giovedì 30 giugno 2016

Boccia nella Grande Mela - 1

La partenza per New York è filata abbastanza liscia, il volo è stato tranquillo, non si è perso nessun boccia e non ci hanno smarrito i bagagli nonostante facessimo uno scalo a Zurigo.
Questo però non significa che non abbia cose da raccontare, partiamo dall'inizio:
- arrivata a Malpensa, prima di farmi riconoscere dall'orda di bocciagenitori, mi sono fermata a pranzare, ordinando una focaccia ligure così orrenda che ne ho buttato via un pezzo e arrivata davanti ai bidoni di carta, plastica e umido, ero incerta.
Lo scorso anno ne ho dette di ogni ai boccia invorniti, quest'anno ho dato io dei punti a tutti: ho rischiato varie volte di dimenticarmi in giro il borsone che avevo per bagaglio a mano e, dopo aver sgardellato le balle ai boccia ché non perdessero l'ESTA (l'autorizzazione all'ingresso negli USA), non la trovavo più io. A mia discolpa, gli altri non mi hanno facilitato le cose.
C'è quello che non ha compilato e pagato l'ESTA perché "non l'avevate scritto!" Chissà come mai gli altri 40 genitori l'avevano fatto, fenomeni paranormali di sicuro.
Tu chiedi il cellulare del figlio e il genitore spesso e volentieri ti dà il suo, perché in fondo che problema c'è se nella chat dei ragazzini ci finisce lei/lui?
Distribuisci etichette di viaggio e specifichi che devono scriverci la destinazione ma questi scrivono l'indirizzo di casa in Italia perchè in fondo prima o poi i loro tesorini torneranno a casa, no? 
Non è stato però tutto pianto e stridore di denti, ho avuto anche qualche colpo di fortuna
: sull'aereo una signora che voleva sedere vicino al figlio mi ha ceduto il posto vicino all'uscita di sicurezza, potevo stendere le gambe ed ero abbastanza vicina al bagno, oltretutto a buona distanza dai barbari che però vedevo spesso (prima o poi dal bagno passano tutti).
La mia vicina di posto ha ordinato il pasto low calories innaffiato però da due bottigliette di frizzantino, si vede che con le bolle non ingrassa, è tutta aria.
Ormai culinariamente parlando non temo nulla ma questa volta è andata bene: polenta epollo alle verdure più pane con burro speciale ( fortuna che c'era scritto).
L'aria condizionata era freddissima e per fortuna, altrimenti l 'aroma di piedi ci avrebbe ucciso. L'unica preoccupazione era che causasse una diarrea fulminante, con quei bagnetti stretti...
Stare in vista del bagno ti rende testimone di drammi quotidiani: un tizio entra in bagno ed esce subito, dentro ci deve essere roba brutta, un secondo entra e scappa, il terzo vorresti avvertirlo tu ma si fa troppa fatica, poi non dicono che un'immagine vale mille parole?
Concludo con la boccia che davanti ai controlli per l'ingresso in USA mi rivela candida che lei sull'aereo il modulo non l'ha compilato perché nessuno glielo ha detto, no, dico, ti danno un modulo, cosa dovrai farci un aeroplanino di carta?
E questo è solo il primo giorno!

giovedì 23 giugno 2016

L'ASL e il tesoruccio bohémien

Ieri sono stata dalla mia dottoressa e, mentre aspettavo pazientemente il mio turno ne ho approfittato per dare un'occhiata alle riviste a disposizione dei pazienti.
Ricordando che già in passato avevo trovato spunti di riflessione di un certo livello (vedi Pennuto e pregiudizio) nelle riviste maschili, ho pensato di dare un'occhiata e non sono rimasta delusa.
Qui a lato notate una lettera alla redazione, una di quelle lettere che ipotizzo siano inventate di sana pianta da una redazione disperata a causa della penuria di corrispondenza.
In sostanza il nostro amico, che per comodità chiameremo Armando, chiede aiuto alla redazione perché le condizioni indecenti della sua vasca da bagno ostacolano i suoi incontri sessuali.
L'Armando ci rivela che è single e orgoglioso di esserlo, quasi a voler intendere che se fosse sposato il problema non si porrebbe in quanto l'adorata moglie passerebbe ore a strofinare quel rottame di vasca da bagno sino a farla brillare come piace al suo tesoruccio.
Il nostro Armando è deciso a trovare una soluzione, ovviamente alternativa al "Sì, lo voglio", perché, pur orgoglioso della sua singletudine, quando si arriva al dunque e si avvicina con la fortunata di turno alla vasca (ci confida che la schiuma e le bolle lo attizzano) si vergogna SEMPRE del suo stato pietoso.
Concentriamoci per un momento su quella parola, sempre. Ma quante volte è già successo?  E come mai si decide a scrivere proprio adesso?
Probabilmente fino ad ora l'Armando se l'è cavata spacciandosi per un artista bohémien che non si cura di certi plebei dettagli ma evidentemente l'ultima signorina che ha posato gli occhi su quel cassonetto di vasca da bagno ha minacciato di chiamare l'Ufficio d'Igiene e il nostro teme a questo punto un affievolirsi dei suoi rendez-vous se si sparge la voce (si sa, le donne parlano).
Quindi, per riassumere, qui le opzioni sono due: o c'è una redazione disperata che falsifica corrispondenza e che non concepisce l'idea che un uomo possa voler pulire la sua vasca da bagno se non spinto da motivazioni sessuali, oppure questa sottospecie di uomo esiste davvero.

Non so francamente cosa augurarmi, e voi?

domenica 19 giugno 2016

Certificato è sempre meglio

Avvertenze: i genitori con figli in procinto di partire per vacanze studio all'estero è meglio che leggano il post da seduti.
L'e-mail che ho ricevuto qualche giorno fa e che, vi confesso, mi ha lasciato perplessa, affermava quanto segue:
"ricordiamo la necessità di produrre e inviarci nel minor tempo possibile il Certificato dei Carichi Pendenti"
Prima domanda: cosa diavolo è un certificato dei carichi pendenti?
Un giro sul web mi ha chiarito le cose, trattasi sostanzialmente di un certificato emesso dalla Procura che conferma che non hai pendenze con la giustizia, cioè dichiarano che non sei una serial killer.
Il certificato in questione mi è stato richiesto dalla ditta per conto della quale anche quest'anno porterò un gruppo di boccia all'estero, prima negli USA e poi in Inghilterra; suppongo che sia un comprensibile tentativo di rassicurare i genitori circa i capigruppo che per due settimane gestiranno i loro teneri virgulti e in quest'ottica posso anche capirlo però, pensandoci meglio, questo tipo di documento non certifica proprio che io non sono una serial killer ma semplicemente il fatto che non sono una serial killer tonta, di quelle insomma che si fanno scoprire.
Prima che a qualche genitore venga un infarto, cerchiamo di vedere la cosa in chiave positiva; in fondo, anche nella peggiore delle ipotesi (appunto quella che la sottoscritta sia in effetti una serial killer sveglia), questa situazione avrebbe indubbi risvolti positivi per tutti: da una parte se la capogruppo è una serial killer intelligente i vostri figli saranno tenuti sotto il dovuto controllo, saprà come gestirli e non si farà fregare quando questi millanteranno il morbo di Montezuma per non andare a lezione.  Oltretutto, se la nostra povera serial killer deve stare dietro a 25-30 bombe ormonali impazzite 18 ore al giorno (quando va bene), non avrà certo tempo o energie da dedicare alle sue attività di serial killer che rimanderà saggiamente a momenti in cui ha maggiore privacy sapendo, come purtroppo sa, che la capogruppo a qualunque ora del giorno ha un ragazzino che la cerca per stracciarle le balle con qualche richiesta assurda.
Per riassumere: col Certificato dei Carichi Pendenti siete comunque in una botte di ferro.

venerdì 10 giugno 2016

Passerotto non andare via

In quel di Calabrina le avventure non mancano. Questa mattina un passerotto si è infilato per errore nella canna fumaria; per fortuna Rico era proprio di fianco alla stufa e ha sentito il rumore dello sbattere di ali contro il tubo. Abbiamo subito svitato la parte dietro la stufa e battuto insistentemente sul tubo nel tentativo di far uscire il poveretto ma l'unico risultato ottenuto è stato spargere della gran cenere sul pavimento, passerotti non pervenuti.
Sono tornata di sopra un po' abbattuta, speravo proprio che vedendo un'apertura il nostro riuscisse a uscire ma, chissà, forse non eravamo intervenuti abbastanza in fretta, magari era già soffocato per la cenere inalata. Qualche minuto più tardi, mentre rimuginavo su questi allegri pensieri, ho sentito Enrico urlare "E' uscito!!!"
Sono corsa di sotto e in effetti il passerotto era vivo e vegeto ma spaventatissimo, volava disperato in qua e in là per la cantina in cerca di una via d'uscita ma uscire dalla cantina non è così semplice e non c'era modo di prenderlo per portarlo fuori.
Siamo corsi di sopra a prendere un lenzuolo per cercare di intrappolare il pennuto ma quello volava come un pazzo di qua e di là e anche quando siamo riusciti a buttargli sopra il lenzuolo, poi non sapevamo dove fosse esattamente e avevamo paura di fargli male quindi alla fine l'abbiamo fatto uscire, come strateghi abbiamo ancora molta strada da fare.
Dopo vari tentativi di intrappolarlo usando un colino, uno scolapasta e un coperchio (resta da capire
come Rico pensasse di catturare il pennuto, prendendolo a coperchiate?) abbiamo adottato la stessa tecnica usata anni fa con il coniglio nano, quando dovevamo catturarlo per dare una sistemata al giardino: ognuno lo rincorreva in metà del giardino così alla fine noi abbiamo evitato un infarto e lui era talmente stanco che si è lasciato prendere.
Con il passerotto è andata più o meno così, dopo un bel po' di svolazzamenti per la cantina ha gettato la spugna e si è lasciato cadere in un raccoglitore di riviste, così siamo riusciti a portarlo su e liberarlo in giardino.
Vederlo volare via è stata una gran gioia, era coperto di cenere ma vivo e vegeto.
Ecco, tutte le mattine dovrebbero iniziare così, con una buona notizia e un sorriso da orecchio a orecchio.

lunedì 6 giugno 2016

Tutti insieme appannatamente

Foto di René Mtdue
Immaginate di trovarvi di notte lungo il greto di un fiume, laggiù a pochi metri dell'acqua; il fiume mormora ma per il resto tutto è silenzio, non vola una mosca. Oddio, non proprio. Di tanto in tanto si sente una voce gridare "Via!"  e due figuri che hanno tutta l'aria di un paio di astronauti, con tanto di casco e tuta spaziale, avanzano lentamente avvolti in un mare di nebbia.
Io osservo la scena in silenzio e prudentemente a distanza, onde evitare di finire nell'inquadratura del regista e mandare a monte la ripresa; ogni tanto però sento un grido "Spannatrice!" e scatto come una velocista, il dovere mi chiama.
Sono infatti appena stata promossa da garzona tuttofare a Spannatrice Ufficiale dei caschi dei due astronauti (Ms Amitrano e Mr Farnedi) i quali, avendo il brutto vizio di respirare, non fanno che appannare i rispettivi caschi. Più che un lavoro la mia è una missione impossibile, mi aggiro silenziosamente intorno alla scena, munita di un grosso rotolo di Scottex e pronta alla pugna contro la maledetta condensa.
Passano le ore e noi lottiamo disperatamente contro il freddo (nonostante sia maggio quaggiù sul fiume la temperatura si è fatta siberiana e c'è così tanta umidità che l'aria praticamente la bevi) e la fame (dovendo arrivare a Villa Verucchio per le 20 abbiamo improvvisato una cena frugale e adesso la pancia protesta); fortunatamente il previdente regista (Mr Lelli) ha procurato un gigantesco sacchetto di patatine su cui ci gettiamo famelici dopo aver scaldato le membra intirizzite grazie all'ottimo tè caldo fornito in un provvidenziale thermos da Colui Che C'Era Ma Non C'Era.
In quelle poche ore non ci siamo fatti mancare nulla, neppure le emozioni forti: immaginate di trovarvi nell'oscurità più assoluta e sentire alle vostre spalle un forte tonfo, come se qualcosa di grande e pesante fosse caduto nel fiume. Impossibile non chiedersi cosa ci fosse di così grosso nei paraggi e, soprattutto, se fosse ancora lì in agguato. Devo guardare meno film di mostri.
Fortunatamente il pensiero che tra noi c'era Mr Cortesi (anche noto come McGyver 2.0) ci rassicurava, in caso il Mostro della Laguna Nera  fosse emerso dalle acque, eravamo certi che il nostro uomo avrebbe assemblato in pochi secondi un'arma letale usando scotch, ciottoli di fiume, colla e chissà cos'altro.

Vi starete sicuramente chiedendo per quale motivo questo manipolo di eroi sia sceso lungo il fiume nel cuore della notte per girare scene spaziali, la ragione è presto detta: l'obiettivo era creare un trailer per la promozione di un progetto di crowdfunding per la pubblicazione di The Shadow Planet.
Il progetto in questione nasce da un idea dei Blasteroid Brothers (Gianluca Pagliarani, Giovanni Barbieri e Alan D'Amico, rispettivamente disegnatore, sceneggiatore e colorista della serie): creare e produrre una serie a fumetti di 80 pagine a colori che mescola elementi di fantascienza anni 60-70 e horror.
Grazie al sistema del crowdfunding è possibile per chiunque finanziare il progetto, contribuendo anche solo con 5 euro alla realizzazione di The Shadow Planet (in cambio riceverete vari omaggi, a seconda del contributo, date un'occhiata al progetto e se decidete di contribuire cliccate qui).

Ecco il trailer frutto di tante fatiche e tanti spannamenti:



Ed ecco un assaggio di come sarà The Shadow Planet, se diamo una mano a finanziarlo. 
Buona visione!