sabato 29 aprile 2017

Schivare le bombe non è così semplice

Avete presente quando vi dicono che l'importante non è la destinazione ma il viaggio? Ecco, nella maggior parte dei casi a me quello che mi ammazza non è dover tradurre a un convegno ma il dover raggiungere la maledetta sede dell'evento.
Mi spiego: una volta iniziato il convegno, per quanti brutti tiri il destino decida di giocarmi, so che in qualche modo ne uscirò; il vero problema è arrivare indenni fino lì.
E ogni volta è come la prima volta, tu pensi che l'esperienza di anni e anni ti abbia ormai indurito e resa impervia a qualunque contrattempo ma neppure tu puoi riuscire a immaginare la sfilza di assurdità che l'universo ha in serbo per la sua interprete preferita.
Esempio n.1
Prenoto all'ultimo minuto una camera singola con bagno ma, una volta arrivata in loco, mi 
rendo conto che trattasi di un ostello, quindi gli asciugamani non te li danno. Azz
A quel punto il mio passato scout entra in azione: ringrazio il cielo per aver fatto doccia e capelli prima di partire, pensando che è solo per una notte e come asciugamano posso adattarmi a usare la maglietta extra che ho messo in valigia.
Sembrerebbe tutto risolto (che tenerezza le illusioni), quand'ecco che entro in camera e vedo la parete proprio sopra il letto. Secondo loro io dovrei dormire con questa roba che incombe su di me? Perché, parliamoci chiaro, questo può essere solo il risultato di una possessione demoniaca e, chi mi dice che l'artista non torni nottetempo munito di mannaia per qualche simpatico sacrificio umano?
L'unica altra opzione è che chi ha messo insieme questo agglomerato di vernice non abbia un amico con abbastanza fegato per dirgli la verità e chiamare un prete per un esorcismo.
Se avete altre ipotesi, sono tutta orecchi.
Esempio n.2
Primo giorno di lavoro: ho prenotato su booking un agriturismo carinissimo vicino al fiume ma quando arrivo in loco scopro che per raggiungere la casa devo per forza passare sopra il citato fiume, percorrendo un ponticello microscopico, adatto al massimo a un'Ape-car. Stringo i denti e tento l'impresa ma sono già rassegnata e difatti nella curva rigo la macchina, guarda caso proprio la macchina acquistata solo quattro mesi prima (la vendetta della Fiesta). 
Dopo le madonne d'ordinanza, riesco a rasserenarmi pensando che, in fondo, i graffi alla vernice diventano un problema solo se vuoi ripararli, cosa che non mi sogno minimamente di fare, quindi... Raggiungo il teatro, sede del convegno, e lì scopro che ci hanno sistemato sul palco di fianco ai relatori, quindi la cabina pende, tipo torre di Pisa, ogni volta che ti sposti ti viene la nausea.
Una volta finito il lavoro vado sul sito di Booking per leggere le valutazioni dell'agriturismo e trovo tutti giudizi stellari, ce n'è solo uno che menziona il ponte anoressico, ammettendo di aver rigato anche lui la macchina, poi però gli dà 9. Perché gli dà 9? Forse perché, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, avrebbero potuto bombardarlo e non l'hanno fatto? 
E tutti gli altri? Come diavolo hanno fatto a non notare questo benedetto micro ponte? Avranno tutti la Smart? Tutti cicloturisti? Si è diffuso il teletrasporto e nessuno me l'ha detto?
La mia vita è sempre più piena di domande. Cercansi risposte.

Potrei fare molti altri esempi ma onestamente ho fame e anche voi avrete le vostre cose da fare, quindi concludo: 

con questo tipo di esperienze alle spalle, se al convegno in cui lavori un relatore americano inizia a leggere, senza preavviso, la traduzione inglese di un Canto della Divina Commedia (perché essendo tu italiana, è ovvio che tu sappia a memoria tutti i Canti e possa declamarli alla bisogna), tu sospiri e tiri avanti, pensando che in fondo poteva andare peggio, avrebbero potuto bombardarti.