martedì 20 settembre 2016

Gli occhiali fanno meno male


Pensavo che i creativi di Police non potessero superare quanto già fatto in passato (vedi i capolavori esaminati nel precedente post Essere o non essere: Silvan contro Sandokan) e invece eccoli qua.
A volte ritornano.
I processi mentali che portano alla creazione delle boccette di profumo Police per me sono un mistero; questa qui non è semplicemente una brutta boccetta, è ridicola, c'è un teschio che sembra avere in testa quelle cuffiette di plastica a fiori che una volta le signore anziane si mettevano per fare il bagno.

L'unico uso che posso concepire per questa bottiglia è quando sei furibondo e vuoi qualcosa da scagliare contro il muro per sfogarti.
Ciononostante, mi rendo conto che forse il mio sentire non è in linea con quello del resto del mondo e magari l'essenza al suo interno è buonissima, quindi cerchiamo di essere costruttivi: se proprio siete decisi a comprare e usare il profumo, la cosa
migliore è infilare la boccetta in un calzino di lana grosso.
In questo modo potrete profumarvi senza essere costretti a guardare il contenitore, un po' come si fa con i porta-pacchetto di sigarette, che ti permettono di fumarti la tua dose quotidiana di droga senza dover leggere quei simpatici messaggi apocalittici che ti mandano di traverso la nicotina.
Enjoy.

martedì 13 settembre 2016

Il Santo e il Tonno

Siamo con Mauro e la Paola in gita sul lago Maggiore e, dopo un pranzo volante (pizzette e focacce prese dal focacciatore locale e consumate sotto un pergolato in riva al lago), Mauro propone di andare a vedere il San Carlone, una statua di metallo alta più di 30 metri e costruita in onore del vescovo locale.
Andiamo.
Sarà la mia recente esperienza ammerregana  (vedi Boccia nella Grande Mela) ma, a una prima occhiata, il Sancarlone mi pare la Statua della Libertà de noantri, ha pure il braccio alzato ma la distingui perché al posto della fiaccola c'è un messale.
Come per la cugina d'oltreoceano, anche qui paghi un biglietto diverso a seconda che tu voglia salire fino ai piedi della statua o raggiungere la testa.
Ci guardiamo in faccia e il messaggio è forte e chiaro: siamo arrivati fino a lì, adesso mica ci tireremo indietro causa braccine corte? Vogliamo salire fin sulla testa e siamo disposti a pagarne il prezzo (5 euri).
Appena pagato il biglietto inizia piovigginare, è il Cielo che ci sta dicendo qualcosa ma noi siamo tonti e non ci accorgiamo di nulla.
Si pagano due biglietti ma non è che questo ti dia diritto a vivere negli agi, per arrivare alla benedetta base della statua c'è da salire quelle millemila scale a chiocciola e si raggiunge l'ingresso della sottana del santo con un principio di nausea ma c'è tutto il tempo di farsela passare perché per salire c'è da fare la fila, dato che si entra in gruppi di massimo 10 persone.
Il gruppo davanti a noi conta 9 persone e il custode sta tentando di convincere una famiglia di turisti tedeschi a mandare la loro figlia di 11 anni da sola col gruppo per fare cifra tonda; in questo caso la barriera linguistica è provvidenziale e la giovine resta coi suoi mentre il gruppo di italiani entra nella statuona.
Noi, che siamo fuori in paziente attesa, sentiamo quelli dentro che gridano "qui c'è un orecchio!" o "sono davanti a un occhio!" seguiti dalla voce del custode che li riporta con i piedi per terra chiarendo che, essendo loro sul retro della statua, è difficile che trovino gli occhi o le orecchie, a meno che il San Carlone non sia un'opera di Picasso. 
Dopo quella che sembra un'eternità, il gruppo esce, e noi ci addentriamo nell'antro della carlosa bestia.
In pochi secondi mi ritrovo ad avere 13 anni, sto facendo la ferrata della Tridentina, con le stesse scale a pioli di ferro totalmente verticali e lo stesso pensiero inquietante:se mi sudano le mani è la fine. Due le differenze principali in questo caso:
1. invece di essere attaccata a una parete di roccia sono dentro un sarcofago di metallo (però, se cado, lo sfracellamento non sarà poi così diverso),
2. In questo caso non indosso imbragatura, cordino, moschettone e casco, il che rende ancora più concreta l'ipotesi sfracellamento.
Sono a metà percorso e sto tentando di concentrarmi, onde evitare l'ipotesi di cui sopra, quand'ecco che inaspettatamente la Paola comincia a smadonnare contro il Mauro, colpevole di averci proposto quella che è a tutti gli effetti una visita a pagamento in una scatola di tonno.
Una volta arrivati in cima, guardiamo finalmente dagli occhi della statua e la vista è impagabile: il parcheggio. A quel punto, sempre accompagnati da una colonna sonora di infamie rivolte al povero Mauro ci apprestiamo a scendere, peccato che non sia possibile perché la scala a pioli è occupata da gente che sale e quindi, come in qualunque ferrata, se la scala è occupata non ti resta che aspettare che si liberi.
E' a quel punto che mi sono scoperta grata per il maltempo, non volendo neanche immaginare che temperatura ci sarebbe stata all'interno della capoccia metallica se ci fosse stato il sole.
Vista la situazione ci siamo messi di coltello per fare posto a quelli che salivano, pregando che facessero presto perché non c'è bisogno di essere claustrofobici per provare un leggero disagio quando si è pressati contro pareti metalliche senza possibilità di fuga.

Il tonno pinne gialle ha tutta la mia comprensione.