sabato 16 maggio 2020

Persino la Luna vuole andare al mare


Oggi voglio parlarvi di una canzone che ho ritrovato sul mio pc un po' di tempo fa, mentre approfittavo della quarantena per fare pulizia di file obsoleti.
Si tratta di una cover di Mr Moon di Kate Micucci che registrammo per gioco parecchi anni fa; mi è tornata in mente perché, in queste ultime settimane di quarantena, uno degli argomenti più caldi è il divieto di andare al mare e questa canzone parla proprio della Luna che è stanca di stare in cielo e decide scendere fino al mare per divertirsi un po'.
Ascoltando la canzone, che è molto solare, ho pensato che sarebbe stato bello condividerla in questo momento in cui, ammettiamolo, l'ottimismo non vola.
All'inizio non sembrava una cosa così difficile, dopotutto un canale youtube ce l'ho già, si trattava solo di caricare il file; però caricare un file audio così, senza neanche un'immagine di copertina, è un po' triste quindi mi sono detta facciamo un video! 
Una frase del genere, detta da una che ha un approccio paleolitico alle tecnologie, non può che essere foriera di indicibili sciagure, e così è stato.
Non avendo idea di come creare un video, ho chiesto consiglio al prode Riccardo Lolli, il quale mi ha inizialmente suggerito di leggere cosa dice Aranzulla sull'argomento, essendo che le sue spiegazioni sono spesso a prova di gente come me, salvo poi offrirsi lui di fare il video, in un impeto di compassione per noi meno fortunati. 
Ora, pur apprezzando enormemente l'offerta, ho avuto un moto d'orgoglio e deciso di fare un primo tentativo da sola, con il tacito accordo che se non fossi stata in grado, sarei tornata a capo chino a chiedere assistenza.
Sono quindi andata sul sito di Aranzulla e ho scaricato uno degli editor che lui consigliava, peccato che il tutorial non sia partito, costringendomi ad adottare un approccio trial and error: ravanare tra i comandi andando a naso, non è stato uno dei miei momenti migliori.
Poco a poco le cose sono migliorate e, dopo vari tentativi e qualche madonna, sono riuscita a caricare il file audio. Dovevo però ancora trovare foto di mari e spiagge da aggiungere al video e, non volendo rischiare che un cecchino del copyright mi chiudesse l'account, ho tirato fuori l'hard disk esterno dove sono salvate le foto dei miei viaggi e trovato abbondanza di spiagge e mare. 
A quel punto ho dovuto scoprire come modificare la durata delle foto in modo da coprire tutto il video, cosa banalissima solo se uno sa prima come fare, com'è altrettanto ovvio che, se dopo aver sistemato tutto decidi di rimodificare la durata della prima foto, poi ti tocca riguardare tutte le altre che si sono inevitabilmente spostate rispetto a dove le avevi messe. Tante, tante, madonne.
Alla fine di tutto, dopo aver addirittura aggiunto un effetto che, Aranzulla lévate, ho mandato fierissima il video a Lolli per vantarmi di cotanta prodezza. 
Qualche ora dopo ho controllato la posta elettronica e c'era un messaggio di WeTransfer che diceva che avevo ricevuto da me stessa un link per scaricare il video. Mi ero mandata il video.
Credo proprio sia ora di smettermi.




P.s. Qui sopra trovate il frutto di tanto tribolare.


P.p.s. Rileggendo il post mi è saltato agli occhi il titolo della canzone, soprattutto quel Mr; in italiano la luna può essere solo femmina ma, in una lingua come l'inglese in cui le parole non hanno genere, sei libero di immaginarti la luna al maschile o al femminile.

venerdì 1 maggio 2020

Coronadiario - Nostalgia canaglia

Come ho avuto occasione di dire più di una volta, spesso per l'interprete la vera sfida è arrivarci al lavoro; qui sotto trovate gli appunti presi durante il mio ultimo viaggio  di lavoro, ai bei tempi quando ancora ne avevo uno.

Oggi ho l'unico lavoro non annullato in tutto il mese quindi, nonostante il diluvio e le previsioni di Armageddon per chiunque metta il naso fuori di casa, esco e vado in stazione a prendere il treno. Sul binario siamo pochi e ci sistemiamo strategicamente a debita distanza gli uni dagli altri, avrei dovuto portare il metro di carta dell'ikea, che pesa poco e oggi mi tornerebbe utile.
Stessa cosa in treno, ognuno in un sedile, quella dietro di me ha la mascherina, per non parlare di quelli con la sciarpa avviluppata intorno alla testa come un cobra, novelli Ataru Moroboshi in giro a combinare casini.
Scendo nel girone dell'alta velocità e prima di prendere il treno faccio una capatina alla toilette. Avevo già avuto modo di notare la mestizia di questi bagni, a vederli sembrano rassegnati, come a dirti che meglio di così proprio non si poteva fare. 
A pensarci bene, ha dell'incredibile: hanno scavato le profondità della terra per farsi il privé ferroviario lontano dalla plebe e poi nel bagno se vuoi toglierti il cappotto o appoggiare una borsa c'è solo un gancetto striminzito che sembra stia per svenire, al massimo ci appendi una camicetta. Se poi vai a lavarti le mani, nel distributore trovi ancora il sapone liquido, niente fighissima mousse di sapone. Tutto questo in sé mi scivolerebbe addosso senza scalfirmi, il dramma è quando ti giri per asciugarti le mani e c'è questo robo bianco da cui esce un soffio cosi tenue da farti sospettare che dietro al robo ci sia un paziente asmatico che arrotonda la pensione facendo il soffione umano. Oltretutto l'aria è alla temperatura ambiente e, di questi tempi l'ambiente è freddo assai, quindi ti chiedi se le mani si asciugheranno prima di andare in ipotermia. 
Mentre smadonni contro quei rabighini che hanno comprato un asciugatore che non scalda perché di sicuro costava meno, avverti un impercettibile cambiamento nella temperatura; all'inizio non sei sicura ma poi col tempo la certezza arriva, il robo manda aria meno fredda. 
Quindi l'attrezzo scalda ma solo la terza generazione di avventori, per cui l'unica soluzione è aspettare altre due persone e lavarsi le mani dopo di loro, cosa che in questi tempi di coronavirus si rivela davvero difficile.
Arrivo finalmente alla sede del convegno e insieme a Cristina, la mia collega di oggi, raggiungiamo la sala regia tallonando l'organizzatore, perché ci troviamo in un labirinto così intricato che Dedalo prenderebbe appunti. 
La sala regia non offre tante opzioni quindi per oggi invece della cabina abbiamo un ripostiglio e, dato il ristrettissimo spazio vitale, il mio computer è appoggiato sulla valigiona che usano per trasportare le cuffie per i partecipanti; fin qui la cosa non mi preoccupa, non è la prima volta che traduco da un ripostiglio e ce ne sono stati di peggiori, ne ricordo uno a cui si accedeva solo abbassandosi ad altezza da gara di limbo.
Quello che invece mi dà da pensare è il buco nel soffitto da cui pende un preoccupante groviglio di cavi, sarà meglio andare subito in bagno perché se mi alzo durante il lavoro rischio di finire impiccata o folgorata, a scelta.

Nonostante le premesse, la giornata di lavoro filò liscia, senza impiccagioni o folgorazioni e, pur con un viaggio di ritorno un po' affollato, a distanza di due mesi sono ancora qui, quindi nessuno mi contagiò.
Ho usato di proposito il passato remoto perché, rileggendo adesso gli appunti, mi sembra si riferiscano a un periodo molto lontano, è difficile credere che sono passati solo un paio di mesi.
Mi manca il mio lavoro, mi mancano i colleghi con cui fare due chiacchiere, mi manca persino Trenitaglia con i suoi tradizionali ritardi.
In sostanza mi manca la mia vita di prima, come immagino a tutti noi.
Concludo augurando un buon primo maggio a tutti i lavoratori, spero di poter ritornare presto anch'io nel gruppo.