mercoledì 25 giugno 2014

Sotto il vestito, un ukulele

Tutto è iniziato qualche mese fa quando Farnedi mi ha informato che avrebbe partecipato anche quest'anno al Festival dell'Ukulele di Caldogno (20-22 giugno); poi, come se fosse un semplice dettaglio, ha aggiunto "io suonerò il venerdì sera e il sabato sera ci sarà la Ukulele Orchestra of Great Britain". Un attimo dopo ho sentito la mia voce: "Vengo anch'io!"
L'orchestra in questione l'ho già menzionata in un precedente post (vedi Nonantola e il mucchio selvaggio) e il fatto che tornasse in Italia dopo non so mai quanti anni era già un evento in sé, figuriamoci per me che non l'avevo mai vista dal vivo...
***
Sabato 21 giugno è finalmente arrivato e mi trovo in fila da 30 minuti davanti al camioncino dei panini (un sacco di gente, un solo camioncino = fila interminabile), circondata da un mare di gente e un numero imprecisato di ukulele; per tutto il pomeriggio le performance "autorizzate" si sono alternate alla musica spontanea, gruppetti di persone sedute all'ombra di un albero improvvisavano piccoli concerti in un'atmosfera gioiosa e familiare difficile da rendere a parole.
Sono ormai le 21.13 e io mi sto chiedendo se mai riuscirò a mettere qualcosa sotto i denti quand'ecco aprirsi la porta del camerino e uscire gli otto membri dell'orchestra i quali, elegantissimi in smoking (i signori) e abiti da sera (le signore), davanti ai nostri occhi increduli sono saliti sul palco, hanno fatto un inchino di saluto e alle ore 21.15 hanno dato inizio al concerto.
Questo dettaglio, a prima vista trascurabile, è invece fondamentale per capire che noi e gli inglesi siamo popoli assai diversi: nel programma il loro concerto era previsto per le 21.15 e alle 21.15 è iniziato. Noi, da bravi italiani, di fronte a tanta britannica puntualità siamo rimasti a bocca aperta come paganelli.
L'orchestra non ha deluso le nostre aspettative, il repertorio ha spaziato dagli Who (Pinball Wizard in una versione da ballata marinaresca) a Morricone (Il buono il brutto il cattivo), passando per i Talking Heads (Psycho Killer) e i Nirvana (Smells Like Teen Spirit), il tutto accompagnato dall'inconfondibile humor d'oltremanica.


A metà concerto c'è stato un breve intervallo per far riposare i musicisti; nel frattempo un altro artista (Ugo Sánchez Jr) è salito sul palco, anche lui impeccabile nel suo smoking. Proprio mentre erano sul punto di uscire di scena, con una mossa rapidissima e letale, i membri dell'orchestra si sono gettati su di lui e quando sono scesi dal palco hanno lasciato di fronte alla folla un uomo coperto solo del suo ukulele (oltretutto soprano). 
La sorpresa del pubblico era palpabile, non capita tutti i giorni di vedere un uomo nudo su un palco e, per un attimo, mi sono chiesta come sarebbe andata a finire; è andata a finire che abbiamo goduto di quindici minuti di puro divertimento (non solo noi, anche le signore in abito a fiori sedute davanti a me hanno mostrato di apprezzare), su cui però mantengo un rigoroso silenzio, onde non rovinare la sorpresa a coloro che avranno la fortuna di assistere a una simile performance in futuro. Aggiungo soltanto che il signor Sánchez ha concluso in grande stile l'intervallo, consegnandoci all'orchestra per la seconda, strepitosa parte del concerto.
Non ho purtroppo spazio sufficiente per raccontare tutto quello che è successo in quei tre giorni: dal concerto della Keiki Ukulele Band, composta interamente da bambini, alla proposta di matrimonio che il virtuoso hawaiano Aldrine Guerrero ha fatto alla sua compagna nel bel mezzo del suo concerto, dalla lotteria con i biglietti pastello che di sera non capivi di che colore fossero, fino al numero spropositato di ukulele in mostra che ha causato in Farnedi più di un sospiro di desiderio. 
Per quanto mi riguarda, quello che porto a casa da Caldogno è l'atmosfera accogliente e di grande entusiasmo che si respirava, le facce sorridenti di chi lavorava senza sosta e il rammarico di non essere stata in grado, con i quattro accordi in croce che conosco, di partecipare davvero di tutta quella gioia a forma di ukulele. 

P.S. E il panino ukulele, ovviamente :)

P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la mia rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Express

mercoledì 18 giugno 2014

Pizzi fiorentini e treni fantasma

Questo post è la prosecuzione del post precedente sul mio ultimo lavoro in quel di Firenze, per chi l'avesse perso: Un Vaglia ci salverà  

Non mi dilungo sul lavoro in sè, dato che non ha riservato grandi sorprese a parte il tocco di eleganza che abbiamo trovato ad attenderci in cabina: dei raffinati sottobicchieri di carta con motivo pizzoso (vedi foto) su cui poggiavano due bicchieri di plastica da fiera della polenta. 
Aggiungo solo che finalmente ho capito come deve sentirsi Brad Pitt quando esce di casa: tutte le mattine al mio arrivo al centro congressi c'erano decine di volontari (il convegno era della Croce Rossa) sorridenti che ti davano il buongiorno facendoti sentire una piccola celebrità, magari sono dettagli ma è un bel modo per cominciare la giornata.

Il lavoro è inaspettatamente finito in orario ma ahimè, il treno per Faenza era partito da poco quindi mi è toccato aspettare un'ora in stazione però, vista la situazione, sono rientrata rapidamente nella modalità gita, ho comprato due ottime pizze al taglio (quelle quadrate di una volta, non gli spicchi tristi che vanno adesso) e mi sono
seduta comodamente a un tavolino con la mia copia di American Gods di Neil Gaiman, romanzo godibilissimo con un'unica controindicazione: ti tocca puntare la sveglia perché rischi di andare avanti a leggere e perdere il treno.
Una volta fattasi ora di partire, mi sono avvicinata al tabellone delle partenze ma ancora il numero del binario non c'era, strano- ho pensato - non manca mica tanto! A intervalli regolari alzavo gli occhi verso il tabellone ma la casella chiave rimaneva inspiegabilmente vuota; quando ormai cominciavo a preoccuparmi, il velo mi è caduto dagli occhi: stavo guardando la colonna dei ritardi in cui grazie a dio non c'era niente, mentre il binario era scritto lì a fianco, 14, da chissà quanto tempo. Che invornita!
Mi sono lanciata verso il binario dove, pur trovando il treno con le sue porte ben aperte, ho notato che le luci all'interno delle carrozze erano spente e dentro non c'era nessuno; fortunatamente non ero nuova a situazioni di questo tipo e ho subito ipotizzato un tiro mancino di quei sadici di Trenitaglia che a volte amano nascondere il trenino della linea Faenza-Firenze dietro un altro treno così, tanto per renderti le cose più vivaci. 

Ho percorso quel miglio lungo la banchina che mi separava dall'ambito mezzo e, senza ulteriori contrattempi, ho trovato posto (tra l'altro era quello più ambito, proprio accanto al finestrino, dove si gode il panorama migliore). 
Mentre il treno partiva non ho potuto fare a meno di chiedermi se in quel momento non ci fosse qualcuno seduto nel treno spento che si chiedeva come mai il mezzo non partiva. 
Il fatto che le porte del treno finto fossero aperte rafforzava l'ipotesi di sadismo precedentemente avanzata.
Concludo felicemente con l'arrivo in stazione a Faenza in perfetto orario. Son soddisfazioni.

sabato 14 giugno 2014

Meteo, meteo delle mie brame

Sono in piedi davanti alla porta-finestra della cucina e osservo il panorama con aria meditabonda; all'origine della mia aria meditabonda sta il fatto
che ho davanti un cielo turchino costellato di allegre nuvolette bianche e illuminato da un sole che picchia come un fabbro ferraio.
La cosa in sè non sarebbe grave, se non fosse che da circa una settimana sui vari siti meteo ci sgardellano gli zebedei annunciando un fine settimana da Armageddon a cui neanche Noè potrebbe sopravvivere; ieri ho controllato i siti meteo diverse volte e mancava solo l'icona della tromba d'aria.
Tocca ammettere che i signori colonnelli del meteo di questi granchi ne prendono spesso (dopotutto sono previsioni) ma, negli ultimi anni, mi pare che le cose siano andate sensibilmente peggiorando.
Questa constatazione mi fa tornare alla memoria una barzelletta che mi raccontò mio babbo anni fa e che pare fare proprio al caso nostro:
Un gruppo di meteorologi britannici si reca in visita alla super stazione meteo italiana, recentemente rinnovata con l'apporto di nuovi programmi software e di una centrale di elaborazione sofisticatissima; per tutta la giornata un collega italiano, il Professor Mario Rossi, li guida da un ufficio all'altro, illustrando le varie procedure utilizzate, i processori, le tecniche di rilevazione, i programmi di elaborazione e così via.
A fine serata, durante la cena organizzata in onore dei colleghi stranieri, uno dei meteorologi britannici, Mr Brown, si avvicina al collega italiano e gli sussurra con fare cospiratorio:"Ma alla fine, grazie a tutte queste nuove tecniche....quante volte ci azzeccate?" Mario Rossi gli risponde tenendosi sul vago:"Beh, dipende anche dalle stagioni, poi non sempre le rilevazioni sono accuratissime..."poi però, vedendo che il collega britannico inizia a spazientirsi, cede e vuota il sacco "Le previsioni corrette si aggirano intorno al 35%". 
Mr Brown lo guarda sorpreso e chiede "Ma allora perché non dite il contrario?"

Effettivamente, ce lo stiamo chiedendo tutti.

domenica 8 giugno 2014

Un Vaglia ci salverà


Ogni volta che mi capita di andare a Firenze per motivi di lavoro finisce sempre che mi stresso da morire, per varie e solidissime ragioni:
1) il giorno della partenza ti tocca arrivare in stazione a Cesena già col coltello tra i denti, pronta alla pugna con millemila studenti e pendolari per guadagnare un posto a sedere, 
2) per i successivi sessanta minuti di viaggio il pensiero di perdere la coincidenza ti rosicchia il midollo, essendo che il regionale spesso arriva a Cesena portandosi dietro un ritardo accumulato, 
3) quando finalmente scendi a Bologna, sei quasi sempre nei binari più lontani (viaggi dopotutto su un plebeo regionale) quindi inizia la corsa per raggiungere i sotterranei da The Day After dove trovansi gli agognati Eurostar; quando finalmente arrivi con il fiato talmente corto da fare temere un attacco d'asma, può capitarti di scoprire che il tuo Red Arrow è in ritardo pure quello. 
Per riassumere, interi anni di vita consumati in sole due ore di viaggio. 
Memore dei precedenti traumi, stavolta ho pensato di affrontare la questione con un approccio laterale: dato che il lavoro iniziava alle 14, ho deciso di prendere la giornata come una gita: sono arrivata a Faenza in macchina (da casa mia in campagna ci vogliono 30 minuti, per andare in stazione a Cesena ne impiegherei comunque 20) e sono salita sul trenino della linea Faenza-Firenze. 
La scelta si è rivelata vincente:
a) non c'è stato nessun problema per sedersi nonostante ci fossero due scolaresche in gita,
b) in meno di due ore, siamo arrivati a Firenze senza stress da coincidenza 
c) ho scoperto l'esistenza di località a me sconosciute quali Vaglia e Biforco. 
Unico neo, un'aria condizionata polare ma quella c'è pure sui blasonati dell'altra linea quindi...
Ho fatto una bella passeggiata nel sole e per un istante accarezzato la possibilità di impiegare il tempo libero facendomi tagliare i capelli ma, temendo di arrivare al convegno col collo coperto di capelli spuntati, ho deciso di soprassedere. 
Ho comprato un panino e un croccante Mordicchio (quelle robe vecchio stile
che fanno tanto gita delle medie) e mi sono fermata a mangiare in un giardino circondata da piccioni, podisti e umanità varia, il tutto in relativa tranquillità. Mi ha ricordato molto i miei pranzi al parco a Londra, saranno state tutte quelle lingue sconosciute che si sentivano lì intorno. 
Il sandwich che avevo comprato (uova e gamberetti) riportava in etichetta Made in Italy, cosa piuttosto comica se si considera che questi prodotti hanno una scadenza di appena qualche giorno e, per arrivare da fuori confine quel panino da due euri avrebbero dovuto portarlo perlomeno in aereo.
Finito il pranzo ho letto per un po' e poi, richiamata all'ordine dal promemoria sul telefono, sono tornata sui miei passi e ho raggiunto la zona fiera.
Fine della gita e inizio del pagamento delle bollette.

Questo è tutto per quanto riguarda l'andata, del ritorno ne parliamo nel prossimo post.