martedì 26 febbraio 2013

Il mantra aiuta ma non snellisce

Nella vita ci sono momenti in cui è importante riuscire a non reagire alle provocazioni, anche a quelle più pesanti. Per far questo si può adottare una semplice strategia: quando ti trovi di fronte a un'assurdità madornale e ti verrebbe da dirne di ogni,  fai un bel respiro e ripetiti come un mantra Calma e serenità, come faceva George Costanza (a lato in un indimenticabile ritratto) in una celebre puntata di Seinfeld.
Però, c'è un però.
Ci sono situazioni in cui il mantra poco può, in cui il tuo animo ribolle e si ribella; il caso a cui mi riferisco è direttamente collegato a una meravigliosa pubblicità di intimo maschile Yamamay che ha come testimonial l'atleta Massimiliano Rosolino.
Quando me la sono trovata davanti un paio di mesi fa su una delle solite riviste da colazione, confesso di aver vacillato: come prima cosa mi sono immaginata il pubblicitario che si chiede "Dove possiamo posizionare il nome del marchio?" e decide di metterlo proprio sul pacco del testimonial, testimonial sulla cui notorietà evidentemente non fanno molto affidamento, visto che hanno sentito il bisogno di specificare il suo nome in alto a destra. Ora, io non sarò un genio del marketing ma, se devi scrivere il nome del testimonial, forse è meglio prenderne un altro...che poi la faccia di Rosolino la conosciamo tutti, è quasi un insulto vedere che ti scrivono come si chiama.
Quando poi ho letto il messaggio della pubblicità mi è caduta tra le mani questa perla: trattasi di intimo snellente il cui rivoluzionario tessuto, cito testualmente,
grazie all'impiego della fibra microincapsulata di Nurel, ricca di principi attivi quali caffeina, retinolo, acidi grassi e vitamina E ... snellisce la silhouette.
Evidentemente chi ha creato questo rivoluzionario tessuto non si lava perché, anche nella fantascientifica ipotesi che il tessuto agisca come un bendaggio estetico (si vede che ho insegnato inglese al corso per estetiste), trasferendo le straordinerie proprietà delle sostanze di cui sopra alla pelle, ecco che col lavaggio dette straordinerie proprietà finiscono giù per lo scarico.

Se proprio siete decisi a tentare questa strada, a mio avviso l'unica soluzione è non lavare mai il tessuto, quindi indossare queste mutande e canottiera per giorni e giorni senza mai lavarle.
Che dire: magari alla fine sarete anche snellissimi, però l'unico che vi si avvicinerà sarà il camion della nettezza urbana in quanto rifiuti umidi.


venerdì 15 febbraio 2013

Tutto torna, qualche volta anche armato.

Tutto è iniziato la vigilia di Natale; quella sera avevamo invitato un po' di gente per una serata festaiola, quelle tre, quattro ore di libagioni, risate, chiacchiere ecc. C'era però un'incognita non da poco: tra gli intrattenimenti era prevista l'immancabile tombola degli orrori e, come sa chiunque vi abbia partecipato, questo ameno gioco risulta assai poco ameno per coloro che si trovano ad ospitare la soirée dato che quei luridi individui dei partecipanti approfittano di ogni distrazione dei padroni di casa per liberarsi degli orrori vinti, infilandoli in ogni anfratto della casa. E non lo dico per una mia forma di paranoia ma per semplice esperienza, avendo io stessa ingrossato le file dei luridi individui in passate edizioni nascondendo praticamente di tutto in casa altrui, da vecchie parole crociate in un vasino per bambini, fino a  un budda in un presepe. Quindi in effetti quanto mi stava succedendo potremmo semplicemente chiamarlo karma.

Questa volta si erano stabilite regole ferree: non più di due regali orrendi a testa e chi voleva poteva includere un regalo bello, giusto per aggiungere pepe e mistero all'evento.
Prima della festa erano stati fatti annunci roboanti dalla Zoffoli che, a suo dire, aveva scovato una vera e propria perla durante il trasloco; noi inizialmente non eravamo molto ben forniti ma, una visitina a casa degli antenati aveva prodotto risultati al di là di ogni aspettativa per cui la sera in questione si è potuto apportare anche noi un contributo di un certo livello.
Non mi dilungo in descrizioni dell'evento se non per dire che, nonostante il nostro regalo fosse di quelli col botto (un bambolotto Babbo Natale che si illumina e va in monociclo su una corda tesa), nulla ha potuto contro l'attimo di puro terrore che abbiamo vissuto quando gli sfortunati vincitori (il duo Piraccini-Gasperoni) hanno scartato con dita tremanti il regalo messo in palio dalla Zoffoli: una di quelle bambole coi boccoli biondi e il vestito pizzoso che una volta, per dio solo sa quale motivo, si mettevano in bella mostra sui comò delle camere da letto, insana abitudine che ha fortunatamente conosciuto un inevitabile declino negli anni Ottanta, a seguito del film "Chucky - La bambola assassina".
Mentre i due tapini si guardavano in faccia chiedendosi se mai avrebbero visto la prossima alba con quell'orrore in casa, noialtri ci siamo guardati tirando un grosso sospiro di sollievo, in fondo il peggio era passato.
Le settimane successive sono trascorse senza incidenti, salvo qualche velata allusione al "mostro in salotto" da parte della Piraccini e quindi lentamente tutto è tornato alla normalità.

Qualche settimana dopo, tornati a casa da una mattina di commissioni sotto la pioggia, io e Rico ci siamo trovati di fronte a un misterioso pacco e alla nostra vicina, agitatissima, che temeva si trattasse di una non meglio identificata truffa postale, idea inspiegabile se si considera che non le avevano chiesto di pagare alcunché. Abbiamo aperto il pacco con una certa curiosità e immaginate la nostra faccia quando vi abbiamo trovato dentro la boccolosa di cui sopra, con una commovente lettera scritta di suo pugno (vedi testo a lato). Dopo aver reso il dovuto omaggio all'astuto piano dei due lestofanti, ho iniziato a elaborarne uno mio e mi è apparso subito evidente che la naturale prosecuzione del viaggio della plasticosa mostruosità non poteva che essere casa Rinaldi-Tommasoni. Mentre studiavo i dettagli (indirizzo e numero civico dei due da inserire nel pacco) è arrivato però un messaggio della Zoffoli che ci invitava all'inaugurazione della sua nuova casa.
L'universo mi stava mandando un chiaro segnale, sarebbe stato da stolti ignorarlo.
Ho quindi preparato un pacchetto sontuosissimo, usando una delle carte da regalo da mille e una notte che rimediammo quella famosa volta del trasloco della Rini (vedi Il mio regno per il figlio di un vetraio!) e che probabilmente ci dureranno fino al Giorno del Giudizio. Ammetto di aver sogghignato diabolicamente per tutto il tempo.
La sera dell'inaugurazione siamo passati a prendere la Piraccini e Gasperoni, i quali da giorni attendevano una nostra reazione all'invio di Chucky ed erano rimasti  a dir poco perplessi di fronte al nostro silenzio; ovviamente è bastato vedere il pacco e ogni dubbio è scomparso.
Arrivati chez Zoffoli abbiamo consegnato alla padrona di casa il nostro delicato pensiero tra mille cerimonie e ci siamo ampiamente goduti il momento dello spacchettamento.

Morale della favola: a volte ritornano.


sabato 9 febbraio 2013

Il bollino se non sei una banana te lo devi guadagnare

In quest'ultimo periodo, causa vicissitudini che non stiamo a spiegare, il numero di concerti che ho visto si è decisamente ridotto e quindi mi sono trovata in più di un'occasione a chiedermi "cosa diavolo posso scrivere per Stonehand questa volta?"  Sì perché, non essendo io una musicista, posso scrivere articoli solo su argomenti musicali e, come dicevamo, non è cosa semplice.
Un paio di mesi fa mi sono trovata alle strette e una sera, mentre ne parlavo con alcuni amici, ho lamentato il fatto che ci fossero fortunati individui che solo per il fatto di avere il bollino da musicista si potevano permettere di scrivere interi articoli sulle ultime trovate idiote degli sceneggiatori di Beautiful (praticamente una fonte d'ispirazione inesauribile), mentre noi del volgo sbollinato eravamo là fuori dove tutto è pianto e stridore di denti.
A quel punto il buon Paco mi ha fatto notare che se scrivi su una rivista di musica, o sei un musicista o scrivi di musica, altrimenti che ci stai a fare? Pur non potendogli dare torto, la cosa non mi consolava, continuavo a rigirarmi il problema tra le meningi alla ricerca di una soluzione finché, all'improvviso, ho avuto una folgorazione: un piano diabolico che avrebbe risolto tutti i miei problemi. Ovviamente la soluzione più semplice sarebbe stata quella di andare a vedere più concerti ma a me i piani troppo semplici non sono mai piaciuti...
Il piano in questione ruotava intorno al concetto di musicista, perché in fondo è solo musicista non bravo musicista, quindi mi son chiesta: come faccio a spacciarmi per musicista e procurarmi il prezioso bollino? Prima di tutto dovevo crearmi un profilo facebook adatto, con qualche foto di me sul palco e magari qualche video farlocco, tanto adesso col computer riescono a far sembrare musica anche il gesso sulla lavagna...
Quindi si trattava di invitare un po' di amici nella nostra cantina, da addobbare all'uopo onde trasformarla in un pub molto alternativo, sistemare qualche sedia e approntare un angolo palco per poi girare un finto video. A quel punto mi sono arenata perché il finto video lo puoi anche girare ma poi devi metterci un finto suono perché se ci mettiamo quello vero della sottoscritta che suona l'ukulele si risvegliano gli zombie...Ok allora suono finto ma come si fa con gli applausi? Mica posso aggiungerli dopo, rischio che sembri una puntata de "Il mio amico Arnold"!
Viste le difficoltà incontrate per la realizzazione della parte video ho deciso di lasciar momentaneamente perdere e concentrarmi invece sulla documentazione fotografica e mi è subito venuto in mente un altro piano altrettanto diabolico: avrei pedinato Farnedi a qualche suo concerto e poi approfittato di una sua pausa bagno (da me prodotta costringendolo a bere litri d'acqua con la scusa che fa bene ai reni) per farmi qualche autoscatto artistico sul palco durante il soundcheck. Però è chiaro che un piano di questo genere richiede tutta una serie di macchinazioni incastrate perfettamente per non far sospettare l'ignaro musico e portare a casa il risultato, francamente il tutto mi avrebbe comportato uno sbattimento eccessivo quindi ho optato per una soluzione più rapida che lì per lì mi è parsa un'idea geniale ma adesso che me la trovo davanti francamente mi viene il dubbio che non risulti proprio credibilissima.



Mi rendo conto che tutto questo macchinare non è sport per principianti, è una gran fatica turlupinare il prossimo e ci vuole un'ottima organizzazione, chissà magari in futuro, quando avrò maturato più esperienza in questo campo farò un altro tentativo, adesso scusatemi, vado a vedere le date dei prossimi concerti in zona.

P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press