mercoledì 20 giugno 2018

Il diritto al numero 100

Sono in cabina e sto traducendo da una ventina di minuti un tizio che parla di barattoli, argomento sicuramente affascinante ma non abbastanza da rendermi insensibile ad altre necessità più mondane: devo fare pipì. 
Passo la palla alla mia collega e me la filo dalla porta dietro la cabina.
Scendo una rampa di scale e apro la porta del numero 100 (per chiarimenti, vedi l'ultima parte di Post speciale a colori!), contrassegnata dal classico disegnino con uomo, donna e figura in sedia a rotelle; mi trovo di fronte a ben due bagni contraddistinti dal disegno dell'omino, mentre c'è un solo bagno con la figura della donnina
Sono dentro da dieci secondi e già mi girano le balle; fatemi capire, siamo più della metà del mondo e abbiamo la metà dei bagni? 
O forse in questa amena cittadina la maggioranza delle donne ha deciso di emigrare e quindi ci sono rimasti quasi solo uomini?
Vorrei analizzare meglio il problema ma la necessità si fa prepotentemente sentire quindi, senza perdere altro tempo, entro nel bagno delle donne e chiudo la porta scorrevole. 
Ormai a un passo dall'agognata meta, cerco il lucchetto per bloccare la porta ma del suddetto non c'è traccia. Smadonno e mi guardo intorno alla ricerca di un qualche tipo di fermo, qualcosa che blocchi la dannatissima porta. Niente, non c’è niente; non è che il lucchetto sia rotto, come a volte succede, la chiusura non è proprio contemplata!
Ma dove sono capitata, in un hotel di naturisti dove tutti vanno in giro come mamma li ha fatti? 
Che facciano come gli pare, io alla mia privacy in certi casi ci tengo, quindi esco dal bagno delle donne e tento con uno dei due bagni per gli uomini e, guarda caso, lì la chiusura c'è. 
Mi viene un terribile sospetto, vado subito a controllare il secondo bagno degli uomini e anche lì c'è una robusta chiusura, proprio sotto la maniglia. Bastardi. 
Che il cielo li strafulmini.
Aggiungo un po' di alopecia, che non guasta.

Non ho tempo da perdere maledicendo l'intera Direzione dell'albergo, mi chiudo nel bagno degli uomini, faccio quello che devo fare e torno di sopra. 
Solo una volta seduta in cabina realizzerò che del bagno dei disabili, chiaramente indicato dal relativo disegnino sulla porta esterna della toilette, non c'era alcuna traccia. 

Non c'è fine al peggio, Murphy docet.