martedì 25 marzo 2014

Più plebe, meno ipertensione

Guardando gli ultimi post che ho scritto mi accorgo che da un po' di tempo non parlo di lavoro e non vorrei dare l'impressione che da queste parti si sta tutto il giorno a ballar la liulera, quindi oggi vi parlerò dell'ultimo convegno in cui ho lavorato e delle rughe in più che temo mi abbia lasciato.
Il venerdì mattina si parte in direzione Roma; alla guida del suo potente bolide c'è Mercedes*, mentre io sono finita nel posto del navigatore (errore madornale) e dietro ci sono Elena e Lorenza.
Per un po' tutto scorre tranquillo, facciamo le nostre chiacchiere mentre la macchina scivola lungo l'E45, oggi meno trafficata del solito: gli unici momenti difficili arrivano quando Mercedes si volta verso di me e mi fa domande sulla nostra posizione, tipo "Quindi girando di qua andiamo verso l'Aquila?" inconsapevole del fatto che per quanto ne so io potremmo essere diretti a Timbuctù.
Seguendo il navigatore arriviamo a destinazione in perfetto orario, peccato che dell'albergo che cerchiamo
non ci sia traccia; accostiamo un benzinaio e alle nostre domande l'uomo risponde con fare rassegnato che l'indirizzo riportato sul sito web è sbagliato, che l'albergo si trova a 9 km da lì e che la storia ormai va avanti da anni. Ci tengo a precisare che l'hotel in questione è un 4 stelle, il che forse non ci autorizza a pretendere la vasca idromassaggio in camera ma almeno l'indirizzo giusto sul sito...
Sul fronte lavorativo nessuna sorpresa, il convegno parte come mi aspettavo: i primi due relatori non ci hanno mandato materiale per prepararci, sappiamo solo il titolo dell'intervento, in compenso arrivano con presentazioni power point da oltre 100 pagine, nel nostro metro cubo di cabina di traduzione volano le maledizioni, si prevede una massiccia caduta di capelli entro 48 ore. Comunque, grazie al cielo, il pomeriggio finisce e ce ne possiamo tornare in camera a fare una doccia per poi collassare sul letto prima di cena; io invece di collassare sul letto mi ci infilo proprio dentro e, così facendo, mi accorgo che il mio lenzuolo è pieno di buchi, non uno ma quattro o cinque, è impossibile che la cameriera non se ne sia accorta!
A cena consulto le colleghe e i tecnici ma pare che la fortuna sia solo mia, i loro lenzuoli sono normali. Che sia un nuovo prodotto che stanno testando? Sarà certamente una soluzione innovativa per migliorare la traspirazione, il lenzuolo Geox, il lenzuolo che respira.
A cena l'animale morto la fa da padrone nel menu quindi Elena, che è vegetariana, chiede al cameriere un'insalata che però non si materializza; solo quando vengono a portarci i piatti per il dolce una cameriera nota che Elena non ha mangiato il secondo ma lei a quel punto risponde di non preoccuparsi, che mangerà direttamente il dessert. Risposta della cameriera "No, è meglio se mangi l'insalata, il dolce è un diplomatico, non è un gran che".
Quando finalmente arriva (noi stiamo già finendo il dolce), l'insalata  viene accompagnata dai condimenti di ordinanza, però al posto della saliera (forse troppo plebea), c'è una scicchissima ciotola bianca piena di sale con cucchiaino. Io quelli che hanno queste idee luminose e scicchissime li inviterei a farmi vedere come si fa a salare un'insalata con il cucchiaio senza buttarne giù una montagna, sarei curiosa. Il mio consiglio? Più plebe, meno ipertensione. E magari anche meno buchi nei lenzuoli.
Tornando al convegno, uno dei pochi interventi in italiano lo fa un relatore che non è italiano ma, a detta sua, parla sei lingue e, oltre a fare il suo lavoro, tenere discorsi ai convegni ecc, a volte fa anche l'interprete. Manca solo che ci confessi di essere Batman.
Peccato che in un solo suo discorso facciano capolino parecchie di quelle sei lingue perché quando il gentiluomo in questione non ricorda una parola in italiano (e succede spesso) la sostituisce con il termine equivalente in spagnolo, francese o tedesco, tanto noi in cabina parliamo tutte le lingue dell'universo in un secondo, no?
Concludo con una chicca: verso la fine del secondo giorno uno dei relatori è entrato in sala convegni col cappellone texano e l'ha tenuto per tutto il suo discorso, sembrava di tradurre Tex Willer.

*Per chi non lo sapesse, è alla macchina che è stato dato il nome di una donna, non viceversa.

2 commenti:

  1. Da coprotagonista dell'avventura in questione, confermo tutto (tranne i buchi nel lenzuolo, ma forse quando mi infilavo nel letto chiudevo gli occhi troppo in fretta per accorgermene) e ringrazio l'autrice per avere steso un velo pietoso sulla "ridente cittadina termale" in cui si teneva il convegno e sulla passeggiata tardopomeridiana del sabato (e dire che l'impiegato dell'hotel aveva tentato in tutti i modi di dissuaderci). Da runner incallita, però, io mi sono fatta 10 km di corsa esplorativa precolazione, e posso dire di avere visto cose che voi umani... :-)

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  2. in effetti ci avevo pensato ma se avessi scritto veramente tutto (le pause caffè senza il caffè, l'aperitivo senza cibo o drink, la torta da matrimonio a cena, ecc), il post sarebbe venuto lungo come la Bibbia.
    P.S. Tu sola potevi avere il coraggio di avventurarti fuori in quel paesaggio post-apocalittico. W la ridente cittadina termale :)

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