Ripensandoci adesso, non era poi così difficile: la porta, come tutte le porte in azienda, si apre passando davanti ai soliti fottutissimi sensori una delle due tesserine che porto appese al collo. E per fortuna che me le sono messe prima di uscire dalla stanza, perché solo la mia tessera apre quella porta, sarei rimasta chiusa fuori per chissà quanto.
Come minimo questi producono segretamente armi di distruzione di massa, altrimenti non si spiega questo deliro di sicurezza. Manca solo lo scan della retina.

Pensate per un momento a tutto quello che avete appena letto: non vi sembra abbastanza per un  giorno, per una sola, povera, sfortunata interprete? E invece inizia questa benedetta conferenza e con essa una delle esperienze più surreali che abbia mai vissuto: la sala conferenze è completamente al buio e, volendo mantenere al buio anche la mia stanza, mi sforzo di rimanere immobile; purtroppo ogni tanto (distratta da lavoro) mi dimentico e allungo una mano per bere un sorso d'acqua: zac! La stanza si illumina stile sala operatoria, bruciandomi la retina (oltre a quella dei presenti in sala).
Dopo qualche minuto di rinnovata immobilità la luce cala fino a spegnersi...almeno fino al mio successivo movimento. Nuovo giro, nuova corsa.
Venghino signori venghino!

lunedì 26 ottobre 2015

Zucche e zebedei, prepariamoci al peggio

Wendy! Sono tornati!
Spiace dovervelo ricordare ma, da qui a metà gennaio calerà su di noi un'orda di eventi che ci segneranno tutti profondamente, aggiungendo nuove cicatrici alle molte già accumulate negli anni precedenti.
Il famoso detto Non si sfugge alla morte e alle tasse a me pare incompleto senza l'aggiunta di e alle feste comandate.
La prima incursione del nemico è imminente: Halloween.
Da anni tentiamo senza successo di sfuggire alle ossute mani di questa ricorrenza, è giunta l'ora di unire le forze e organizzarsi.
La rottura di zebedei inizia molto prima della vera e propria ricorrenza, quindi la cosa migliore sarebbe evitare supermercati e negozi in genere nei periodi più a rischio ma, ahimè, ormai è tutto un periodo a rischio e mangiare, dobbiamo mangiare.
Vediamo allora come gestire la situazione:
1) al supermercato evitate il reparto dolci e distogliete lo sguardo di fronte a qualsiasi cosa di colore arancione (per un po' non mangerete arance e carote, prendete un integratore),
2) davanti alla televisione, tenete sempre il telecomando a portata di mano, di fronte all'ennesima pubblicità con bambini travestiti da mostri, lo zapping è l'unica salvezza,
3) con l'avvicinarsi della data, evitate di essere troppo cordiali coi bambini dei vicini e lasciate cadere nelle conversazioni un vostro ipotetico viaggio per lavoro proprio il 31 ottobre,
4) il giorno fatidico, chiudetevi in casa (tapparelle o scuri rigorsamente chiusi, non deve trapelare luce) e guardatevi un film al buio, possibilmente con le cuffie, casa vostra deve dare l'idea di essere disabitata. Se avete l'ingresso indipendente, parcheggiate la macchina lontano da casa.
5) generalmente, queste incursioni di bambini-mostri si esauriscono entro le 22 quindi potete anche scegliere di fuggire in palestra o al cinema. Si sconsigliano vivamente ristoranti e pizzerie che trovereste sepolti da una profusione di zucche, scheletri e roba arancione pur che sia.

Un ultimo ma doveroso commento: se avete figli, tutto quanto appena scritto a voi non si applica, non avete scampo quindi è meglio farsene una ragione e cavalcare l'onda: compratevi un vestito da vampiro e tenete una fiaschetta del vostro superalcolico preferito a portata di mano (tornerà utile per superare i momenti più difficili e se qualcuno chiede spiegazioni potrete sempre dire che è sangue).






venerdì 23 ottobre 2015

domenica 18 ottobre 2015

Lo squalo non ha colpe

Il mio unico errore è stato girare la pagina, il resto non è colpa mia.
Non so se vi è mai capitato di aprire un armadio vecchio per riporre qualcosa e vedere tutto il suo contenuto piombarvi addosso in una volta sola. Ecco, è stato più o meno così.
Facendo un rapido calcolo, in questa pubblicità abbiamo:
1) una stanza di albergo con tanto di insegna vacancy "camere libere",
2) una donna in guepiere nera e calze a rete in una posa insensata (in ginocchio sul letto con una gamba in fuori) e con in mano un telefono rosa,
3) un letto con una testiera che fa molto Namor, il principe degli abissi,
4) davanti alla donna un panchetto su cui poggia un'enorme lente d'ingrandimento,
5) dietro la lente uno SQUALO,
6) tra la donna e lo squalo, sullo sfondo, una mano con anello.
7) la finestra da cui filtra una luce molto X-Files.

In basso a destra una serie di trucchi, unico prodotto da reclamizzare.

In un ultimo disperato tentativo di capirci qualcosa ho cercato sul web ma l'immagine che ho trovato non fa altro che peggiorare le cose.
All'elenco di prima dobbiamo aggiungere:
8) un tizio vestito da gangster che tiene in una mano un orologio a cipolla e, nell'altra, l'enorme lente d'ingrandimento di cui al punto 4,
9) effetto tramonto con nuvolette arancioni sul muro di fianco alla manona,
10) altra finestra che aumenta l'effetto X-Files,
11) dietro il gangster c'è...il suo cartonato (?) (!)

Non ho francamente la forza di dire molto, l'unico commento che mi sento di fare è: solo perché vi piacciono il coniglio, il pandoro e la salsa rosa, non è detto che il coniglio ripieno di pandoro  e sommerso di salsa rosa sia un'idea geniale.
Adesso vi saluto, vado a guardare per un po' una parete bianca per disintossicarmi.

mercoledì 14 ottobre 2015

A volte basta poco

A volte basta poco per accendere un sorriso.
Stamattina sono andata dalla mia verduraia di fiducia per un necessario rifornimento di roba verde e, dopo aver dato un'occhiata al'angolo delle offerte, cosa che mi ha fruttato un broccolo e alcuni pomodori, ho iniziato a percorrere il solito percorso verduroso: un cavolo verza qui, tre banane là, il carrello si riempiva senza grossi sforzi mentre andavo avvicinandomi alla cassa.
In quel momento in tutto il negozio l'unico altro cliente era un uomo di mezza età che commentava ad alta voce con la titolare tutto quello che sceglieva, nell'errata convinzione che le sue scelte alimentari potessero essere d'interesse per qualcun'altro.
Girato l'ultimo angolo del percorso, dopo aver deciso  malincuore di lasciare lì la zucca (in questi giorni di tempo per la zucca proprio non ce n'è) mi sono diretta alla cassa, peccato che la suddetta fosse inagibile, letteralmente sommersa com'era da sacchetti di plastica pieni di verdura.
Mi sono guardata intorno cercando di capire l'origine del mucchio di vegetali e alla fine ho concluso che dovevano essere frutto dell'alacre attività di approvvigionamento del signor Bonaventura laggiù
in fondo; il gentiluomo probabilmente aborriva quelle cose plebee che noi del volgo chiamiamo carrelli ed aveva quindi deciso di appoggiare i suoi regali acquisti direttamente sulla cassa, "non è forse lì per quello?" - avrà pensato. A noi del popolo restavano i croissant.
Dopo avergli mandato quelle due-tremila maledizioni (niente di letale: un foruncolo nella piega di un orecchio, strapparsi il cavallo dei pantaloni mentre chiacchiera con il capo, piccole cose insomma), mi sono fatta largo e le mie verdure hanno finalmente raggiunto il nastro della cassa.
Una volta concluso l'acquisto, mentre mi avviavo verso l'uscita, dopo un rapido saluto alla signora, ho sentito Sua Maestà pronunciare queste celestiali parole:"Temo di essermi dimenticato il portafogli"
A volte basta poco per accendere un sorriso/sogghigno.

sabato 10 ottobre 2015

La streghetta non è sempre benvenuta


Sono le 20, il buio è ormai sceso ma la temperatura è ancora piacevole, un miracolo se si pensa alle ultime due settimane di tempo britannico che abbiamo avuto; oggi il bel tempo è ancora più importante perché ci coglie in fila fuori dal Carisport di Cesena, dove questa sera è previsto nientepopodimeno che il concerto di Morrissey, e non oso neanche immaginare come sarebbe stato passare 40 minuti in attesa sotto il diluvio.
Il nostro gruppetto si era dato appuntamento con armi e bagagli alle 19.30 e devo dire che abbiamo dato prova di grande puntualità: ci siamo piazzati britannicamente in fila davanti all'ingresso e abbiamo cominciato a tirare fuori vettovaglie dalle borse come se non ci fosse un domani (il picnic di Pasquetta impallidiva al confronto): piadine, crescioni, streghette imolesi e patatine vegane (un mistero, le altre patatine non lo sono?), tutto rigorosamente vegetariano, avendo noi appreso da voci di corridoio che ai concerti del nostro Morris, essendo lui vegano, non è consentito consumare alimenti di origine animale.
Secondo il piano iniziale avremmo conquistato i posti migliori battendoci con un coltello tra i denti, per poi consumare il nostro non tanto frugale pasto all'interno del palazzetto ma, essendo lì in fila e dovendo passare il tempo, la cena è sembrata a tutti la soluzione ideale. E per fortuna! Quando finalmente si sono aperte le porte ci è stato detto (da alcuni nerboruti individui che, in quanto nerboruti, avevano per forza ragione loro) che non era permesso portare alcun tipo di cibo o bevanda all'interno, per ragioni di sicurezza.
Le nostre borse sono state aperte e perquisite una per una, sembrava di essere all'aeroporto di Heathrow il giorno dopo un attentato.
Per un attimo mi sono immaginata il mondo in un prossimo futuro di neo-proibizionismo, un universo in cui è vietato mangiare carne e le forze dell'ordine pattugliano i luoghi pubblici con l'ausilio di cani anti-carne: la mafia, come sempre in questi casi, ha creato una rete di contrabbando altamente sofisticata per cui, per mezzo di arditi corrieri, sarà possibile ricevere direttamente dentro al palazzetto un panino con la porchetta, questo sì, pagandolo cifre astronomiche.
Tornando al qui e ora, ci siamo trovati a dover gettare via pericolosissime (seppur veganissime) bottigliette di acqua minerale (quelle che, come tutti sanno, noi hooligan di mezza età siamo soliti usare come palla da baseball durante i concerti), panini consumati a metà e le ultime streghette rimaste (quelle forse per motivi religiosi?), salvo poi arrivare in prossimità del bar e scoprire che le nostre bottiglie di plastica sono pericolosissime ma le lattine di birra del bar no, quelle evidentemente hanno un sistema di airbag che, se le tiri contro qualcuno, si attiva e rimbalza sul bersaglio con la delicatezza di una nuvola. Miracoli della tecnologia.
Per quanto riguarda il concerto, la mia non sarà una recensione canonica; pur essendo al mio secondo concerto di Morrissey, conosco poche sue canzoni e non sono in grado di dirvi se le ha cantate fedelmente o reinterpretate in modo ardito; il motivo per cui ho deciso di andare (nonostante il prezzo non proprio abbordabilissimo) è che ricordavo l'atmosfera  meravigliosa che avevo respirato la volta scorsa a Firenze (vedi Morrissey, la banda Fratelli e il sacco di Firenze) e speravo di ripetere l'esperienza. Così è stato, complice l'ottima posizione centrale e un po' rialzata (posti scelti accuratamente arrivando con smodato anticipo) che ci ha permesso di godere appieno di musica e luci indiavolate.
Il chitarrista che a Firenze era vestito da donna questa volta ha tenuto un basso profilo e devo dire che tutti i musicisti hanno dato prova di sè suonando qualunque strumento immaginabile; a parte l'arpa e il triangolino si è visto di tutto, a un certo punto un fan si è buttato sul palco e per un attimo ho pensato che qualcuno dei musicisti avrebbe afferrato e suonato anche lui. Il tempestivo intervento dei buttafuori ha lasciato la mia ipotesi sospesa nell'aria, restituendo di volata l'uomo alla folla.
Concludo con un pacato ma giustificato sfogo: capisco che nel mondo delle t-shirt commemorative tutto viaggi a una velocità pazzesca, o la stampi subito o muori, però, però, però, almeno il controllo ortografico facciamolo!
OCT. 8 - CESANA?!!! Sant'Iddio CESANA?!!!





P.s. questo post è stato scritto per la mia rubrica "L'angolo dell'estrema Riluttanza" su Stonehand Express








martedì 29 settembre 2015

Se ti chiami Nino pigoli meglio


Sabato scorso mi hanno invitato a mangiare la pizza a casa parenti e appena varcata la soglia mi sono venute incontro le nipoti pronte a darmi un caldo benvenuto, ciascuna brandendo un peluche.
La prima occhiata a quei robi pelosi mi ha lasciato alquanto perplessa, hanno delle teste enormi, se fossero animali veri gli cadrebbe la faccia per terra.  Quando le due giovini mi hanno chiesto se mi piacevano non ho potuto fare a meno di menzionare i citati testoni e mi è stato risposto che tutti gli animali della serie Coop sono fatti così, mostrandomi a conferma lo splendido volantino che li ritrae.
Adesso fatemi un favore e date una bella occhiata da vicino alla foto perché io all'inizio non avevo fatto caso a un dettaglio che a me pare insensato: hanno disegnato le ciglia agli animali. Perchè aggiungere le ciglia ai disegni degli animali? Devono vendere un mascara? È la pubblicità di un collirio?
La risposta è arrivata aprendo il volantino, nella pagina centrale scopriamo che in questa simpatica
fattoria ci sono animali maschio e animali femmina e, guarda caso, le femmine sono quelle a cui hanno aggiunto le ciglia.
A questo punto chiedo il vostro aiuto perchè io qui da sola non ci arrivo: ma perchè diavolo gli animali di sta benedetta fattoria devono essere maschio o femmina? Cosa cambia se giochi con un peluche pulcino o pulcina, pigola diverso?
Comunque, nonostante questo tarlo che mi rode, non posso fare a meno di celebrare quella che per me è la scoperta del secolo, anni e anni passati a fare i salti mortali per capire se un gatto era maschio o femmina, restando ore piegati a squadra tentando di intravedere qualcosa in mezzo a tutto quel pelo, e poi scopro che bastava guardare le ciglia!

martedì 15 settembre 2015

Siamo tutti un po' Febbraio

Non ricordo più la prima volta che qualcuno mi ha detto che ero strana, a quel tempo immagino che mi abbia fatto un po' impressione, adesso (sarà forse l'abitudine) quando capita in genere mi viene da ridere, sono strana rispetto a cosa? Perché se vi guardate intorno, la maggior parte della gente che ci circonda sembra, come dicono in Bielorussia, un po' Febbraio (il mese a cui manca sempre qualche giorno), o forse è solo che ognuno di noi ha quei momenti in cui il cervello si alza, saluta e va a bersi un crodino, lasciandoti lì privo di cervello e incapace di funzionare come un essere umano sano di mente.
Facciamo un esempio assolutamente di fantasia (qualunque fatto o riferimento a persone veramente esistite è puramente casuale): siamo a un convegno e la Natura chiama, quindi ci si alza e si va in bagno. Arrivati in loco la porta della toilette appare chiusa, si prova la maniglia ma non c'è niente da fare, è proprio chiusa.
A questo punto voi cosa fareste? La conclusione logica sarebbe pensare c'è qualcuno in bagno, mi tocca aspettare che esca. 
C'è invece chi, in questa situazione, spiazza i pronostici e bussa vigorosamente sulla porta.
Perché? Quale assurdo processo mentale ti porta a bussare sulla porta chiusa di un bagno? Pensi che dentro ci sia qualcuno che si è addormentato, cedendo alla universalmente nota comodità dei bagni pubblici? Sei un venditore di enciclopedie e di fronte a una porta chiusa non sai resistere?
Poi quando la poveretta  (tutto sempre puramente casuale) da dentro il bagno risponde con tono parecchio incazzato "è OCCUPATO!" tu ti scusi con tono contrito, come se il pensiero che il bagno fosse occupato non ti avesse mai sfiorato prima. Evidentemente il cervello ha finito l'aperitivo ed è tornato a fare il suo lavoro. Welcome back.
C'è poi  quello che arriva nella sala conferenza e, guardandosi intorno alla ricerca di un posto dove sedersi, scorge una sedia vuota con sopra una borsa e un foulard, secondo voi cosa fa questa canocchia in forma umana? Pensa il posto è già occupato, devo cercarne un altro?
Ma va là! Si siede spostando borsa e foulard di lato col sedere, fregandosene altamente della povera proprietaria (che in quel momento magari è in bagno a fare i conti con un bussatore impazzito), salvo poi mostrarsi sorpresissimo quando questa torna e gli comunica che deve andare a sedersi da un'altra parte.

Cosa volete che vi dica, gli strani siete voi.


domenica 23 agosto 2015

Quando serve, le penisole si saltano

E' bello rendersi conto che anni di duro lavoro cominciano a dare finalmente i loro frutti, da qualche tempo a questa parte avete cominciato a mandarmi immagini assurde da commentare; di fronte a una fotografia inspiegabile e spesso insensata, voi pensate a me.
Forse un bravo psichiatra si porrebbe delle domande, io preferisco gioire del fatto che esiste una tribù che sceglie di seppellire certe immagini sotto una valanga di risate (vedi Le lotte femminili non finiscono mai).
In questo caso il contributo arriva da mia sorella e lo potete vedere qui sotto in tutto il suo splendore.
Bypassiamo le considerazioni ovvie sul trito e ritrito binomio auto-donna seminuda e concentriamoci sul resto: in questa cucina c'è una donna in camicetta, perizoma e tacchi a spillo che sta facendo...cosa? Le ipotesi sono molteplici, suponiamo che il nostro donnino, Jennifer, si stesse preparando per una serata ad alto tasso di erotismo (vedi tacchi a spillo, mutande infilate su per il sedere, familiarmente note come perizoma, nonché camicia trasparente) quando:

a) si è infrittellata il davanti della camicetta (le è caduto del fondotinta fluido) e ora cerca disperatamente di avvicinarsi al lavello per sciacquare via l'onta; la poverina non sa che l'acqua otterrà l'unico effetto di espandere ulteriormente la frittella (notoriamente acqua e olio non legano).
b) le viene in mente che la sua prossima gara di corsa a ostacoli non è poi tanto lontana e gli allenamenti non si possono proprio saltare! Sta tentando di capire se la penisola ha l'altezza gusta per servire da ostacolo di prova, un po' come fare la cyclette in casa;
c) si accorge che la depilazione della sua zona bikini (anche nota come la zona tra il corpo e la coscia) lascia parecchio a desiderare e, essendo ormai buio, l'unico modo per porvi rimedio è servirsi dell'illuminazione da sala chirugica che l'architetto le ha messo in cucina (finalmente serve a qualcosa).
d) oggi pomeriggio ha un addio al celibato ma non è sicura di riuscire a uscire dalla torta senza sporcarsi di panna quindi sta misurando il suo stacco di gamba per decidere se portarsi un panchetto (con quei tacchi fortemente sconsigliato);
e) la nostra Jennifer è una che, mentre legge, ama fare stretching (le famose donne multitasking);

Bene, le ipotesi a vostra disposizione sono varie, siete liberi di scegliere quella che preferite; l'unica cosa che ci resta ancora da capire (accetto suggerimenti) è: quale tunnel spazio-temporale hanno usato per riportare dal Medio Evo il geniale pubblicitario che ha ideato questo gioiello?



venerdì 7 agosto 2015

Oltremare con Estrema Riluttanza n. 5 - Autobus, autobus delle mie brame


Dopo due lunghe settimane a spasso per Londra con i boccia, torno in Italia, tocco terra e riparto per Malta, nuovo giro, nuova corsa (e nuovo gruppo).
Questa volta niente campus, alloggiamo in albergo, ho una camera grande con bagno e sarei una persona felice se non fosse che l'aria condizionata non dà segno di vita e in un'isola dove la temperatura raggiunge allegramente i 40 gradi (causa umidità saliamo a 43), ciò equivale a un suicidio programmato.
Dopo la prima notte insonne ho avuto un franco scambo di vedute con la reception e quelli della manutenzione si sono dati subito da fare, peccato che al momento in camera continui a esserci l'Africa ma almeno di notte un refolo di aria mi permette di dormire.
Le cose qui sono molto diverse da Londra: si mangia meglio (non era difficile) e usare i mezzi pubblici è fuori discussione, per cui per le nostre attività dipendiamo interamente dai pullman privati e dalla loro proverbiale puntualità: forza e coraggio!

Cambiamo spesso pullman o autista, quindi in "zona guida" si vede un po' di tutto, dalle cose più assurde appese a fianco dell'autista (cd, enormi peluche, collane di Abre Magique ecc)  o inchiodate (statue di madonne, alberi di natale ecc) fino all'inspiegabile pellicciotto tipo Mocio Vileda (vedi foto) che quest'uomo tiene appoggiato al cruscotto dell'autobus (fuori ci sono 33 gradi). Se avete una spiegazione sono tutta orecchi.
Nel corso di due settimane se ne sono viste veramente di tutti i colori:
- saliamo sul bus e ci accorgiamo che piove sui sedili (e sul volante dell'autista che è a rischio folgorazione) perché il sistema dell'aria condizionata perde; ovviamente ci lamentiamo tutti a gran voce (salute e sicurezza non pervenute) e il cielo implacabile ci punisce: sul bus successivo l'aria condizionata è rotta quindi si va con la portiera del bus aperta x arieggiare, chi osa lamentarsi vola fuori dal bus. A volte la migliore musica è il silenzio.
In un altro caso il nostro bus non arriva proprio, davanti all'albergo ce ne sarebbe uno ma sul vetro c'è un foglio con scritta una destinazione diversa; dopo mezz'ora di attesa e millemila telefonate scopriremo che quello è effettivamente il nostro pullman ma il conducente ha lasciato il cartello con la destinazione precedente. 
L'autista deve trasportare un altro gruppo dopo di noi quindi ci chiede di partire 15 min prima dell'orario stabilito ma per noi non è possibile (se dico ai boccia che devono alzarsi 15 minuti prima mi scuoiano e usano la mia pelle per rilegare il libro di testo), però gli garantiamo che saremo pronti a partire alle 8.30 spaccate, peccato che, una volta trascinati tutti i boccia nella hall a suon di maledizioni, il bus arrivi solo alle 8.40.
Concludo la panoramica trasporti con l'autsta ciarliero che mi attacca una gran pezza mentre guida; peccato che su quell'autobus non ci sia l'aria condizionata e quindi i finestrini sono tutti spalancati per cui mi trovo a dover rispondere a domande che non sento e a commenti che volano fuori dal finestrino.
Lui però sembra contento, evidentemente ho un futuro come veggente.

martedì 21 luglio 2015

Oltremare con Estrema Riluttanza n.4

Lo studente che partecipa a una vacanza-studio" tende a dimenticare in fretta la seconda parte dell'equazione, concentrandosi esclusivamente sulla parola vacanza.
Tu tenti di fargli capire che il sonno è indispensabile alla sua sopravvivenza ma senza successo, il teenager di dormire non ne vuole sapere, deve fare sempre più tardi ogni sera, altrimenti la sua vita non vale la pena di essere vissuta.
Ovvio che dopo tre giorni il gruppo ricorda parecchio il cast de "l'alba dei morti viventi": teste ciondoloni, andamento da ottuagenario con deambulatore e sguardo totalmente disabitato. E poi questi principi della notte vengono a lamentarsi con NOI perché li facciamo correre troppo!
Sempre in quest'ottica il nostro adolescente brama l'alcol come simbolo di raggiunta maturità e si trasforma presto in un cane da tartufo: annusa l'aria alla disperata ricerca di molecole alcoliche e, quando finalmente le individua, punta come il migliore segugio. 
Il dramma della situazione è perfettamente riassunto nello sguardo pietrificato dell'autista che deve portarci a casa e teme che qualcuno gli vomiti sul bus, mette in moto il mezzo e da quel momento il muro del suono gli fa un baffo.
Altro fenomeno inspiegabile, l'adolescente in gruppo spegne il 95% dei neuroni e usa i pochi che gli restano per eseguire unicamente le attività che lui considera fondamentali: respirare e lamentarsi.
Qualsiasi attività più complessa, come ad esempio l'attraversamento pedonale, è seriamente compromessa, potete facilmente immaginare il delirio in cui precipiti quando devi muoverti per Londra con questo gregge di temporaneamente decerebrati. Vai avanti e speri in Dio.

sabato 18 luglio 2015

Oltremare con Estrema Riluttanza n. 3

La convivenza forzata per quattordici giorni con un numero spropositato di boccia ti mette di fronte a situazioni che speravi di esserti finalmente lasciata alle spalle:
1) il boyfriend rimasto in Italia si arrabbia perché la sua donna parla con altri maschi, seguono litigone epocale e pianti disperati;
2) Lui s'innamora di Lei e per tre lunghissimi giorni tutto è cuoricini e cucciolotti, poi però gli viene in mente che l'intero Stivale li separa, seguono malinconia pesissima e pianti disperati.
In queste condizioni capita che almeno una volta al giorno qualcuno scoppi a piangere e corra via disperato, quando non si butta da qualche parte come uno straccio bagnato fissando il vuoto come un vegetale. A noi Beautiful ci fa un baffo!
Certo finché i problemi sono questi siamo messi bene; il vero dramma c'è quando i boccia cominciano a perdere la roba, quando inizia quella fase è molto dura perchè è come una valanga: iniziano a perdere piccole cose come il tesserino identificativo e mano a mano le cose peggiorano fino alla temutissima perdita della travelcard. La carta d'identità non la perdono solo perché gliela sequestriamo già dal primo giorno.
Questa volta però abbiamo raggiunto veramente l'apice dell'assurdità: facciamo il giro per ritirare i documenti e una si rifiuta di darceli perché lei non perde mai nulla e nessuno mai la scipperà: immaginatevi un mulo che punta gli zoccoli e si rifiuta di fare anche solo un altro passo. 
Ho attinto all'esigua riserva di pazienza ancora disponibile e ricacciato indietro la serie di madonne pronte in fila per l'uso.
Ancora 11 giorni all'alba, forza e coraggio.


martedì 14 luglio 2015

Oltremare con Estrema Riluttanza n.2

Continuo il diario londinese da un affollato Caffè Costa dove mi sono rifugiata mentre i boccia mettono a ferro e fuoco Oxford Street, se continuano così gli lasceranno giusto le porte.
Qualche prima impressione sulle escursioni: l'adolescente medio, se non ti chiede almeno quattrocento volte dove stiamo andando, quante fermate ci sono ancora e quanto manca per arrivare, sente che la sua giornata non è stata poi utilizzata in modo così proficuo, dal suo punto di vista non ti ha rotto abbastanza le balle.
Non pongo limiti alla creatività di questi pigri virgulti ma per ora la Palma d'Oro sembra già assegnata: stiamo tornando a casa dopo una lunga giornata a Londra, dieci ore costellate di domande e lamentele, sempre le stesse (Ma dobbiamo camminare ancora?? Ma quando mangiamo? Ma adesso dove andiamo? E quando arriviamo?) Quando finalmente l'autobus si avvicina alla nostra fermata e vedo la luce in fondo al tunnel. Mi volto verso la truppa e dico a tutti di prepararsi a scendere. Uno di questi baldi giovani mi guarda e mi fa:"ma dobbiamo proprio scendere?"
Sarà dura non buttarli nel Tamigi.



mercoledì 8 luglio 2015

Oltremare con Estrema Riluttanza n.1

Sarò breve perché tra poco, ore 7.20 devo percorrere quel miglio che mi separa dalla mensa per fare colazione; sono in Inghilterra con un gruppo di studenti italiani.
Il campus in cui alloggiamo è enorme per cui ci tocca macinare chilometri su chilometri ogni giorno, poi per riposarci giriamo per Londra, se mi attaccassero una dinamo credo che potrei illuminare un isolato.
Ieri sera ho passato due ore nell'atrio della discoteca del campus seduta su un divano malandato in attesa che l'orda di boccia, che fino a quel momento aveva ballato furiosamente qualunque cosa, finalmente ne avesse abbastanza e temo che avrei aspettato ancora a lungo se il dj non avesse deciso di chiudere baracca e burattini sfidando la giovanile collera.
Ovviamente nel corso della serata si sono viste mise di ogni genere, con un dominio incontrastato dei pantaloncini Daisy Duke in tutti i possibili formati: paillettes, ricami, toppe ecc. Ci tengo a precisare che qui a Londra fa un curioso freddo per cui al ritorno saremo un gruppo a dir poco curioso, le ragazze vestite da spiaggia e la sottoscritta con pantaloni lunghi e giubbotto.
Ogni tanto qualcuno di noi vegliardi fa capolino nell'antro delle belve (soprattutto quelli meno vegliardi) salvo poi tornare in geriatria, scacciato da un vigoroso aroma di umanità sudante.
Sono qua da pochi giorni e in mensa abbiamo avuto un po' di tutto: pasta mollaciosa e bianchiccia, curry strapiccante e altre delizie locali che mantengono laggiù in cantina la reputazione del cibo delle mense inglesi.
A dominare incontrastate la scena sono sempre e comunque le patatine fritte, immancabili ad ogni pasto. Sento il mio fegato che recita il rosario.
Rimando ulteriori dettagli al prossimo post, oggi partiamo con la mandria diretti al centro di Londra, immagino che stasera ne avrò da raccontare. Muuuuu

venerdì 19 giugno 2015

Dai che manca poco! Gomme permettendo...

In questi giorni sto stringendo i denti e lavorando agli ultimi convegni, mentre la mente corre verso le agognate ferie, mai tanto agognate come quest'anno; nell'attesa colleziono un altro simpatico sassolino da aggiungere al già corposo mucchio di cose di cui nella vita si farebbe volentieri a meno.
Nella giornata in questione dobbiamo tradurre in simultanea a un covegno uber-stra-ultra-tecnico e l'unica cosa che ci hanno fatto avere è il programma; sono previsti almeno dodici interventi ma, nonostante le nostre richieste di ricevere materiale,(es. file, slide, anche due appunti scritti su un tovagliolo), nessuno si è degnato di mandarci alcunché. 
Ormai  queste cose le prendiamo con filosofia, facendo spallucce e ripetendoci che faremo il meglio possibile con quello che c'è (cioè zero), ovviamente dopo aver maledetto i relatori fino alla nona generazione ed esserci astenute dall'uso di bamboline vudù solo perché non abbiamo mai visto in faccia sto branco di lavativi, troppo pigri per digitare un indirizzo e cliccare "invia mail". Che li possino...
La mattina arriviamo in sala mezz'ora prima dell'inizio e la troviamo deserta, eccezion fatta per un tipo seduto in un angolo che supponiamo essere il tecnico.
Salutiamo, ci presentiamo ed entriamo in cabina ma, quando cerco di accendere il PC, mi accorgo che l'impianto di traduzione è ancora spento; metto il naso fuori dalla cabina e chiedo al tecnico se per favore lo può accendere ma lui mi risponde che non sa come si fa.
Non so se il concetto è chiaro: il tecnico della simultanea NON SA come si accende l'impianto. 
Un po' come se il vostro idraulico non sapesse come si chiude l'acqua.
Dopo qualche smanettamento a caso del nostro uomo, l'impianto miracolosamente si accende ma la nostra fiducia non riesce a riemergere dalla Fossa delle Marianne dove è precipitata, se il buon giorno si vede dal mattino...

Dato che l'accensione dell'apparecchiatura già poneva dei problemi, non chiediamo di testare i microfoni per non sembrare crudeli, pensando che se non si sente benissimo, pazienza, faremo con quello che c'è.
Ovvio che però qualcosa deve esserci e invece, quando inizia la conferenza, in cuffia non si si sente assolutamente nulla, il moderatore sta parlando ma in cabina tutto tace; proviamo tutti i microfoni a disposizione ma non c'è niente da fare, silenzio assoluto.
Per i successivi 10 minuti si assiste a una specie di minuetto tra la sottoscritta e il tecnico che cerca di far funzionare il sistema, che evidentemente non conosce, con risultati surreali: prima si sente, poi c'è un fruscio, poi silenzio, poi fischi, tutto nel giro di un minuto; nel mezzo di questa baraonda scopriamo che lui non è affatto il tecnico della simultanea, l'hanno mandato quelli della fiera come rimpiazzo perché il tecnico della simultanea non si è visto. Conscio del macello che aveva fatto con l'impianto, il debosciato si sarà dato alla macchia temendo rappresaglie.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito, l'uomo corre a chiamare rinforzi mentre io elaboro possibili piani B, tutti invariabilmente defenestrati perché una traduzione consecutiva a un convegno del genere è impensabile, o simultanea o morte. 
Quando il nervosismo ha ormai raggiunto vette himalayane, ecco materializzarsi un altro tecnico con un microfono a gelato e, dopo vari spippolamenti in zona mixer, qualcosa almeno si sente. 
E così finalmente possiamo iniziare la nostra meravigliosa conferenza i cui relatori, come da copione, si presentano ognuno con il proprio file di minimo cinquanta pagine.
Che care persone, gli auguriamo ovviamente ogni bene.

Concludo col botto: alla prima pausa vado in bagno e lì trovo il cartello che vedete qui a lato, appeso sopra un lavandino dentro cui è infilata una gomma verde di quelle da giardino, collegata a un rubinetto che esce dal muro.
Quel dopo averla usata continua a tormentarmi, usata per fare cosa? Nel bagno di un centro congressi? Si fanno il bidet? Lavano la macchina attraverso la finestra?


P.S. Apprezzerò qualunque ipotesi che getti luce sul mistero  :)



mercoledì 10 giugno 2015

A volte cerchi una griglia e trovi una zucca

A bordo di un bolide condotto con mano sicura dalla Piraccini, stiamo andando a vedere i Good Fellas che suonano alla Festa della Birra di Villafranca di Forlì.
Nonostante ci sia già un sacco di gente, troviamo un posto vicinissimo, qualcuno probabilmente è appena uscito; facciamo appena in tempo a rallegrarci dell'inaspettato colpo di fortuna, quand'ecco che la bmw davanti a noi fa una retromarcia repentina e  s'infila a tradimento nel parcheggio.
Mentre la Piraccini prosegue digrignando i denti, io mi dico che bisogna sempre reagire in modo positivo e costruttivo alle ingiustizie della vita e propongo di rigargli la macchina. Purtroppo l'immediata scoperta di un altro parcheggio libero spazza via la mia proposta. Gli è andata bene a quel rubaposti a tradimento.
Dopo una rapida e gustosa cena (per loro, io digiuno causa pranzo pantagruelico che mi ha quasi ucciso) inizia il concerto e, come spesso accade (vedi Il mio regno per il figlio di un vetraio), la gente poco a poco si assiepa in piedi davanti al nostro tavolo, senza neppure porsi il problema delle persone sedute dietro, della serie siete pure seduti, cosa volete di più?
Tra le particolarità della serata vorrei segnalare un uomo con maglia rosa che se ne sta in piedi davanti a noi e dondola. Dondola senza sosta e sempre alla stessa velocità, indipendentemente dalla canzone che il gruppo sta suonando, viene il dubbio che stia cercando di ipnotizzare qualcuno.
Fa comunque piacere vedere che costui ha molti amici che nel corso della serata si avvicinano per fare due chiacchiere, sempre rigorosamente in piedi, peccato non ce ne sia uno basso, evidentemente i bassi si sono seduti e anche solo per questo, noi li apprezziamo. 
Stremati ci spostiamo un po' più in là ma la iella ci segue, un tizio s'infila tra i tavoli e si mette davanti a noi in piedi; è da solo in mezzo ai tavoli circondato da gente seduta ma lui no, lui sta in piedi da solo e si distingue. Viene da pensare che se l'obbiettivo è quello potrebbe distinguersi anche buttandosi da un palazzo ma evidentemente non gli è venuto in mente. Peccato.
Mentre tentiamo di seguire il concerto tra una testa e l'altra, Gasperoni ci fa notare una giovine in piedi e quello che qualcuno definirebbe il suo lato B, essendo però che ella non è un disco, noi preferiamo chiamarlo sedere. Il sedere in questione è inguainato in un paio di leggins (leggi calze grosse) e fatto benissimo, con tutte le sue cose al posto giusto; deve essersene accorto il vecchietto in camicia scozzese seduto dietro di lei, ha l'espressione rapita di chi dubitava che la vita gli avrebbe riservato ancora belle sorprese, speriamo ci sia un'ambulanza nei paraggi in caso l'emozione sia troppo per il suo cuoricino.
Siamo nel bel mezzo del concerto, intorno alle 23 e, come un fulmine a ciel sereno, annunciato dal tipico casino della ferraglia stagionata, ci compare davanti un simpatico camion che, dopo un paio di incerte manovre, si posiziona di fianco al palco. Scopriamo che l'autista è venuto a portare via l'enorme griglia rotante usata per la carne ed evidentemente non poteva aspettare la fine del concerto, quella mezzoretta che presumibilmente manca, chissà forse a mezzanotte la griglia si traforma in una zucca.
Intanto al bar/cucina quelli dell'organizzazione fanno un casino inimmaginabile tra brindisi e cori alcolici, una roba che neanche gli ultras del Cesena quella volta che andammo in serie A. C'è da rimpiangere che non ci siano quelli della squadra opposta a menarli.
A un certo punto escono dalla loro gabbia e vengono a rompere le balle di fianco al palco, il pensiero che le loro urla di ubriachi non siano apprezzate quanto la musica del gruppo non li sfiora. L'ho scritto "ubriachi" vero? Per domani gli auguriamo tutto il variegato repertorio di postumi da sbronza: diarrea, nausee, vomito e aggiungerei anche un'unghia incarnita, il tutto senza rancore alcuno, ovviamente.
Inspiegabilmente il Cenerentolo alla guida del camion, pur avendo caricato tutto da almeno un quarto d'ora, è ancora in mezzo alle balle; chissà, forse pensa che la sua voiture aggiunga un tocco di classe alla serata.
Siamo ormai rassegnati alla nostra situazione quindi si ascolta il concerto allungando il collo a destra e sinistra, a fine serata saremo tutti fenicotteri; e invece, come per magia, tutti quelli in piedi davanti a noi poco a poco si dileguano e finalmente laggiù si vede il palco!
In quel momento finisce la canzone che i Good Fellas stavano suonando, Lucky saluta tutti e annuncia l'ultimo pezzo.
Si vede che era destino.

Concludiamo con la vera chicca della serata: durante tutto il concerto la gente non ha mai applaudito, sono stati sempre seduti ad ascoltare, alcuni cantavano le canzoni ma poi quando il pezzo finiva mi diventavano statue di cera.
Io, la Piraccini e Gasperoni, applaudendo con vigore, siamo riusciti a ricordare a qualcuno l'esistenza degli applausi ma saranno stati massimo una quindicina, e gli atri? Tutti monchi? Artritici? Edward mani di Forbice?
Il mistero continua.