sabato 15 febbraio 2020

Ne uccide più la penna della Sword?

Di recente ho iniziato a guardare alcune serie di anime su consiglio di mio nipote; ho iniziato con Sword Art Online, per poi proseguire con Tokyo Ghoul e altre amene serie.
Foto di Chräcker Heller 
Sto muovendo i primi passi in questo enorme universo, quindi immagino di avere le reazioni normali di chi vede qualcosa per la prima volta e si fa un sacco di domande.
1) Il mio rapporto con Sword Art Online è purtroppo partito con il piede sbagliato: ho iniziato a guardare la versione italiana in cui il nome del gioco viene pronunciato suord art onlain e, passi che la serie è giapponese ma, se il titolo è in inglese, la parola sword si dovrebbe pronunciare sord.
Lo so che è solo un dettaglio ma io ci soffro, immaginate come vi sentireste guardando un documentario su Star Wars se il narratore parlasse continuamente di Guerre Stellori. 
Quando l'ho fatto presente a mio nipote, lui ha ribattuto che tutti lo chiamano così e questo è sembrato mettere la parola fine al dibattito ma, essendo un ragazzo di buon cuore, abbiamo trovato un compromesso: quando ne parla con me si riferisce al gioco come SAO.

Tornando al gioco in questione, trattasi di un gioco del genere harem: abbiamo un ragazzo attraente, Kirito, nel solito ruolo dell'eroe; intorno a lui ci sono solo donne o, in alternativa, maschi con ruoli comici che non insidiano la sua supremazia. Inevitabilmente, tutte le donne che incontra si innamorano di lui e, cosa curiosa, sono tutte belle e quasi tutte pettorute, brutte non pervenute. Per gli uomini ovviamente la regola non vale.
Tra i tanti momenti indimenticabili in questa storia di realtà virtuale ne cito solo un paio: 
- Kirito incontra una tipa che deve combattere contro uno dei soliti mostrazzi orrendi che girano da quelle parti. 
Il mostrazzo in questione non sarebbe poi così tremendo ma siccome la tipa per andare a combattere si è messa un vestito con una sottanina a pieghe, tutte le volte che attacca il mostro si vedono le mutande e lei si imbarazza. Per riassumere, qua c'è una guerriera che sventra mostri, però la mutanda non s'ha da vedere.
Altro momento che mi ha causato una certa gastrite è quello in cui la ragazza di cui l'eroe si innamora, Asuna (una guerriera potentissima ma ovviamente sempre un zinzino meno brava di lui), decide di prendersi un anno sabbatico per fare la piccioncina con lui, visto che c'è il rischio che entrambi tirino le cuoia nella prossima battaglia.
Foto di Oberholster Venita
La nostra Asuna, che è vice-comandante di tutta l'armata proprio in virtù delle sue grandi capacità come combattente, comunica le sue intenzioni al comandante e il tipo le risponde che se vuole prendersi le ferie, l'unico modo per farlo è che Kirito  lo sconfigga in combattimento.
Cioè, non so se mi sono spiegata, questa comanda l'intera armata quando il boss è impegnato col corso di Pilates, sconfigge nemici a destra e a manca ma, se decide che vuole fare qualcosa, la sua parola non è sufficiente, deve chiedere aiuto al moroso. 
La realtà virtuale degli anni 50.