Sfortunatamente con l'approssimarsi del D-Day l'evento stesso è parso a rischio, vittima della furia degli elementi che secondo le previsioni meteo si sarebbero abbattuti su quel fine settimana, affogando in ettolitri di pioggia qualsiasi buona intenzione podistica. E in effetti la sera prima della gara Madre Natura aveva dato ragione al colonnello Bernacca, sfoderando il meglio del proprio repertorio: tuoni, fulmini e piogge torrenziali.
Immaginate la mia sorpresa quando il mattino dopo, nonostante avesse rinfrescato, i miei occhi si sono aperti su un cielo limpido e un sole splendente; di fronte a tanto ben di dio ho pensato Carpe Diem! e sono andata a fare una corsetta, sai mai che le previsioni ci azzeccassero per la serata, mandando a monte la Notturna...
Sfortunatamente non avevo considerato che, anche se preceduto da una notte di diluvio, il sole di giugno si riprende in fretta e già dopo un quarto d'ora sudavo abbondantemente e la testa sembrava andarmi a fuoco. Sono riuscita a resistere per trenta interminabili minuti, dopodiché a malincuore ho gettato la spugna (in realtà ormai la spugna ero io).
Neanche a dirlo, non è caduta neanche una goccia di pioggia in tutto il giorno.
All'ora X siamo partiti per la nostra camminata con una formazione composta dalla sottoscritta, Rico, la Clodia e Tommasoni; abbiamo affrontato il percorso in modo molto rilassato, eccetto in quei cinque minuti in cui siamo stati travolti dalle centinaia di corridori della competitiva che ci hanno superato, sfrecciando intorno a noi come mustang e costringendoci a trovare rifugio dietro una colonna per non venire travolti dalla mandria impazzita.

Vedendo che la nostra squadra, distratta dalle chiacchiere, aveva visibilmente rallentato l'andatura, ho fatto loro presente che per me potevano anche fermarsi a fare le capriole sul prato ma noi la camminata non potevamo finirla dietro la Bella Figheira con la borsetta. Una degli standard minimi li deve avere.
Mi tocca ammettere che la tipa in questione prendeva molto sul serio il suo personaggio: il braccio è sempre rimasto ad angolo retto, abbassandosi solo per brevi istanti, uno dei quali purtroppo proprio mentre io cercavo di scattare una foto per documentare la situazione. Mannaggia.
Verso la fine del percorso, mentre affrontavamo l'ultima ripidissima salita invocando a intervalli regolari uno ski-lift o uno spritz, siamo stati superati dai cyborg della competitiva i quali, oltre ad aver per-corso una distanza doppia rispetto alla nostra, correvano su per la salita senza fare una piega. E pensare che da fermi sembravano terrestri come noi.

Forte dell'esperienza acquisita mi sento di pronosticare che l'anno prossimo invece di correre allestiremo un chioschetto lungo il percorso e ci arricchiremo servendo Spritz ai partecipanti assetati.
Nessun commento:
Posta un commento