venerdì 30 marzo 2018

Chi ha paura di un po' di pelucchi?

Quando abbiamo deciso di andare in gita a Milano, sapevamo che avremmo trovato le orde della Stramilano ma non ci siamo lasciati scoraggiare; peccato che nessuno si sia ricordato del maledetto cambio dell'ora. 

La sveglia suona alle 6.30 ma il mio corpo lo sa che sono le 5.30 e mi
odia. 
Arrivo al punto di ritrovo in ritardo perché, complice gli occhi a fessura, stavo per imboccare per errore l'autostrada.
Oggi guiderà la Rinaldi, almeno all'andata, quindi siamo abbastanza rassegnate alla dittatura e ai suoi diktat: niente fermate in autogrill, neanche per una sigaretta o per fare pipì (De Gregori sapeva di cosa parlava). 

Fortunatamente, dopo un paio d'ore di viaggio, complice un lavoro di squadra che logora la Rini ai fianchi (io e la Piraccini ci alterniamo, lei urla Caffè! io Pipì!), strappiamo all'autista la promessa di una breve sosta in autogrill. Ci tocca fare presto, la possibilità che la macchina riparta senza di noi non è da scartare; in bagno la Piraccini accende due asciugamani ad aria compressa per fare prima e riuscire almeno a fumarsi una sigaretta.

La carenza di sonno e la dittatura hanno un loro peso e infatti, dopo quasi tre ore di macchina, i neuroni vanno in sciopero: 

- siamo all’altezza di Piacenza e la Piraccini chiede se abbiamo segnato quanto abbiamo speso di autostrada; il fatto che non abbiamo ancora lasciato l'autostrada sembra non turbarla minimamente,

- l'autostrada ci porta in zona Milano e non resta che affidarsi al navigatore; in un momento di particolare concitazione, sento la Rini  chiedere Dove devo girare, a destra o sinistra? nonostante ci troviamo in un normale tratto autostradale, dove la svolta a sinistra non è proprio contemplata, 

3) anch'io darò il mio contributo all'affossamento delle funzioni cognitive, però sarà nel viaggio di ritorno, al momento del nostro ingresso in autostrada, quando raccomanderò alla Rini di usare il casello della Viacard.

La prima tappa della giornata è alla Fabbrica del Vapore, dove c'è una mostra su Che Guevara; entriamo e ci troviamo catapultati in un antro buio e straripante di persone, devi farti largo con il coltello tra i denti per riuscire a vedere i testi scritti sui poster, a volte i caratteri sono davvero lillipuziani.
Oltretutto il riscaldamento deve essere stato impostato da un sadico che vuole scoprire a quale temperatura il corpo umano passa allo stato liquido. 
Dato che riuscire a leggere pare impresa sovrumana, mi concentro sull'ascolto: sparse in giro per la mostra ci sono le registrazioni di discorsi originali del Che, discorsi che più di una volta mi fanno pensare a quelli di Papa Francesco. 
Alla fine della mostra trovo anche la registrazione di un discorso di Fidel Castro, che invece ha uno stile molto simile a quello di Peppone in Don Camillo
Dopo un rapido pranzo in una pizzeria al taglio, andiamo a vedere la mostra di Paolo Ventura all'Armani Silos
All'Armani Silos sono tutti magri, alti e parlano sottovoce, più minimalisti e composti di così ci sono solo le mummie
Ovviamente noi ci facciamo subito riconoscere, io indosso un maglione peloso, di quelli che perdono ciuffi di pelo ovunque e immagino lo sgomento delle maschere al pensiero che mi avvicini agli abiti che si trovano in mostra al piano superiore. 
Sono la versione moderna dello sciame di locuste dell'Apocalisse.
Prima di uscire facciamo una sosta in bagno (nero e oro ovunque) dove purtroppo, asciugandomi le mani, mi sfugge il coperchio del porta salviette, che cade a terra violando il religioso silenzio di questa cattedrale; mi affretto a risistemare tutto ma, una volta uscita dal bagno non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che ci stiano controllando. 
In fondo però è comprensibile, questi snelli minimalisti si trovano di fronte un quartetto di tamarri romagnoli che rifiuta ostinatamente di sussurrare, mette in disordine il bagno e oltretutto semina pelucchi in giro, da lì al terrorismo, il passo è breve.
Lasciamo il Silos e puntiamo sul Book Pride dove, dopo un primo giro esplorativo, concludiamo la giornata con una bella tazza di tè caldo e due chiacchiere, per poi puntare la prua verso i lidi romagnoli.
Ripensandoci adesso, è stata una gran bella giornata.

Ciao Milano, stammi bene.