martedì 20 dicembre 2016

Neanche a Casablanca

Stiamo attraversando un periodo di enormi cambiamenti, stravolgimenti epocali, mutazioni sociali, (aggiungere a piacere) e, comprensibilmente, ne abbiamo due balle così.
In questo delicato frangente, anche io voglio dare un mio contributo alla riduzione dello stress collettivo, affrontando una spinosa questione: le parole al femminile.

Da parecchi mesi mi sfrantumate le orecchie e gli occhi con tutte le possibili ragioni per cui:

a) le parole sindaca, ministra, avvocata ecc, devono essere adottate, pena il crollo della società per come la conosciamo,
b) le parole sindaca, ministra, avvocata ecc, se utilizzate porteranno al crollo della società per come la conosciamo.

Sono qui in trepidante attesa che vi diate una calmata e prendiate una decisione ma, lo sappiamo, decidere spesso scoccia, perché decidere quando possiamo andare avanti a scannarci allegramente per i secoli a venire?

Nel mio caso la necessità di una soluzione urgente è dovuta a una difficoltà di tipo professionale: immaginate un tizio X che sta tenendo un discorso (e che io devo tradurre in inglese) e dice ad esempio:
"Il mio progetto ha ricevuto l'approvazione dell'assessore Rossi e del suo consulente legale", essendo assessore una parola maschile io quel SUO devo tradurlo al maschile, poi magari dopo qualche minuto si scopre che l'assessore in questione è una donna e mi tocca iniziare a usare il femminile, con comprensibile confusione del pubblico straniero di fronte a questi repentini cambi di sesso. Neanche a Casablanca.

Per uscire da questo impasse che rende la mia vita più difficile di quanto meriterei, mi sento di farvi una proposta, diciamo diagonale: per quanto mi riguarda, potete passare i prossimi millenni a sviscerare i più reconditi anfratti della questione assessorasindacaministra, la cosa francamemte mi rimbalza; nel frattempo, però, onde evitare di farmi uscire di senno, potreste cortesemente usare in modo corretto almeno l'articolo?
Perché se io sento LA sindaco, so per certo che si tratta di una donna e la mia vita è più semplice e felice.
Se arriviamo a usare gli articoli giusti, poi chissenefrega di come finisce la parola, il mio obiettivo è raggiunto.

In fondo ci vuole poco per far fare un piccolo passo avanti all'umanità e, soprattutto, uno molto più grosso alla mia qualità della vita.

A buon rendere.

lunedì 12 dicembre 2016

Reading: istruzioni per l'uso

Visto che il fenomeno Reading (reading = evento in cui un tizio legge brani di un autore) va estendendosi a macchia d'olio per tutta la penisola, mi pare venuto il momento di dare qualche indicazione a chi volesse avvicinarsi a questa nobile arte in qualità di pubblico.
In questo, come in molti altri casi, la chiave di tutto è la preparazione: mai accettare un reading a scatola chiusa, cercate di raccogliere tutte le informazioni disponibili: dove lo fanno, chi organizza, chi legge, sono tutte variabili che, se trascurate, possono avere pesanti conseguenze (vedi punti a seguire).

1) Spesso il reading si colloca in fascia pre o post cena; anche se la tentazione è forte, non esagerate con l'aperitivo o l'ammazzacaffè, ci saranno casi in cui, per uscire dignitosamente dall'esperienza, dovrete essere nel pieno possesso delle vostre facoltà mentali.

2) Quando arrivate in loco, la prima cosa da cercare con lo sguardo sono gli amplificatori, trovate una posizione che sia il più vicino possibile alle casse, soprattutto se vi rendete conto che gli organizzatori utilizzano il sistema di amplificazione di Barbie.
Se malauguratamente non c'è il sistema di amplificazione "perché tanto lui parla forte", l'unica soluzione definitiva è fingersi affascinati da chi legge e sedere sulle sue ginocchia per tutta la durata della performance.

3) In ogni caso al momento di decidere dove sedere, tenete conto che è sempre meglio scegliere una posizione laterale che vi consenta un'agile fuga in caso l'evento si riveli un madornale errore (vostro, s'intende).
La pausa sigaretta è sempre un'ottima scusa per filarsela (per approfondire l'argomento vedi Concerti: 10 consigli utili per portare a casa la pelle).

4) Tornando al punto 1, informatevi bene su chi leggerà: ha avuto esperienze precedenti? Sa parlare in pubblico? Perché signori, parliamoci chiaro, se vi capita un tizio che più che leggere, vola, è la fine. Se non altro la sofferenza sarà breve. Se invece vi capita lo sterminatore di consonanti, allora l'esperienza sarà dolorosa e interminabile.

6) Concludo con un punto forse un po' delicato ma necessario:

- qualora la lettura avvenisse in chiesa, pregherei le signore di evitare di indossare perizomi di qualunque foggia o colore; questo non per motivi religiosi ma per il fatto che quel filo nel sedere tende a causare un certo fastidio e quindi l'indossatrice è portata a cambiare spesso posizione per cercare temporaneo sollievo.
Immaginate cosa succede se la signora o le signore siedono, come spesso accade in chiesa, su panche di legno: questo continuo processo di assestamento causa una serie interminabile di scricchiolii che rendono le cose ancora più difficili ai quattro poveretti (quattro a caso, ovviamente) che ancora non si sono arresi di fronte a quell'uomo che laggiù, in piedi di fianco alle casse di Barbie, legge a una velocità folle (causa nervosismo o sadismo, non ci è dato di sapere) e, proprio prima di iniziare, ha deciso di calmarsi mangiando tutto un pacchetto di Morositas che, come si sa, sono una versione profumata del mastice.

- un'ultima raccomandazione: portate con voi una bottiglietta d'acqua per affrontare accessi di tosse, singhiozzo ecc; starnutire e tossire sono necessità umane ma dopo la terza volta consecutiva diventano un crimine contro l'umanità in sala. E se qualcuno sa che macchina guidate, potrebbero esserci rappresaglie.

Siate gentili, in fondo basta poco per aiutare tanti.