mercoledì 7 agosto 2019

I Boccia, lo stalking e l'aria condizionata

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Questo è il primo post del mio diario di viaggio negli USA. Enjoy

Arrivo a Roma incolume nonostante l'autista BlaBlaCar che risponde al telefono con le mani, le stesse mani che dovrebbe usare per guidare, specialmente sull'E45 a corsia singola.
Iniziamo col botto già alla partenza da Fiumicino: arrivati al gate, uno dei boccia si accorge di aver lasciato la borsa con il biglietto ai controlli di sicurezza. Nella borsa c'è il biglietto per New York.
La Coppa Fenomeno va però a un altro boccia, fermato ai controlli di sicurezza perché nell'astuccio oltre a penne, matite e gomma aveva pure un cacciavite, sai mai si debba riavvitare la portiera dell'aereo in volo.
Una volta arrivati sull'aereo, si entra in un universo parallelo in cui per otto ore sei circondata da gente che nella vita normale tireresti sotto con la macchina e oltretutto ti portano il pranzo alle 15.30. Almeno però i cannelloni sono commestibili (poco Masterchef, molto supermercato) e con parmigiano e cracker (da noi noti anche come i creck) non puoi sbagliare.
Tra una dormita e un film degli Xmen il tempo passa, l'unica seccatura è la confusione: l'aereo sembra la piazza del paese il sabato pomeriggio, c'è un costante viavai di boccia che parlano a volumi insostenibili. Mi scopro a desiderare una turbolenza che faccia accendere il segnale ALLACCIARE LE CINTURE e li costringa a sgombrare i corridoi.
Però in fondo li posso capire, sono a chilometri di distanza dall'autorità (leggi i genitori), sono in vacanza e circondati da un centinaio di coetanei, c'è un tale turbinio di ormoni che, volendo, potrei cambiare sesso.

Una volta al campus, i primi giorni sono di assestamento: qualcuno si chiude fuori, qualcuno si dimentica di chiamare casa e dopo due giorni ricevo messaggi delle madri in ansia, ci sono i soliti quattro ritardatari cronici, insomma, tutto nella norma. 
Il giorno della prima gita a Nuova York la temperatura si aggira intorno ai 7000 gradi e registro la prima sorpresa della vacanza: sì perché, dopo un po' che fai questi viaggi, pensi di sapere come vanno le cose e invece i boccia riescono sempre a spiazzarti, a ribaltarti i cliché che non sapevi di aver fatto tuoi. 
Tu ti sei fatta l'immagine dell'adolescente bradipo, che si veste come capita o al massimo come va di moda e invece, nel mezzo di un caldo umido da giungla asiatica, uno dei boccia tira fuori un ventaglio e inizia a sventagliarsi vigorosamente, mentre noi boccheggiamo attaccati alla bottiglia di minerale. A breve la gente farà a gara per farsi prestare il ventaglio che di lì a poco andrà inevitabilmente rotto.

Secondo giorno di gita: siamo allo Strawberry Field Memorial e una delle ragazze chiede:"quindi John Lennon è quello che ha fatto quella canzone lì?" riferendosi al musicista che suonava Imagine lì vicino; poco dopo ha aggiunto che l'unica Imagine a lei nota era la canzone di Ariana Grande. 
Potete prendervi un momento, se il colpo è stato troppo forte.

Nel gruppo abbiamo anche alcuni fotografi che mi fanno dannare durante i tour perché restano indietro per fare la foto definitiva, quella che cambierà la storia della fotografia. 
Questa cosa degli smartfon che fanno foto non è sempre positiva, i boccia fanno 6000 foto al giorno e quando si fissano su un tema è finita. In questo caso, alcune boccia hanno iniziato a paparazzarmi, facendomi foto a tradimento in qualsiasi momento. Nella maggior parte non sembro neanche normale. 
L'unica soluzione è rifiutarsi di guardarle, anche perché a volte lo choc è in agguato: tu sei tutta fiera dello sciarpone di cotone grosso che hai portato dall'Italia per difenderti dalla maledetta aria condizionata yankee, pensi che in fondo non ti stia neanche male, poi vedi sta foto in cui sembri una profuga che si copre con quel poco che ha. La verità a volte, anche no. 
Foto di Wendelin Jacober da Pixabay
Concludo questa prima parte con un momento di raccoglimento e gratitudine per il campus manager, Joel, a cui abbiamo rotto parecchio le balle durante il soggiorno; lo chiamavo così spesso che si poteva considerare stalking. 
Le mie telefonate cominciavano sempre con :"Joel, I'm sorry but..." a cui seguiva il marone combinato dai boccia in quella specifica occasione. 
Si andava dagli invorniti che puntualmente si chiudono fuori dalla camera (e quindi serve qualcuno della security del campus che venga ad aprire la porta), a quella che decide di fare i popcorn nel microonde e:
- legge male le istruzioni,
- li carbonizza,
- il microonde manda fumo,
- scatta l'allarme antincendio.

La sottoscritta, che se ne stava in camera a riposare, esce, vede il fumo, smadonna, fa aprire tutte le finestre (quel poco che si aprono), cazzia chi di dovere e chiama ANCORA il povero Joel. Il tutto sempre dopo le dieci di sera, altrimenti che gusto c'è?

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