martedì 17 novembre 2015

Concerti: 10 utili consigli per portare a casa la pelle


Quello di oggi sarà un post di pubblica utilità, ho deciso di rendere un servizio alla comunità nella speranza che poi la comunità ricambi (magari facendomi trovare parcheggio la prossima volta che vado in centro).

Siete in partenza con un gruppo di amici per andare a vedere un concerto? Ecco alcune precauzioni  che, fossi in voi, non mancherei di adottare:
1) Assicuratevi di sapere esattamente dove si terrà l'evento, NON, ripeto, NON confidate in quello che vi ha assicurato di sapere la strada perchè tanto non la sa, probabilmente in quel locale c'è stato una volta venticinque anni fa, o magari la mappa del percorso che ha accuratamente disegnato si scoprirà coprire solo gli ultimi 500 m del tragitto.
2) Se c'è talmente tanta nebbia che potreste tranquillamente girare il remake di The fog, scegliete solo strade principali anche se allungano il percorso, mi ringrazierete quando l'unico salvagente a frapporsi fra voi e il fosso sarà la riga bianca lato strada, riga spesso assente nelle vie di campagna.
3) Se prevedete di prendere l'autostrada, controllate che non siano previste chiusure notturne che vi costringerebbero a proseguire per venti minuti fino all'uscita successiva e poi altrettanti per tornare indietro, raggiungendo la vostra destinazione praticamente a evento concluso.
4) Se una volta arrivati a destinazione e pagato il biglietto d'ingresso uno dei vostri volesse uscire dal locale per andare a fumare una sigaretta (l'ormai nota pausaperdroga), non chiedete a quelli della cassa se vi serve avere un timbro sulla mano per potere poi rientrare, tenete il vostro biglietto a portata di mano (evidenza dell'avvenuto pagamento) e uscite silenziosamente, eviterete così che i suddetti della cassa, non avendo pensato prima alla necessità di un timbro identificativo, vi timbrino la mano usando il tibro ufficiale che mettono sulle fatture e che copre un'area pari a un portafogli.
5) Se non mi avete dato retta e vi hanno portafogliato la mano, andate in bagno e bagnate il timbro pastrocchiandolo con un dito. Quando vi chiederanno spiegazioni (e lo faranno) del pastrocchio, sostenete decisi che trattasi di un tribale maori,
6) Se andate in collina scegliete una macchina con specchietti pieghevoli, spesso il parcheggio è a bordo strada e lo specchietto è il primo a scoprirlo con dolore,
7) Se non conoscete il gruppo che si esibirà, posizionatevi a una certa distanza dal palco, qualora si rivelasse composto da battipadelle, ululatori folli o legnose statue di cera, potrete defilarvi silenziosamente,
8) Se avete ignorato il punto precedente e vi trovate in prima fila, spettatori di una performance che nessuno dovrebbe mai vedere, un po' ve lo meritate, però mi fate anche pena quindi vediamo: un modo per uscirne a testa alta non c'è, però c'è il modo di uscirne, tirate fuori un pacchetto di sigarette e simulate la già citata pausaperdroga, a volte è meglio inalare del cancerogeno che sentire certe cose,
9) Portate sempre con voi un pacchetto di sigarette, anche se non fumate, vi permetterà di realizzare il punto 8 in caso ve ne fosse la necessità. Qualora i vostri figli adolescenti trovassero il pacchetto in borsa e piantassero un casino perché voi per anni avete rotto le balle che il fumo fa male, fate leggere loro questo post, qualche lettore in più fa sempre comodo,
10) Anche se per voi lo stile e il look sono priorità, datemi retta e vestitevi a cipolla, non si può mai sapere che microclima troverete (dipende da quanto sono corte le braccine del proprietario del locale); questo sì, non dimenticate berretto e guanti di lana per le eventuali escursioni di cui ai punti 4 e 8.


P.S Questo articolo è stato scritto er la mia rubrica L'angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Express





mercoledì 11 novembre 2015

Nuove mode: più collage per tutti!

E finalmente, ecco qualcuno che osa un look un po' diverso dai soliti!
Iniziamo scontatissimi con la biker lady (se hai un po' di testa non ti metti quella sottana svolazzina per andare in moto ma, in effetti, non c'è scritto smart biker lady), continuiamo laggiù a destra con la dandy girl (secondo me la stilista è Frau Blucher), ma è con il look super innovativo al centro che chiudiamo col botto: ready for collage.

Ora finalmente sappiamo cosa indossare per essere alla moda quando ci tuffiamo nell'appiccicosissimo mondo del collage, non vi sentite già più sollevati?


giovedì 5 novembre 2015

Fate largo ai tecnomostri!

Ammetto di avere un rapporto difficile con la tecnologia, non so perchè ma Ella non mi ama e si premura di dimostrarlo a mezzo telecomandi, computer e tecnomostri vari.
Ne consegue che questa mattina, trovandomi in un'azienda altamente tecnologizzata, dovrei essere perlomeno terrorizzata ma al contrario mi sento piuttosto tranquilla, l'unica tecnologia che devo utilizzare oggi è quella per la simultanea e, quella, la so.
Sono seduta in un ufficio a vetri che dà sulla sala convegni, ho le cuffie in testa e sto aspettando impazientemente che inizino questa benedetta conferenza (prima si inizia, prima vado a casa), quand'ecco che all'improvviso una voce di donna rompe il silenzio con questa frase: il signor XY è atteso alla reception. Ma porc...non dovrebbe essere isolata questa stanza?! Questa voce da dove arriva? Devo fare qualcosa, mica posso fare una simultanea con la voce di una tizia che fa la lista degli assenti! 
Mi guardo intorno ma l'unico oggetto sul tavolo è il telefono, sarà una qualche specie di vivavoce? Per stare dalla parte del sicuro lo stacco e incrocio le dita. 
Trascorsi un paio di minuti la signorina nomina un altro assente e a quel punto non so proprio a che santo votarmi, nella stanza non c'è nient'altro da scollegare, cosa faccio?!
Come spesso accade quando gli eventi precipitano, se c'è da ballare io ballo: faccio spallucce, prendo un bel respiro e mi preparo a tradurre con signora.   
La mia nuova amica mi farà compagnia per tutto il tempo, scoprirò solo in seguito che si tratta di un altoparlante aziendale che sgardella gli zebedei a tutti i dipendenti, probabilmente confidando nel fatto che questi a loro volta si rifaranno sui colpevoli, i famigerati assenti.
Poco prima che inizino i lavori mi alzo per spegnere la luce dato che, essendo io parte vampiro, la luce mi dà fastidio, preferisco lavorare al buio. Certo, per farlo servirebbe un interruttore da spegnere e in questa stanza non ve n'è traccia alcuna.
Perlustro attentamente la stanza ma interruttori, ciccia, quindi mi arrendo e scendo in sala per chiedere spiegazioni; esco portando al collo i DUE cartellini identificativi che mi hanno dato, sembro una mucca col campanaccio al collo.
Faccio due chiacchiere in sala e scopro così l'esistenza del maledetto altoparlante aziendale, nonché la presenza di sensori di movimento che accendono la luce solo quando ti sentono nella stanza, l'unico modo per ottenere il buio è rimanere assolutamente immobili. Che bello il progresso!
Mi consolo con una pizzetta dal buffet e poi torno rassegnata nella mia stanza. Peccato che la porta non si apra; so che dovrebbe aprirsi, se sei una porta aprirti è nella tua job description, non puoi mica far finta di niente, questa qui però non dà alcun segno di voler collaborare.
Torno giù e confesso un po' imbarazzata che non sono capace di aprire la porta, mi sento come se stessi confessando di non sapermi allacciare le scarpe.
Ripensandoci adesso, non era poi così difficile: la porta, come tutte le porte in azienda, si apre passando davanti ai soliti fottutissimi sensori una delle due tesserine che porto appese al collo. E per fortuna che me le sono messe prima di uscire dalla stanza, perché solo la mia tessera apre quella porta, sarei rimasta chiusa fuori per chissà quanto.
Come minimo questi producono segretamente armi di distruzione di massa, altrimenti non si spiega questo deliro di sicurezza. Manca solo lo scan della retina.

Pensate per un momento a tutto quello che avete appena letto: non vi sembra abbastanza per un  giorno, per una sola, povera, sfortunata interprete? E invece inizia questa benedetta conferenza e con essa una delle esperienze più surreali che abbia mai vissuto: la sala conferenze è completamente al buio e, volendo mantenere al buio anche la mia stanza, mi sforzo di rimanere immobile; purtroppo ogni tanto (distratta da lavoro) mi dimentico e allungo una mano per bere un sorso d'acqua: zac! La stanza si illumina stile sala operatoria, bruciandomi la retina (oltre a quella dei presenti in sala).
Dopo qualche minuto di rinnovata immobilità la luce cala fino a spegnersi...almeno fino al mio successivo movimento. Nuovo giro, nuova corsa.
Venghino signori venghino!