mercoledì 11 settembre 2013

Prima di andare a Napoli è meglio riempire il bicchiere

Essendo arrivato settembre, mi tocca ricominciare a lavorare, è triste ma inevitabile. 
Mercoledì mattina alle 12.07 dovevo partire per Napoli per andare a fare uno dei miei soliti lavori da interprete e il martedì pomeriggio, non avendo ancora ricevuto indicazioni precise dal cliente (quelle cose assolutamente superflue come quando e dove incontrarsi), l'agitazione aveva raggiunto e superato il livello di guardia.
Rico era partito il martedì mattina per andare a suonare a una delle mille feste che seguono le presentazioni dei film al festival del cinema di Venezia e sarebbe rimasto fuori a dormire, quindi quel pomeriggio a casa c'eravamo solo io e le mie paranoie (e se ritarda il treno e perdo la coincidenza? E se alla fine si scopre che l'appuntamento è fuori Napoli? Come ci arrivo? E se cade un meteorite sulla mia camera d'albergo?)

Verso le 22, mentre facevo la valigia in pieno picco d'ansia, mi ha inaspettatamente telefonato Rico per dirmi che, avendo finito prima del previsto, avevano deciso di tornare subito a casa (suppongo che la telefonata mirasse a evitare che nel cuore della notte lo scambiassi per un ladro e lo prendessi a padellate).

Versione n°1: BMV*
La mattina dopo sono uscita di casa con il mio trolley e la borsa, ho caricato tutto nel bagagliaio e acceso la macchina. Non è partita. Momento di panico. Mentre iperventilavo, ho notato l'orologio di fianco al volante, era spento. Azz! La batteria era morta. Ma come?!! Non è mica vecchia! Mistero risolto con un'occhiata al cruscotto: avevo lasciato le luci di posizione accese tutto il giorno prima, sono un vero genio.
Mi sono fatta dare un passaggio da Enrico e, una volta arrivata in stazione a Cesena mi sono seduta in attesa del treno; solo una volta passato l'orario di partenza è apparso sul tabellone un ritardo di dieci minuti, a quel punto la coincidenza era a rischio e, ovviamente, potevo scordarmi di riuscire a prendere un panino per il pranzo una volta arrivata in stazione a Bologna.
In un ultimo, disperato tentativo, ho cercato di comprare un sandwich in quelle macchinette tristissime sul binario ma non avevo spicci per cui sono andata in tabaccheria a comprare delle caramelle per farmi cambiare i soldi; ovviamente,
proprio prima di me c'era un ragazzo a cui servivano delle fotocopie e sospetto che la signora della tabaccheria avesse la macchina rotta e gliele abbia ricopiate a mano, almeno spiegherebbe l'eternità che ci ha messo a far tre fotocopie. Quando finalmente sono arrivata davanti al distributore e stavo per infilare la moneta nella fessura , proprio in quel momento è comparso il treno, che già che c'era poteva tardare un altro minuto e lui invece no, che bello.
Dopo un'ora in treno, passata elaborando millemila piani di emergenza per far fronte all'eventualità della perdita della coincidenza, arriviamo finalmente a Bologna, sempre con il nostro ritardo di dieci minuti (la coerenza innanzitutto).
Balzo fuori dal treno (si fa per dire, avevo trolley e borsa strapiena) e mi dirigo speditamente verso la nuova area della stazione per i treni ad alta velocità, una roba tutta acciaio e cemento, tipo Blade Runner ma più deprimente, che immagino abbiano costruito per facilitare le cose ai treni, o almeno lo spero, perché al passeggero questa simpatica novità rompe parecchio gli zebedei, costringendolo a una maratona tra scale mobili, corridoi e altre scale mobili.
Arrivo finalmente giù e raggiungo il binario solo per veder comparire sul tabellone il simpatico numeretto 40 nella colonna dei ritardi. Mo che ti venisse!

Versione n°2: BMP**
La mattina dopo sono uscita di casa con armi e bagagli e ho scoperto che la batteria era deceduta causa invornimento della proprietaria (avevo lasciato accese le luci di
posizione); fortunatamente la sera prima Enrico, invece di rimanere a dormire fuori, era tornato a casa e quindi mi ha potuto dare un passaggio in stazione dove mi sono seduta in sala d'attesa a leggere, dato che il treno era in ritardo.
Ero comprensibilmente preoccupata, dovendo prendere la coincidenza per Napoli a Bologna, il ritardo poteva mandare tutto a monte e, anche nel migliore dei casi, non mi avrebbe dato tempo di comprare qualcosa da mangiare. Ho considerato la possibilità di prendere qualcosa da mangiare dal distributore automatico sul primo binario ma proprio mentre mi accingevo a farlo è arrivato il treno.
Durante il viaggio ho riflettuto su cosa avrei fatto in caso di perdita della coincidenza e mi sono venute in mente varie opzioni possibili, in fondo era presto, avrei dovuto semplicemente cambiare il biglietto con quello di un treno successivo, niente di impossibile.
Una volta in stazione a Bologna sono scesa nell'area sotterranea riservata ai treni ad alta velocità; le varie scale mobili si sono rivelate una benedizione per chi come me aveva bagagli. Scendendo sembra di entrare in
un mondo parallelo, è tutto molto silenzioso, con poche persone, davvero rilassante.
Ero appena arrivata sul binario quando hanno annunciato che il treno sarebbe partito 40 minuti dopo; riflettendoci, è stata una vera fortuna non essere riuscita a comprare il panino dal distributore a Cesena, con 40 minuti a disposizione sarei riuscita a mangiare qualcosa seduta e in tranquillità.

Bene, io quello che dovevo fare l'ho fatto, adesso tocca a voi.
Scegliete pure la versione che preferite ma se volete un consiglio, si vive meglio con la seconda.


* Bicchiere Mezzo Vuoto
** Bicchiere Mezzo Pieno

2 commenti:

  1. Potrei narrare esperienze e avventure accumulate in 10 anni di sodalizio con Trenitalia... mi limiterò a cercare di portare conforto, aggiungendone una simile ed emblematica ;)
    Va detto anzitutto che treni come l'Intercity Bari-Bologna (non so se è lo stesso che hai preso te) non è che viaggino IN ritardo, sono IL ritardo. Quindi capita di recarsi ad Ancona con 20 minuti d'anticipo (sempre per il discorso "mangio qualcosa, compro le parole crociate, faccio una telefonata ecc ecc...") e doverne aspettare 20+40 per il ritardo cumulato a Pescara Centrale (saranno scesi gli ufo in 40min?!?).
    Di conseguenza ci si trova a provare, come dici te, in quello che dovrebbe essere un tranquillo viaggio Ancona-Bologna, un’ansia simile alla stessa percepita da Capitan Uncino nel momento in cui sente il ticchettio dell’orologio… Come la prendo la coincidenza che è esattamente tra un’ora? Con cosa pago la differenza del biglietto? Arriverò per un orario consono a un donna sola che scende a piedi alla stazione, caricata più di una bestia da soma?
    Ci si ammazza correndo (o ci si corre ammazzandosi, come preferite) verso il binario della coincidenza, non badando a quanta gente si potrebbe travolgere e uccidere a causa di bagagli non convenzionali (una tenda, un sacco a pelo, un materassino, un cuscino, uno zaino, una borsa e un ukulele, gran parte dei quali legati a malloppone col filo per stendere i panni XD) e che si arrivi davanti al treno, senza però più forze per salire i tanto sospirati 3 scalini e mettere la parola FINE all’ansia! Fortunatamente accorrono 2 baldi veneti, che issandomi su di peso con tutti gli accessori mi evitano la morte per asfissia… con biglietto fino a Padova rigorosamente non timbrato, con la connivenza del controllore e con la possibilità di riscattarlo per il successivo viaggio di ritorno!!!
    E’ il caso di vederelo pieno il bicchiere, tutto sommato, stavolta ;)

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  2. Io ero sul Frecciarossa ma il problema mi pare sempre quello, in ogni viaggio con Trenitalia, la priorità è sempre e solo portare a casa la pelle! :)

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