venerdì 29 luglio 2016

Vacanze fritte al di là della Manica - 2


Faccio un passo indietro rispetto al post precedente per aggiungere un dettaglio che ha la sua importanza.
Quella famigerata prima sera al campus, una volta sbattuti i boccia ognuno nella sua camera, ho varcato finalmente la soglia della mia stanza, decisa a svenire sul letto tutta vestita com'ero.
Sarebbe stato bello riuscirci, però in camera si sentiva una gran puzza di piedi, evidentemente non miei, quindi per prima cosa sono corsa a spalancare la finestra, solo per scoprire che si apriva al massimo di tre dita perché, essendo al pianoterra, per motivi di sicurezza avevano messo all'esterno una barra di ferro che permetteva di aprire solo uno spiraglio.
Come diavolo faranno a sopravvivere quei poveri studenti che qui ci devono passare anni?
Come i migliori cani da caccia ho iniziato ad annusare metodicamente tutto,  cercando la fonte del podoaroma e alla fine mi è toccato concludere che veniva dalla moquette, quindi il problema era irrisolvibile; sopra alla prima finestra sbarrata c'era una seconda finestrella lunga e stretta col vetro che si apriva in fuori, la poveretta ci provava a fare entrare un po'd'aria ma era chiaramente una goccia nel mare.

A questo punto, a parte il piedoso benvenuto che mi aspettava ogniqualvolta varcavo la soglia, mi preoccupava la possibilità che prima o poi il citato olezzo si trasferisse dalla moquette alla mia persona, cosa che si sarebbe riflettuta negativamente sulle mie relazioni sociali al campus.
Come reagisce il corpo umano quando viene messo in marinata per ore (5-6 per notte) nella puzza di piedi? 
Confesso che all'inizio questo pensiero mi turbava ma, grazie a vigorose e frequenti insaponate in doccia, siamo riusciti a tenere a bada il nemico.
Quindi, faremo inevitabilmente la nostra figura di italiani casinisti e ritardatari ma, puzzoni, quello almeno no.

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